giovedì 15 dicembre 2011

Casualità.



Massì, i soliti lucasofrini del Post mi hanno convinto: se un tizio di un centro sociale lancia un pomodoro a Oscar Giannino, allora la sinistra italiana ha un problema con la violenza. Se invece un iscritto di Casa Pound fa una semi-strage, si tratta di un caso isolato.

Caro Stefano Nazzi (nomen omen), mi hai convinto.


-E’ un caso che Francesco Polacchi, capoccia di Blocco Studentesco (Casa Pound) abbia accoltellato un tizio, anni fa
-E’ un caso che lo stesso Polacchi abbia partecipato con Palladino agli scontri di Piazza Navona con spranghe tricolori, tranquillamente ignorato e scortato dalla polizia (che lo conosce e lo chiama per nome qui al minuto 7)
-E’ un caso che numerosi affiliati di CasaPound siano stati avvistati nell’atto di esercitare la violenza, più e più volte (Cinghiamattanza, come predicano nelle loro canzoni travestiti da Zetazeroalfa). Casuali anche i ritrovamenti di coltelli a serramanico, catene e cinte metalliche e svastiche nei sopralluoghi delle loro case.
-E’ un caso che membri di Casa Pound siano palesemente visibili mentre prendono A CINGHIATE degli studenti minorenni  per poi minacciare con aria mafiosa e squadrista la Rai e Chi L’Ha Visto? (rea di averli sgamati).
-E’ un caso che Alberto “Zippo” Palladino insieme ad altri 15 (di Casa Pound anche loro, presumo) abbia mandato all’ospedale quattro ragazzi (che peraltro stavano attacchinando manifesti sull’antimafia).
-E’ anche un caso che l’attuale stragista omicida-suicida scrivesse regolarmente nell’Ideodromo di CPI, e che abbiano dato chiare indicazioni di non parlarne e negare tutto.
-Ed è un caso, infine, che Alemanno abbia comprato lo stabile occupato abusivamente da Casa Pound per poi regalarglielo aggratis.
Sono tutti dei casi, capisco.
Casi Pound.

domenica 11 dicembre 2011

"Atteggiamenti complottardi e golpistici."



"Il PD ha un leader, regolarmente eletto alle primarie: gli unici intitolati a confrontarlo formalmente sono i suoi avversari di quelle primarie, votati da molte persone. Altre legittimazioni non ne vedo.Siamo in grado di guardare ancora il PD come un partito normale e chiederci quale legittimazione abbia questa sfinente e imbarazzante contesa tra il suo segretario democraticamente eletto e un suo militante, per quanto stimato? Mi impressiona il dirottamento del Partito Democratico e del suo funzionamento. Giovane com’è, il PD ha ancora per fortuna poche cariche e poche istituzioni. La più concreta è quella del suo leader, eletto a grande maggioranza nelle primarie dell’anno scorso. Quindi solidamente legittimata – la carica – e inattaccabile fino a nuove primarie.Nel frattempo XXXXXX, che non ha ritenuto di sollevare un’obiezione o un dubbio quando ha partecipato alla recente riunione della Direzione Nazionale – il contesto adatto, no? – chiede chiarimenti in diretta al Tg1.Che il PD sia alla deriva e in cerca di una spina dorsale è chiaro a tutti, ma questo non giustifica la condiscendenza generale nei confronti di atteggiamenti complottardi e golpistici. Se XXXXXX voleva guidare il partito, poteva candidarsi alle primarie: in molti allora chiedemmo che opposizioni vere a YYYYYY si manifestassero."

(Luca Sofri, tra novembre e dicembre 2008, quando non aveva ancora cambiato idea).

All'epoca, ovviamente, YYYYYY era Walter Veltroni e XXXXXX era Massimo D'Alema (ma poteva riferirsi anche ad Arturo Parisi, che all'epoca aveva semi-chiesto le dimissioni dell'allora segretario Vartere *è evidentemente un suo hobby*).
Ora potreste tranquillamente mettere "Pierluigi Bersani" al posto di YYYYYY e il ragionamento di Sofri filerebbe ancora, per lui, nevvero? E invece no. Confidiamo che in futuro ci spieghi perchè.

venerdì 11 novembre 2011

Dopo la caduta di Silvio, il veltronismo "dalemiano" di ritorno



Yippee ki-yay, figlio di puttana.

Non credevo avrei mai visto questo giorno.
Non riesco a parlarne, non riesco a gioirne. Devo aspettare Sabato o Domenica, probabilmente: per allora riuscirò a capacitarmene.

Non so, forse sono un disfattista, forse "non ci sto dentro" e non riesco ad apprezzare come si deve il divo Monti, il nuovo eroe del popolo di twitter.
O forse sono stufo del fatto che anche in questa occasione, i Lib-Dem del PD debbano seminare il caos.

Su questo blog ne ho parlato fino allo sfinimento: gente che si riempie la bocca di "primarie" e "democrazia" per poi lamentarsi quando "il popolo" non sceglie loro.
Il veltronismo-senza-Veltroni nel tempo si è evoluto, ha cambiato più volte nomi, bandiere e campioni da mandare alla pugna. I suoi rappresentanti, però, sono sempre gli stessi. E vengono sempre, regolarmente, sconfitti.

La nuova, imprevista situazione politica ha cambiato però le carte in tavola, distogliendoli per qualche minuto dal loro ultimo passatempo: lodare Matteo Renzi e chiedere le dimissioni di Stefano Fassina a giorni alterni.

Sarò brutale: stavolta hanno vinto loro. E, paradossalmente, utilizzando la stessa strategia "antidemocratica" per la quale tanto criticano Massimo D'Alema.

-Il congresso li ha visti sconfitti, ma vabbè, sarà colpa dei sindacati comunisti e dei voti dei mafiosi e camorristi del sud.
-Le primarie hanno incoronato Bersani, ma si sa, le primarie vanno bene solo quando l'attuale dirigenza del PD le perde: sarà stata colpa delle orde di cinesi napoletani, chissà.
-Le amministrative hanno reso il PD bersaniano primo partito, premiando peraltro candidati radicalmente "di sinistra" come Pisapia, Zedda e De Magistris: molto lontani, insomma, dai vari "sì a Marchionne" e dalle politiche liBBBeral di Ichino.
-La vittoria dei 4 Sì al Referendum è stata un'ulteriore batosta alla linea "liberista e privatizzatrice" di Renzi e Chiamparino.

Ed è qui che si vede l'ipocrisia di questa gente: il "popolo delle primarie", la "società civilissima" (come la chiamano loro), l'elettorato, la democrazia...vanno bene solo quando possono agitarle contro Bersani.
Se invece "laggggente" decide democraticamente e inequivocabilmente una linea politica del tutto OPPOSTA alla loro, ecco che scelgono di IGNORARLA.

Vendola stesso funziona solo quando possono agitarlo come spauracchio contro Bersani: lo si elogia, si fa notare come, alle primarie, molti del PD voterebbero Nichi al posto di Pigi (facendo intuire che loro stessi opterebbero per questa scelta)...e poi?
E poi criticano Stefano Fassina perchè le sue ricette economiche su lavoro e welfare sono "troppo di sinistra", "troppo Vendoliane", quando non "neobertinottiane". Sono gli stessi che, in questo momento delicato, sfottono a spron battuto Vendola e la "foto di Vasto".

Insomma, si tratta di gente che da un lato vuole i voti di Vendola, dall'altra vuole attuare politiche del tutto opposte a quelle di Vendola. Più che opposte: in conflitto totale. Ce la vedo solo io, l'ipocrisia?

Ora, ad ogni modo, la situazione è per loro propizia.
Non sono riusciti a ottenere il favore dell'elettorato. Però possono dribblare il loro volere, in barba alla democrazia di cui si ritengono paladini.

Come? E' presto detto. Il PD, purtroppo, si è messo in un cul de sac dal quale sarà difficile uscire: la disponibilità a "fare un passo in avanti", ad "assumersi le proprie responsabilità" ha messo il partito di Bersani in un vicolo cieco.
Di Pietro ha già detto di no al governo tecnico e alle ricette del liberista Monti (definite "macelleria sociale"), Vendola non è entusiasta. Il PD non può permettersi, in questa occasione, di andare all'opposizione con l'IdV (e la Lega!!!): si giocherebbe la sua credibilità, dopo mesi e mesi passati a parlare di responsabilità.
Ma se diventa maggioranza, sarà probabilmente costretto a dire addio all'alleanza con SeL e IdV.
Con che faccia si presenterebbe agli ex alleati e agli elettori ri-mettendo in piedi quell'alleanza, dopo che per mesi (o un anno) ha attuato politiche sgradite a Vendola e Di Pietro? Quanto potrebbe essere credibile, quest'alleanza?

Allo stesso tempo, sempre per senso di responsabilità, il PD sarà costretto a votare provvedimenti impopolari e totalmente diversi da quelle espresse dal partito nel suo programma economico. Certo, il momento è grave, c'è da salvare il paese e lo spread non perdona. Ma proprio per questo, il PD come può mantenere fermi i suoi punti? Come può tenere la "barra dritta" su questi temi? Aggiungiamo che è probabile la nomina di Pietro Ichino a ministro del Welfare, e la sconfitta è totale.

Insomma, Bersani in un sol colpo è costretto a rinnegare tutti i temi su cui ha basato la sua mozione congressuale: addio alle alleanze, addio a una politica economica di sinistra vicina al socialismo europeo (ossia: Fassina sì, Ichino no).
Che si dimetta o meno, è una sconfitta.
E quindi? Se non ci sono le alleanze, c'è la vocazione maggioritaria. Se non c'è il socialismo, c'è il liberismo.
Vocazione maggioritaria e blairismo liberista stile Ichino.
Veltronismo di ritorno, insomma. Walter Veltroni è tornato, con un altro nome.

Ed ecco la grande vittoria degli ex-veltroniani, dei marchionniani, sofriani, renziani, degli ichiniani, dei reaganiani, dei thatcheriani, dei blairiani, dei libdem, chiamiamoli come vogliamo. Hanno vinto, ironia della sorte, diventando l'uomo che dicevano di odiare: SONO DIVENTATI D'ALEMA.


Sotterfugi, manovrine di palazzo, realpolitik, giochi di potere nell'ombra, sfiducia e diffidenza nei confronti dell'elettorato, mancata consultazione col popolo nel prendere le decisioni, dribbling della democrazia...sono queste le accuse che hanno sempre fatto a D'Alema. Vere o false che sia non sta a me dirlo. Ma è quantomeno curioso che abbiano fatto tutte, ma proprio tutte, le cose che dicevano di disprezzare: l'attacco alla segreteria nonostante fosse legittimata dalle primarie, le correntine, le fondazioni, le interviste ai giornali, le iniziative di opposizione, e ora infine un vecchio trucchetto politico che fa tornare tutto come prima ignorando il volere del popolo delle primarie, delle amministrative e dei referendum (dato che almeno il risultato di uno dei quattro quesiti sarà probabilmente stracciato: bentornate, privatizzazioni).


L'ironia della sorte: il "cattivo" viene sconfitto definitivamente, ma anche nella sua caduta riesce a portare con sè il "buono". La sua più grande vittoria è il sapere di aver reso il suo nemico tale e quale a lui.
E' un vecchio tormentone dei fumetti, lo scontro finale tra l'eroe e il criminale. Il momento classico è quando il cattivo sfida l'eroe: "Avanti, fallo! Uccidimi!". E in quel caso l'eroe, in genere, si ferma: se andasse avanti diventerebbe un assassino, come il suo nemico. E lui avrebbe vinto davvero.



E sta succedendo proprio questo: Berlusconi è stato sconfitto, ma ha portato la situazione italiana a un simile punto di non ritorno che Bersani non potrà (mai?) attuare le politiche sociali che vorrebbe. Dovrà, piuttosto, ingoiare il rospo e attuare politiche liberiste, se non proprio di destra. Dovrà accettare che si annienti l'Articolo 18, che si allunghi l'età pensionabile, e così via.

Allo stesso tempo i simil-Veltroni sono riusciti a battere i simil-D'Alema con le loro stesse armi, ma così facendo sono diventati come colui che detestavano, in nessun modo migliori di loro.

Che devo dire? Voglio elencarvi tutti.
Walter Veltroni, Matteo Renzi, Sergio Chiamparino, Sergio Marchionne, Pietro Ichino, Luca Sofri, Francesco Costa, Marco Campione, Christian Rocca, Stefano Menichini, Pippo Civati, Marta Meo, Ivan Scalfarotto, Cristiana Alicata, Enrico Letta, Arturo Parisi.

Avete vinto, contenti? Il futuro è vostro.
Buon pro vi faccia.
Anzi no, strozzatevici.

giovedì 8 settembre 2011

Luca, soffri



Come scrivevo nel post precedente, Il Renzi Il Post aveva deciso di non dedicare neanche un misero trafiletto al divorzio Renzi-Civati.

Ha invece deciso di "scendere in campo" Luca Sofri in persona, stavolta, commentando il fatto sul suo blog personale.

Gli ultimi avvenimenti, oltre ad aver scombinato i piani del Sofri, l'hanno evidentemente scosso.
Luca perde infatti il suo tipico aplòmb, arrivando a dare praticamente degli "stupidi" (anzi, "stolidi") ai bersaniani.
Per un uomo che aveva fatto del rispetto e dell'educazione il suo marchio di fabbrica, perdere le staffe così è decisamente un evento. [Sofri ha poi corretto il post: ora è "solidi", non "stolidi". Adesso però mi sento stolido io, sigh.]

Ma andiamo con ordine.

Sofri Junior, in versione "Litfiba tornate insieme", dice sostanzialmente che non gliene frega niente delle motivazioni per cui i due "si sono lasciati". Questo perchè "la casa brucia" e non ci sono motivi validi per "buttare un idrante" - buffo, Renzi mi è sempre sembrato più piromane che pompiere...
Sofrino è anche convinto che "se si votasse tra un mese Renzi prenderebbe più voti di qualunque candidato, di destra o di sinistra". Su quali basi ne sia convinto non si sa: devono averglielo giurato gli stessi imprenditori brianzoli ex-forzisti dei quali si fida tanto la Alicata.

Senonaltro, il direttore de IlPost si dimostra (inizialmente) critico verso le convergenze tra Renzi e Montezemolo. A meno che -dice- Montezemolo non "si limiti" a sostenere Renzi economicamente nella campagna elettorale -dove gli aiuti, dice, son sempre ben accetti-.

Ma certo, facciamoci finanziare da Montezemolo, da Profumo, magari pure da Satana.
Un politico che si fa pagare la campagna elettorale da un potente imprenditore rappresentante di un'ancor più potente lobby. Fantastico. Di certo la suddetta lobby non gli chiederà nulla in cambio. Di sicuro il politico in questione non cederà ad alcun ricatto della lobby, eviterà di avvantaggiarla ed anzi, se necessario, scalfirà anche qualche sua rendita di posizione. Come no. E poi parliamo di conflitti di interessi altrui.

Ma torniamo al post di Sofri...

Tra i meriti (attuali o potenziali futuri) di Civati, per Sofri, c'è invece il suo rappresentare "la voglia di cambiamento", che alle amministrative di maggio ha prevalso "sull’establishment bersaniano".
Ok, capisco che Luca non sia nuovo a riscritture della storia -politica e non- così come sia solito montare su "cavalli fortunati" solo per poi perdere e cercare di convincere tutti che ad essere sconfitti siano stati gli altri. Ma a tutto c'è un limite.

Cioè, Ciwati era quello che prendeva i Cynar con Boeri per sostenerne la candidatura!!!
Vi ricordate Boeri? E' quello che è stato sconfitto da mister "voglia di cambiamento" Pisapia. E ora invece Sofri vuole presentarlo come "l'establishment bersaniano" che Civati potrebbe sconfiggere.
Un po' come a Milano, dove il "renzian-rottamatore" Gariglio viene battuto da Fassino (= l'establishment bersaniano) e Luca Sofri si limita a dire che non avrebbe mai vinto senza l'appoggio del "frondista vecchio-ma-rottamatore" Chiamparino.

Insomma, per Sofri l'alleanza Renzi-Civati deve risorgere, altrimenti i due saranno "imperdonabili". Next step? Farsi aiutare da Profumo. E infine candidarsi alle primarie, smettendo di divergere sui contenuti.
Insomma, stanno chiedendo a mio nonno di risorgere e quindi di avere tre palle.

Fine.

L'intero ragionamento di Sofri, in realtà, contiene un errore grosso come una casa già dall'inizio del suo post, a prescindere dalle considerazioni di merito.
Uno dei più grandi difetti della sinistra, infatti, è proprio l'unanimismo di facciata e la conseguente accozzaglia di numerose idee diversissime fra di loro. Accozzaglia che porta poi a mal di pancia e litigi nel momento meno opportuno. E che si sarebbero potuti evitare se lo scontro di idee ci fosse stato prima, e fosse stato sincero.
Maggioranza e minoranza del PD hanno entrambe colpe, in tal senso: la prima, quando teme il dissenso della minoranza al punto da cercare un finto unanimismo che, alla prova del tempo, mostra la corda. La seconda quando non riesce ad accettare che ci sia una maggioranza eletta democraticamente che ha tutto il diritto di dettare la linea. Ma qui si torna al problema base: se ci fossero scontri veri e aperti PRIMA, il risultato di tali scontri sarebbe accettato in maniera meno traumatica.

E' giusto che se Renzi e Civati hanno idee politiche diverse, due diversissime idee di società, si debbano separare. Ed è sciocco sperare che si uniscano insieme "a prescindere" dai contenuti, che sono la cosa che più dovrebbe interessare a un PD serio.
Contenuti e idee che non si limitino alla retorica del "nuovo vs vecchio": tema che evidentemente non basta come collante per unire nè per costruire, se il sodalizio Renzi-Ciwati è durato così poco.
 Non basta la forma nè i buoni propositi, se poi la sostanza -la "ciccia"- non c'è.
 C'è da chiedersi poi quanto sia "di sinistra" sperare nell'arrivo di Profumo (che poi, perchè lui sì e Montezemolo no? A 'sto punto...).

In un post successivo, Luca Sofri si lamenta che, secondo il perfido statuto del PD, il candidato del PD alle primarie di coalizione sia il segretario (cioè Bersani).
Caro Sofri, ti rivelerò una cosa: io alle primarie votai Bersani, ma come segretario, non necessariamente come candidato premier. Ero d'accordissimo sul fatto che candidato premier e segretario potessero/dovessero essere due cose diverse (ora ho cambiato idea e Bersani, non foss'altro che per esclusione, mi sembra il candidato migliore al momento, ma poco importa).
E difatti ritenevo e ritengo che lo statuto del PD sia da riformare, da modificare. Anche perchè al momento è leggermente schizofrenico (basti pensare alla doppia elezione del segretario, tramite congresso e primarie...cosa sono le primarie, la RIVINCITA? Allora facciamo pure la bella? Al meglio di tre?). Questo, ovviamente, perchè la norma del "segretario = candidato premier" era stata cucita addosso a Walter Veltroni, con la sua idea di "Sindaco d'Italia".

Ma questo lo sai già: lo sappiamo tutti che lo statuto è così. Potevi lamentartene, allora. Tu e tanti altri avete avuto tante occasioni per chiedere a gran voce la modifica -parziale o totale- dello statuto.
Non l'avete fatto. Avete scelto di non farlo. E ora vi lamentate?
Così come le primarie per il candidato del PD ci sono già state. Ha vinto Bersani.
Profumo, Renzi, Chiamparino o chi per loro hanno avuto le loro chances di battere Bersani in un confronto onesto. Hanno deciso di non farlo. Peggio per loro.
Ma poi, gli stessi "sofrini" sono gli stessi che in altre occasioni hanno difeso strenuamente lo Statuto (lamentandone le violazioni) in quanto "unica 'Costituzione' del PD": basti pensare a Cristiana Alicata, che ora invece vuole la modifica dello statuto perchè Bersani non le piace.
Come al solito, il rispetto delle regole vale solo per le regole che ci piacciono.
Sempre la Alicata è convinta che si potrebbe evitare di far volare molti voti PD verso Vendola candidando un Renzi...qui la blogger è leggermente confusa (che novità!): i programmi, le idee e i contenuti di Vendola e Renzi sono radicalmente diversi. Tant'è che le attuali critiche a Bersani sono proprio per il suo spostarsi su posizioni troppo "veterocomuniste" e "vendoliane"...
Quindi chi sarebbe mai il democratico che non potendo votare Renzi, vota Vendola? Uno che non conosce Renzi (o non conosce Vendola)? O forse uno che voterebbe chiunque, a prescindere dal programma, pur di non votare Bersani? Quindi si tratta di democratici assai confusi, o uniti solo dall'essere "Anti-Bersani".
O, come mi piace chiamarli, "quelli che hanno perso le primarie contro Bersani".

So che non è mai bello ricominciare da capo, Sofri. Ma dovrai farlo. Accettalo.

PS: a tutti quelli che dicono "Ah, ma stanno già violando lo statuto, nel Art. 22 par. 3 ("Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati."), faccio notare che si iniziano a contare i mandati a partire dalla nascita di PD e statuto (2007). Anche perchè sennò non sarebbe stato candidabile NESSUNO dei big del partito, ma proprio nessuno, neanche i popolar-centristi e i veltroniani.
Fino a prova contraria, la legge vale dal momento in cui è approvata, e non è retroattiva.

Inoltre, esistono anche i paragrafi/commi 8 e 9 ("Eventuali deroghe alle disposizioni di cui ai commi precedenti, ad esclusione dei comma 2 e 4, devono essere deliberate dalla Direzione nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, su proposta motivata dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente all’organo istituzionale per il quale la deroga viene richiesta. Per le cariche istituzionali europee, la proposta viene formulata dalla medesima Direzione nazionale."/"La deroga può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dall’esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta la deroga potrà dare nel successivo mandato all’attività del Partito Democratico attraverso l’esercizio della specifica carica in questione. La deroga può essere concessa, su richiesta esclusiva degli interessati, per un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10% degli eletti del Partito Democratico nella corrispondente tornata elettorale precedente.").

mercoledì 31 agosto 2011

Grillo, Renzi e Bocca



Bentornati. Avete passato buone vacanze? No? Pazienza, io sì. Oggi abbiamo tre argomenti di cui parlare, quindi sbrighiamoci.

1) Vi ricordate dello scazzo tra Beppe Grillo e Tony Troja? No? Rileggetevi questo mio post.

In breve, Troja ha scritto un articolo dove prendeva in giro i grillini (e dove era linkata la "short version" del suo vecchio video satirico anti-grillo). Nel giro di quattro-ore-quattro,"Staffgrillo" (l'account ufficiale di Grillo su YT) ha fatto rimuovere il video. Per Troja è il primo caso di censura in assoluto: nè i piddini nè i pidiellini (entrambi bersagliati nei suoi video) s'erano mai permessi di censurarlo.
 La motivazione ufficiale per la rimozione, poi, è la "violazione del copyright".
Eppure proprio Grillo era il primo a lamentarsi del copyright, quando veniva usato come scusa per censurare i SUOI video: “La conoscenza deve andare libera. L’umanità va avanti quando la conoscenza è libera. I copyright, i diritti d’autore bloccano la ricerca, bloccano il progresso dell’umanità".
Due pesi e due misure, insomma. Ma ci siamo abituati.


2) Quando la Storia mi da ragione il mio ego si ingrossa sempre.
In questo caso mi riferisco alla corrispondenza d'amorosi (e politici) sensi tra Pippo Civati e Matteo Renzi.
Che, a quanto pare, è finita.
Basta dare una rapida occhiata a questo blog per notare come io abbia sempre detto che Civati sceglieva sempre pessimi cavalli su cui salire. E i fatti mi han dato ragione. Alla nuova Leopolda Renzi non ha neanche invitato Civati, che ha poi dichiarato: "Lo scorso anno, uno degli slogan della convention alla stazione Leopolda era ‘prima il popolo, poi il leader’: ecco, mi pare che adesso Matteo si stia occupando più del leader che del popolo. Ha nuovi compagni."
E anche: "Poche delle cose che Renzi ha detto in quest’ultimo anno: non ho capito la sua freddezza verso l’esito del referendum, nè la sua uscita sui cosiddetti Fantozzi della pubblica amministrazione, così come i suoi attacchi al sindacato ed il suo stare senza sè e senza ma con Marchionne. L’impressione è che Renzi si stia ricollocando da dove era partito, cioè in campo moderato."
 Che dire, musica per le mie orecchie. Meglio tardi che mai.
So che dire "io te l'avevo detto" è fastidioso, Pippo, ma...
Ah, piccola postilla: inutile che cerchiate, su Renzi.it ilPost.it non troverete traccia del "divorzio" tra Renzi e Civati. E dire che un tempo Luca Sofri pubblicava ogni starnuto del sindaco di Firenze...


3) L'affaire Penati. Il PD si è comportato più che bene, lasciando lavorare la magistratura. Anche Penati, che ha appena rinunciato alla prescrizione, si sta comportando benino. Aspettiamo i risultati delle indagini e vediamo. Ciò non toglie che ci sia un'offensiva pesante, da più fronti, nei confronti del PD. Si cerca di farla passare per una "Nuova Tangentopoli", per demolire il PD (attualmente al 28%) e soprattutto per colpire Bersani.
Anche Diego "Zoro" Bianchi ha notato gli eccessi di certa carta stampata. Scrive infatti su facebook: "Il livello di pag. 6 di oggi del Fatto, con il confronto Unità vs Fatto della foto di Penati che esce dalla sede Pd (sull'Unità la foto si ferma prima del simbolo, sul Fatto arriva fino al simbolo), è veramente bassissimo".

Ma non finisce qui: sullo stesso numero del Fatto c'è infatti un'intervista a Giorgio Bocca.
In risposta alle domande di Silvia Truzzi, equilibrate e per niente inquinate dalle opinioni personali della giornalista ("perchè la dirigenza PD è così miope secondo lei?"), il Bocca declama le sue verità: il PD è come il PSI di Craxi. E' un partito di ladri, rubano tutti e Bersani non solo deve fare un passo indietro, deve proprio buttarsi a mare. Non sto esagerando: dice proprio questo. Tra un insegnamento evangelico e l'altro ("Sono sempre più cattolico."), Bocca dice anche di aver taciuto finora "per paura delle querele di Bersani" (evidentemente pensa che scrivendo sul Fatto sia scudato dalle stesse).


 Giorgio Bocca.
Quello che nel 1940 aveva aderito al Manifesto della Razza (quello delle leggi razziali fasciste, sì, esatto). Quello che nel 1942 (a ben 22 anni) scriveva articoli razzistissimi e antisemiti sul giornale "La Provincia Granda", denunciando il complotto dei "Protocolli dei Savi di Sion" (i piani con cui "il popolo ebreo vuole giungere al dominio del mondo" -in realtà un falso storico) dicendo queste parole
: "L’odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l’odio di chi vede rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei? È certo una buona arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace, deciso a giungere, con qualunque mezzo, al dominio del mondo.
Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù”. Insomma: la causa della guerra era la "congiura ebraica".

Giorgio Bocca, sì.
Quello che si spaccia per (e viene presentato spesso come) l'esemplare principe del Partigiano, e che invece è uno dei famosi (o famigerati) "Partigiani dell'8 settembre". Ossia quelli che solo dopo l'armistizio "passano dall'altra parte" (per convenienza). Facile essere partigiani quando il fascismo sta finendo e tutti gli si rivoltano, nevvero? Più difficile era farlo quando si era un gruppo clandestino sulle montagne.


Quello che ai tempi delle Brigate Rosse li definiva "compagni che sbagliano".[Edit: questa è da verificare.]


Quello che evocava "l'eruzione del Vesuvio" come soluzione ai problemi di Napoli.

Quello che -come anche Zoro ricorda- votò e scrisse a favore di Formentini (Leghista) come sindaco di Milano.

Quello che i primi tempi dell'ascesa della Lega la esaltava costantemente.

Quello che criticava (giustamente) Pansa per il suo revisionismo sui partigiani, ritenendolo "cerchiobottista": lo accusava infatti di accomunare Fascismo e Resistenza, omettendo di ricordare le correità del fascismo con il nazismo, descrivendo mali e beni di entrambi i fronti per arrivare a una assoluzione generale.
Eppure oggi fa lo stesso con PD e PdL: li accomuna entrambi, descrivendo mali e beni di entrambi per arrivare a un'assoluzione generale.


Quello che ora sputa in faccia a centinaia di migliaia di persone oneste.

Questo è Giorgio Bocca.

lunedì 1 agosto 2011

Di sinistra, no. Giornalista, neanche.



Vi ricordate di Ferruccio Sansa? Ne scrissi proprio l'altro giorno su questo blog.

Alle critiche rivoltegli dopo il suo articolo non ha risposto direttamente: ha preferito farsi difendere dell'avvocato d'ufficio, ligure anch'esso: tal Pierfranco Pellizzetti.
Biografia essenziale: ex membro del Partito Liberale Italiano, ex membro del Partito Repubblicano Italiano, ex piccolo imprenditore. Articolista per Micromega, entrò in polemica con l'UAAR per il suo articolo "Ateobus, la sagra delle sciocchezze".

L'imprenditore prestato al giornalismo scrive pertanto quest'articolo: "Sansa non è di sinistra, è giornalista".

Cominciamo proprio dal titolo: "non è di sinistra", e ok, c'ero arrivato da solo. Infatti è grillino (video).
Ma dato il suo clamoroso scivolone sulla panzana dei gattini bonsai in bottiglia, se permettete, avrei dei dubbi anche sul fatto che sia "giornalista".

Anche Pierfranco, come l'amico Ferruccio, decide di "fare outing" solo ora, rivelando anch'egli "intimidazioni" non meglio precisate. Un altro cuordileone che non cita nulla di concreto.
Ci rivela inoltre che Ferruccio Sansa, a volerlo definire politicamente, è al più un “cattolico democratico”. Brrrrr.

Segue poi una sua sapida classificazione dei giornalisti:

"D’altronde nell’informazione circolano tre tipi umani: “i giornalisti/giornalisti” (quelli al servizio della notizia e del lettore), “i giornalisti impiegati” (che timbrano il cartellino quotidiano come tante mezze maniche) e infine “i politicanti sotto mentite spoglie” (referenti privilegiati di una parte o di tutte le parti politiche. Riconoscibili per le interviste a comando, tipo quel vice di Repubblica che a Massimo D’Alema ne ha fatto svariate centinaia)."

 A quanto pare, per il Pellizzetti anche Massimo Giannini de La Repubblica è un dalemiano infiltrato.
Anzi, magari tutta Repubblica è dalemiana, pare di intuire. Pensa se non lo era.
Così facendo, però, Pellizzetti si rovina con le sue stesse mani e si rivela un ben misero avvocato difensore: a ben vedere, Sansa appartiene anch'egli all'ultima categoria dei "politicanti sotto mentite spoglie".
La descrizione coincide: "referenti privilegiati di una parte politica".
Beppe Grillo del resto disse di lui: "Finalmente abbiamo qualche giornalista che è con noi, un giornale che è con noi, e forse avremo qualche trasmissione, qualche radio...noi stiamo agendo come virus, e loro sono i primi ad essere stati contaminati!" (da 5:30 a 6:30, nel video).

Non manca, nell'articolo di Pellizzetti, anche l'ennesima citazione della parola feticcio, "Casta": temevo non l'avrebbe più utilizzata, ma non mi ha deluso.

Ed ecco infine la tesi di fondo finale:

"Restando in Liguria, sfido a trovare differenze rilevanti tra Claudio Burlando e il suo ipotetico antagonista, Claudio Scajola."


Sì, proprio Scajola, il ministro dell'interno ai tempi di Genova 2001 (do you know, Bolzaneto, Scuola Diaz, Carlo Giuliani?), quello che dava del "rompicoglioni" al defunto Marco Biagi, quello della "casa comprata a sua insaputa". Minchia, 'sto Burlando lo conosco poco (quando andavo alle medie la battuta più gettonata sull'allora ministro dei trasporti era "Qual è il gerundio di viaggiare? Burlando!"...sì, ho avuto numerosi traumi), ma a giudicare da quest'articolo dev'essere proprio un fetentone.

Insomma, torniamo al "son tutti uguali"? Pellizzetti taccia i critici del suo articolo di far parte -cito- della "canea burlandiana".

Ma forse, per capire meglio cosa c'è dietro a tutto ciò, bisognerebbe guardare il quadro generale.
Ferruccio Sansa è figlio di Adriano Sansa. Pretore e magistrato, Sansa Senior divenne Sindaco di Genova nel 1993.
A quanto pare, Burlando e i suoi "fecero fuori" Adriano Sansa, evitando di ricandidarlo e proponendo al suo posto un certo Pericu. Il figlio, evidentemente, è ancora un po' incavolato per la cosa.
Che la lotta tra i Sansa e i Burlando sia in realtà una lotta di famiglia?

Chissà. Resta il fatto che più voci insistenti, in rete e non, sostengono che Ferruccio Sansa sarà il candidato sindaco di Genova del MoVimento 5 Stelle nel 2012.
Che dietro queste "denunce" indignate si celi in realtà una campagna elettorale?
Sarebbe un'altra prova che è proprio Sansa ad appartenere alla categoria dei "finti giornalisti - politicanti sotto mentite spoglie" che Pellizzetti tanto stigmatizza...

So che penserete: "che articolo pieno di basse insinuazioni". Concordo con voi: proprio per questo dovrei farmi assumere al Fatto, lì mi troverei a casa.
Burlando s'impara.

domenica 31 luglio 2011

Un Ferruccio Sansa in bottiglia



Il mondo del giornalismo italiano si sta impoverendo.
Ora abbiamo un Giuseppe D'Avanzo in meno.
E un Ferruccio Sansa in più.

Il Sansa ha gli amici giusti e gli sponsor giusti: Beppe Grillo ad esempio lo presenta così alla Woodstock 5 Stelle: "Un genovese doc come me, ha partecipato anche ai nostri V-Day...se tutti i giornalisti fossero così, il Paese potrebbe cambiare in 15 giorni! Finalmente abbiamo qualche giornalista che è con noi, un giornale che è con noi, [Il Fatto Quotidiano, ndM] e forse avremo qualche trasmissione, qualche radio...noi stiamo agendo come virus, e loro sono i primi ad essere stati contaminati!"

Ferruccio Sansa, il fiero "contaminato" dal virus grillino, non perde tempo. Ed ecco quindi un suo fulminante articolo: dapprima intitolato "La scomunica sinistra", poi modificato in "Chi tocca la sinistra muore", evidentemente più incisivo e sensazionalistico.

Nel succitato articolo, in sostanza, Sansa critica le lamentele di Bersani nei confronti della "macchina del fango", dandogli del berlusconiano e del vittimista. Per dimostrare le sue ragioni, paradossalmente, si mette a frignare fa il vittimista egli stesso.

Il tapino è stato ostracizzato nella sua terra per aver "osato" fare inchieste sul bieco centrosinistra il quale, come ribadisce lui, è peggio della destra. La destra, è vero, è più violenta e ti schiaccia direttamente, ma almeno non fa mistero di volerti mettere a tacere e non pretende che la sua arroganza sia "giusta".
La sinistra, invece, userebbe le armi della calunnia, l'insulto, le telefonate a direttori ed editori e si sentirebbe tanto investita di una missione da definire "in malafede" tutti gli altri.

Segue poi una sfilza di salamelecchi a "Il Fatto", che l'ha salvato, che ha la schiena dritta e che gli permette di scrivere quel che vuole. Mica come gli altri giornali dove ha scritto (Il Messaggero, Repubblica, Il Secolo XIX).

Sansa denuncia solo ora queste cose, tra l'altro senza prove e senza nomi: il suo articolo elenca quasi solo dei "si dice", "voci", calunnie a mezzo terzi ecc. Le stesse cose che rimprovera agli altri, ironicamente.

Tra l'altro, lo stesso Sansa scrive: "Ma agli insulti, soprattutto se deliranti, è facile rispondere. Peggio sono le calunnie: non hai un interlocutore cui replicare. Di più: se ribatti dai dignità alle accuse che ti sono rivolte, le ingigantisci, dai loro concretezza. Insomma, devi subire."

Involontariamente, Sansa sta dicendo che lo stesso Bersani non ha tutti i torti a reagire così, anzi.
E per denunciare le calunnie, calunnia egli stesso, in maniera soft, con accuse generiche e fumose.
Se qualcuno nel PD ribattesse, darebbe dignità e concretezza a queste accuse. Ergo, il PD dovrà abbozzare. 

 Subito un tripudio di commenti entusiasti dei soliti principini ("finalmente gliel'hai fatta vedere! era ora che qualcuno glielo dicesse a questi sinistroidi con un ingiustificato senso di superiorità!" "comunisti di merda!"), nonchè paginate sul moderatissimo Libero (ormai gli articoli in tandem tra i due giornali sono sempre di più) e anche il Corriere (con un articolo di quel gran signore di Ernesto Galli Della Loggia).

 Ma vorrei darvi un'ennesima prova della bravura di un giornalista della caratura di Ferruccio Sansa.
Dite, avete sentito mai parlare dei Gatti in bottiglia (o Bonsai Kitten)?
In pratica era un sito farlocco dove, per burla e tramite fotomontaggi, sostenevano di poter vendere dei gattini microscopici, tenuti per quattro mesi dentro delle bottiglie, allo scopo di bloccare la loro crescita.
Il tutto fu smascherato come bufala già nel gennaio 2001.
Ma Ferruccio Sansa, nel febbraio 2002, oltre un anno dopo lo smascheramento della bufala, scrisse un articolo al fulmicotone contro questa "barbarie", questo "museo degli orrori".

Eccovi una foto:






















Come direbbe sarcasticamente Attivissimo, un vero esempio di giornalismo serio, documentato e soprattutto rapido.

Bene, suppongo di avervi dato un numero più che sufficiente di notizie per farvi un'idea su questo figuro.
Bacini.*

(*specie ai micini, rigorosamente in bottiglia)

domenica 17 luglio 2011

"Una notizia è una notizia" (o "Nessuno me le ha chieste") (o "CTRL+F, trovi 'Provinc', CTRL+X")



Comincia tutto così: un paio di giorni fa Libero pubblica una notizia da far tremare i polsi: di notte, col favore delle tenebre, la Casta politica di destra e di sinistra avrebbe votato per mantenere i propri privilegi (leggi "non abbassarsi lo stipendio"). Compreso il PD, che in maniera molto paracula "dice no alla manovra ma sì allo stipendio".

Il Fatto Quotidiano, ovviamente, si butta a pesce sulla notizia, riproponendola para para, se non per l'aggiunta di una menzione d'onore per l'eroico Pancho Pardi di IdV che avrebbe votato contro.
Fischi, strepiti, stracciamenti di vesti, piddimenoelle, sonoinostridipendenti, inciucioni mannari, bla bla bla.

Tutto finito? No.
Perchè si da il caso che i due articoli dicano il falso. E per sbugiardarli non ci vuole neanche molto.
Bastano un blogger (sempre l'ottimo Nonunacosaseria, guarda caso), 5 minuti di tempo, e un briciolo di pazienza.

E cosa scopriamo? Che il voto è avvenuto di mattina, non di notte. Che Pancho Pardi dell'IdV ha votato anche lui a favore, non contro. E che infine a salvare i privilegi son stati solo quelli del centrodestra: il centrosinistra è innocente.

Due senatori piddini, Adamo e Sanna, replicano a Libero e Il Fatto evidenziando le inesattezze e le falsità.
Nella replica del Fatto ai due piddini, gli anonimi giornalisti non solo NON si scusano della cavolata fatta (se non della vera e propria malafede, vedi le notizie inventate su Pardi ecc), ma si arrampicano ulteriormente sugli specchi.

"Non abbiamo commesso nessuna scorrettezza riportando una notizia scovata da Libero. Perché una notizia è una notizia, chiunque la scriva."

Ed io, povero ingenuo, che pensavo che il lavoro minimo di un giornalista (quando non si lussa l'indice a cliccare ripetutamente "refresh" sul sito dell'Ansa) fosse quello di VERIFICARE le fonti, prima di riportare le notizie.

Specie se vengono da un giornale come Libero che, anche prima dei finti attentati a Belpietro, non era esattamente il manifesto dell'attendibilità.

Ma il Fatto ha ragione: UNA NOTIZIA RESTA SEMPRE UNA NOTIZIA.
E allora, miei cari, eccovi le VERE notizie che sono trapelate da tutta questa storia:

1)Il Fatto Quotidiano, giornale che si picca di essere obiettivo e di raccontare i fatti, è composto da giornalisti che non si brigano neanche di andare a verificare le fonti. Manco le bbbasi der mestiere, direbbe Mario Brega.

2)Oltre a non verificare (che, come ho detto, è roba da ABC del giornalismo), si inventano anche notizie false (tipo Pancho Pardi che vota contro). Se fosse Libero non sarebbe una notizia: sappiamo tutti che loro la verità manco sanno dove stia di casa. Ma siccome a inventarsi le cose è l'insospettabile Il Fatto...beh, è una notizia bomba.

3)A buggerare questi giornalisti c'è voluto semplicemente un tizio qualunque (probabilmente disoccupato, sicuramente non un giornalista professionista strapagato), a cui sono bastati CINQUE FOTTUTISSIMI MINUTI CINQUE (5!) per leggersi le carte, controllare e verificare la veridicità della cosa.

Ecco. QUESTA, di sicuro, è una notizia.

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Passiamo un secondo a Nichi Vendola: anche prima di quest'ultima polemica su "amici e compagni", il governatore della Puglia ha inanellato una serie di brutte figure che, lo confesso, mi hanno deluso.
Poi, per carità, stando nel PD sono abituato alle delusioni, ma il caro Nichi si sta rivelando sempre di più un parolaio inadatto a governare un paese.

Pensiamo al Referendum sull'Acqua: Vendola ha fatto campagna convintissima per due Sì, ma nonostante la vittoria del secondo sì, in Puglia le tariffe sull'acqua non scenderanno. Perchè? Perchè "bisogna fare i conti con la realtà, senza demagogia": quella stessa demagogia che lui ha cavalcato nella campagna referendaria, promettendo cose che non poteva mantenere, senza avvertire nessuno del fatto che se ne sarebbe fregato del risultato del secondo quesito.
Più onesto intellettualmente, a questo punto, Renzi (e, se ho capito bene, anche Cundari su Left Wing), che almeno lo aveva detto che intendeva votare per un sì e un no.

A Vendola è stato chiesto perchè quelle cose non le ha dette prima del voto. La sua risposta?
"Nessuno me le ha chieste."

Lascio a voi tutte le conclusioni.

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PS: e le Province? Che ne pensate del voto sulle province?
Facciamo così: io non parlo. Vi posto però un po' di articoli a riguardo: meritano tempo, attenzione e riflessione. Non tutti dicono la stessa cosa, anzi, ci sono almeno due posizioni diverse. Ma son certo che vi arricchiranno, chi più chi meno.

http://www.francescocosta.net/2011/07/06/una-in-piu-che-sara-mai/

http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/07/il-pd-lidv-e-labolizione-delle-province.html

http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/07/labolizione-delle-province-e-le.html

http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/07/labolizione-delle-province-e-le_12.html

http://blog.mfisk.org/2011/07/della-suprema-importanza-delle-minuzie.html

http://leonardo.blogspot.com/2011/07/i-venti-vicere.html

sabato 18 giugno 2011

Antidoto al buonumore post-referendum.



Era troppo pensare di poter finalmente gioire per un periodo di tempo superiore alla mezza giornata, me ne rendo conto.

Il giorno stesso della miracolosa vittoria dei Referendum, la sera, arriva il solito demente che mi fa quasi pentire di aver votato due "Sì" ai referendum sull'acqua.
Tal Luca Faenzi, dei comitati referendari. Un simil grillino che mal tollerava Bersani già dai tempi in cui scalava i tetti per raggiungere i precari, tanto per dirvi quale sia la caratura dell'individuo.
Al Tg3 gli viene posta una domanda sensata: ora che molte regioni del sud pagheranno di più l'acqua e l'energia, quali soluzioni alternative si possono trovare? Il tipetto (visibilmente ubriaco e strafatto), invece di rispondere e argomentare, ha dato sfoggio della sua totale INCOMPETENZA in materia, eludendo la domanda e stampandosi un sorriso forzatissimo, s'è messo a straparlare urlando.
"Noi siamo quelli che abbiamo vintooo!" (sic!) "non ci rappresenta nessunooooo! ABBIAMO VINTO NOOOIIIII! E ce lo state negando vooiiii avendo in studio Bersaaaniiii e gli altri amici vostraaaaa e gli amici degli amiciiiii!".
Viene da chiedersi se è giusto che su temi delicatissimi come la gestione dell'acqua e delle fonti di energia debbano essere prese decisioni da questi incapaci semplicisti.

E poi via al luogo comune di Bersani che "sale sul carro del vincitore prendendosi tutto il merito" (quando lui ha più volte ribadito che si è solo messo al servizio). Luogo comune megafonato anche da berlusconiani infiltrati (vedi Bechis, vicedirettore di Libero) con la scusa del "giù le mani dal referendum".

In risposta a tutti loro riporto le parole di un giornalista dell'Espresso, un antidalemiano di ferro, Alessandro Gilioli:

"Se io faccio una battaglia per un obiettivo importante e qualcuno che prima era freddo o contrario poi invece aderisce, io ne dovrei essere contento, anziché indignarmi. Anzi, il nostro compito etico e civile è proprio sbatterci ogni giorno per portare dalla nostra parte chi non lo è, per convincere chi convinto non è: con la battaglia delle idee, della ragione, delle parole.
Si chiama politica, è quella cosa che bisogna usare per provare a migliorare la realtà che ci circonda.
Se un domani l’Udc diventasse favorevole al testamento biologico e al diritto dei gay a sposarsi, io non sputerei certo nell’occhio dell’Udc: sarei molto contento del fatto che sono venuti sulle mie posizioni (okay, era un esempio assurdo, ma per capirci).
A me fanno un po’ pena quelli che invece, rivendicando la presunta primogenitura di una battaglia, fanno poi gli schizzinosi quando altri passano dalla loro parte. Sembra quasi che siano più interessati alla loro ragione sociale che non alle battaglie che conducono, o dicono di condurre."

Quanto all'impegno del PD nel referendum, è riconosciuto persino in un articolo del Fatto Quotidiano, dove si rende giustizia all'impegno dei Giovani Democratici nei due sì al referendum, con iniziative e raccolte firme partite più di un anno fa, quando non ci credeva ancora nessuno, neanche molti "senior" del PD.

Ma qualcuno, a quanto pare, vuol sempre rovinare i momenti di gioia per tirare acqua al proprio mulino.
Diciamo le cose come stanno: la differenza tra quelli come me e quelli come loro è che per quelli-come-me han vinto TUTTI. Ha vinto chiunque abbia partecipato, anche nel suo piccolo, anche quelli che prima non erano per 4 Sì e poi han cambiato idea (e ringraziamo il cielo che ci è concesso di cambiare idea), in generale tutti quelli che han votato e fatto votare.  Questa vittoria è di tutti. "Altri", invece, si lamentano perchè speravano che la vittoria fosse SOLO loro (a costo di mantenerla come battaglia di minoranza e perdente). Dimostrando così che, probabilmente, delle battaglie che facevano non gliene fregava niente: forse gli importava solo di farsi notare.
Questa è la differenza tra chi pensa a tutti e al bene comune...e chi spera invece di usare battaglie comuni solo per il proprio orticello. Quelli che rosicano quando devono dividere il merito, quelli che vogliono giocare da soli portandosi via il pallone. PA-TE-TI-CI.
Notizia flash: in quel 96% del 57% dei votanti al referendum ci sono ANCHE i partiti. E anche io, e con me innumerevoli altri. Forse siete VOI che volete mettere il cappello su questi referendum ignorando tutti gli altri.
Beh, sappiate una cosa: godetevi la sbornia, perchè non durerà. Quegli elettori di certo non li rappresentate NEANCHE VOI.

Passiamo al resto. Pippo Civati, come va? Bersani è stato saggio e ha sposato la causa civatiana per tempo, mentre gli idoli di Ciwati (Renzi e Chiamparino) han votato per i due no e han preso ricche sberle dal popolo del referendum. Chi è da biasimare quindi? Chi è da criticare? Bersani, ovviamente. A cui si dice chiaramente "non fare lo stronzo". Dura la vita dell'orfano di padrini politici, eh?

Sempre sui risultati del referendum. Chiamparino era per 2 no 2 (no, dico, DUE!!!) sull'acqua. Il 96% del 57% degli Italiani gli ha risposto picche (o anche "suca"). Per tutta risposta, quindi, la lungimirante Cristiana Alicata, all'interno di un post-civetta che ufficialmente parlava di Europride, lo promuove subito come leader vincente del centrosinistra.
Questo perchè -assicura lei- un paio di imprenditori brianzoli non-più-berlusconiani (hanno smesso pochi giorni fa, quando la barca affondava) le giurano che lo voterebbero pure loro.
Senz'altro questi imprenditori ex-berlusconiani son più rappresentativi del 57% degli Italiani col diritto di voto. Certo.
Ma non fateglielo notare: chiunque critichi Renzi, Chiamparino o Marchionne è un potenziale terrorista, per lei. Giuro, non me lo sono inventato io, l'ha proprio detto. Chi è contro i suoi beniamini è schiavo di "una brutta e pericolosa ideologia, stantia e preconcetta senza studio e critica, che l'ultima volta sfociò nelle brigate rosse".
Parla lei, quella che prendeva le birre coi democraticissimi picchiatori-sprangatori-cinghiatori-accoltellatori di Casa Pound. Allora c'è da giurarci, mi fido.



La Alicata e i suoi, però, al momento son troppo occupati per potersi inventare nuove e fantasiose giustificazioni per incoronare MarChiampaRenzi leader.
Son troppo occupati perchè c'è un nuovo scandalo che devono assolutamente denunziare con veemenza.


Corre voce, si dice, che Concita De Gregorio, direttrice dell'Unità (alias "la maestrina con la penna rossa") venga presto defenestrata dall'Unità e sostituita da Claudio Sardo, giornalista del Messaggero e co-autore del libro-intervista a Bersani ("Per una Buona Ragione").
La sostituzione della De Gregorio era una voce che girava da un po', a dire il vero (complice anche il fatto che L'Unità, checchè se ne dica, non naviga affatto in buone acque, specie per la concorrenza spietata di Repubblica e del Fatto Quotidiano, la cui nascita ha causato un travaso inarrestabile di lettori).


Questo non ha però impedito di far nascere le più astruse teorie del complotto: ad esempio si pensa che Massimo D'Alema abbia lanciato un editto bulgaro perchè l'ottimo (a mio parere) Francesco Piccolo ha scritto un articolo critico nei confronti del baffuto lìder.


Ora, quindi, io dovrei credere che D'Alema sia il tipo che lascia tranquillamente sull'Unità gente come Travaglio, Colombo e Padellaro, che per anni han scritto cose BEN PIU' PESANTI sul suo conto, mentre caccia addirittura la direttora per un articolino piccino picciò?


Francamente (ops!) mi sembra eccessivo anche per lui.
Ma si sa, le sane argomentazioni razionali nulla possono contro il furore emotivo-complottistico: ecco così millemila post con su scritto "CON TE", manco fosse morta, o che sospettano che sia stata cacciata perchè "troppo libera", "troppo scomoda" e "troppo a favore delle primarie, sarebbe sgradita al Terzo Polo".
Si dice anche che Concita non può essere cacciata perchè "è il simbolo delle ultime vittorie del PD" (quello si chiama culo: se è per questo, in base a questo ragionamento è stata anche e soprattutto il simbolo delle prime sconfitte clamorose del PD, da Veltroni in poi).



A parte che al momento Soru e De Gregorio smentiscono (peraltro dando dei "rimestatori nel fango" a tutti quelli che han strombazzato la storia, aliciwatiani compresi), ma mi sorge un dubbio.


A tutte queste verginelle che si stracciano le vesti, chiedo: ma voi dove eravate quando Veltroni (mediante Soru) cacciò Colombo e Padellaro (e di lì a poco Travaglio) dall'Unità, imponendo al loro posto Concita De Gregorio (solo "in quanto donna", per giunta, alla faccia della meritocrazia)?
No, perchè non ricordo particolari alzate di scudi, allora.

Quando glielo faccio notare, mi si risponde "eh vabbè, ma Padellaro faceva un giornale ottuso".
Capisco: è uno scandalo solo se cacciano un direttore che ci piace. Possibilmente un direttore "amico".
Se il segretario caccia un direttore che non ci piace, invece, ecco che scatta il clima di omertà.

Fate come volete, ma evitate di fare le verginelle doppiopesiste, ipocrite e incoerenti: o una cosa è sbagliata sempre o non è sbagliata mai. Decidetevi. E, in caso, fateci sapere.
L'Unità è sempre stato un giornale ambiguo: bisognava DA TEMPO sciogliere l'equivoco del giornale "di partito MA ANCHE no". Invece, a quanto pare, c'è chi se ne ricorda solo ora, solo perchè gli levano l'amichetto.

Bah.

sabato 11 giugno 2011

C'è chi vota No



A me dispiace per Civati, davvero. Non è un cattivo ragazzo: è antipatico, spocchioso, permaloso, inutilmente polemico quanto volete, ma è sempre stato coerente con le sue idee.
Il suo problema è che punta sempre, SEMPRE, sul cavallo sbagliato.
Da tempo si lamentava che il PD non si impegnasse per far votare 2 Sì al Referendum del 12 e 13 Giugno, ed ora che succede? Che il PD voterà 4 sì, mentre i due fuoriclasse su cui puntava per rinnovare il PD (Renzi e Chiamparino) votano uno o forse addirittura DUE no.

Per carità, come non capirli: ogni volta che leggo/vedo/sento le assurde pubblicità a favore dei 4Sì mi viene quasi da votare 4 no per reazione. Quasi. Però andrò a votare, ovvio. E fatelo anche voi, sennò vi guardo male e vi indico come la scimmia dei Griffin.

Tornando ai Rottamatori e al loro futuro dopo la vittoria delle amministrative (e dopo la recente, inesorabile ascesa di Bersani) segnalo questo articolo e questa intervista a Enrico Rossi, presidente della regione Toscana.

Ciwati, al momento, poco può fare se non dire "l'avevo detto prima io!" e "Bersani ha finalmente cambiato idea". Dice questo riguardo la presa di posizione di Bersani sul CdA Rai, nell'ultima puntata di Annozero ("via la Rai dai partiti!"), ma a onor del vero questo Bersani lo diceva pure in tempi non sospetti.

Pigi sta diventando sempre più convincente, insomma. E questo è un bene per tutti. Rottamatori e non.
Vendola, Di Pietro e Grillo, quando il PD è forte, lo inseguono con difficoltà e spesso la fanno fuori dal vaso.
Confido che finalmente si possa recuperare l'amor proprio che, a Dicembre, temevo scarseggiasse.

Daje.

E filate a votare, blatte.

PS: sul tema del lavoro, segnalo il documento che verrà presentato alla conferenza del lavoro del PD.
Documento poco tenero con le posizioni più "alla Marchionne" presenti nel partito, come fa notare Europa ("potrebbe finire per urtare la sensibilità di Cisl e Uil"). Un altro colpaccio di Stefano Fassina. Vai così!

martedì 31 maggio 2011

Analisi della vittoria



Possiamo ritenerci tutti molto fortunati.
Quella di Milano è stata forse la peggiore campagna elettorale che il centrodestra potesse fare.
Tra le macchine del fango, l'accusare i figli dei magistrati uccisi dai terroristi di essere in combutta con gli assassini dei loro padri, l'utilizzare finti rom, finti punkabbestia cafoni, finti operai costruttori-di-moschee, finte aggressioni, la vergognosa fatwa a reti unificate di un Presidente del Consiglio in flagrante abuso di potere (e in evidente conflitto di interessi)...se avesse vinto la Moratti avrebbero di fatto sdoganato questo modo di fare e non avrebbero esitato a utilizzare sempre più spesso questi mezzucci osceni.

Milano è la fine del peggior tipo di berlusconismo, e la disfatta della Lega al Nord (compresa Novara, città di Cota) ridimensiona di molto la minaccia padana. Tranquilli, insomma: non finiremo in mano ai nazisti dell'Illinois.

Napoli, invece, è la fine del miracolo berlusconiano. Napoli era la grande scommessa di Berlusconi, l'uomo della provvidenza che avrebbe risolto il problema rifiuti. Napoli era la città che stava per diventare preda di Cosentino, il camorrista che mesi fa aveva beffato la legge dello Stato, grazie al vergognoso voto alla Camera per bloccare le indagini e negare l'uso delle intercettazioni che l'avrebbero inchiodato.
Napoli era la città che doveva passare di default alla destra, dopo gli errori di Bassolino e della Iervolino, dopo la faida Cozzolino-Ranieri che ha fatto annullare le primarie, dopo l'annunciato commissariamento del PD campano.
De Magistris , ora posso confermarlo, ha salvato le chiappe alla sinistra e a tutti i napoletani.
Fossi stato napoletano, l'avrei votato anche io. Certo non volentieri, anzi, visto che lo ritengo sostanzialmente un incompetente (e son curioso di sapere come risolverà il problema dei rifiuti a Napoli -quelli che già ci sono, si intente). Il motivo per cui tutto sommato l'avrei votato è ben spiegato in questo post di Francesco Costa.
Ora, se solo Mastella mantenesse la sua promessa, sarei ancor più contento.



Ha perso la Lega di "faranno persino guidare i tram agli stranieri", ha perso la camorra cosentiniana, ha perso il Sallusti di "i figli delle vittime difendono i carnefici", ha perso la Santanchè, ha perso Berlusconi, a tutti i livelli, ha perso la Lega, ha perso il Feltri de "La Mecca dei gay", ha perso la Moratti delle accuse infamanti senza possibilità di replica, ha perso il gruppo dei vari Red Ronnie, Iva Zanicchi, Massimo Boldi, Gigi D'Alessio, ha perso Lettieri che "subisce un autoattentato incendiario al comitato elettorale".
Ha perso Beppe Grillo, sempre più solo, sempre meno ascoltato anche dai suoi (i voti dimostrano che se ne sono fregati dei suoi "son tutti uguali" e hanno votato in massa per De Magistris e Pisapia).
Il Grillo che diceva "Pisapia è un vecchio 60enne, la Moratti vincerà sicuramente" (in un video oggi spammatissimo, accompagnato dalla frase di Grillo stesso: «Su internet quando uno dice una stronzata chiunque lo può sputtanare»). Lo stesso Grillo che rosica abbestia e si lagna della vittoria di Pisapia. Ma sono le farneticazioni di un anziano sempre più isolato, sempre più monologante (generalmente tramite video) e senza contraddittorio, che ripete stancamente le stesse cose, ma che viene ascoltato e seguito solo da pochi fanatici. Grillo come Bin Laden e Berlusconi, insomma.

Ha vinto il centrosinistra. Tutto il centrosinistra. Quindi anche il PD, che per numero di militanti e voti, per mobilitazione e per impegno non è stato secondo a nessuno, anzi. Ha dunque ottimi motivi per gioire.
In questo post viene ben spiegato quali sono stati gli errori che il csx NON ha fatto in questa tornata elettorale.Niente distinguo, niente "appoggio LDM solo se...", niente attention whores, niente sparate sui giornali. Nulla di tutto ciò. Anzi, tutti a lavorare sodo per far vincere De Magistris. Persino D'Alema (che ho molto apprezzato quando ha ammesso che stare lontani dal potere, a Napoli, ci farà solo che bene).

A sinistra siamo, da sempre, abituati alle analisi della sconfitta. Molto più rare sono le analisi della vittoria. Più rare ma molto più utili: non basta sapere cosa non funziona, ma bisogna scoprire anche e soprattutto quello che funziona e capire perchè si viene premiati.
L'analisi della vittoria è quella che al momento manca. Ma è comprensibile, non ci siamo abituati, e ora è anche giusto godersi la vittoria senza troppe pippe mentali.
Ma, come dice Prodi, "mezz'ora di festa e poi si torna al lavoro".

Cito dei miei amici. Il PD, in questa fase, non si accredita come forza trascinante, ma come forza propulsiva: porta voti, tanti, porta organizzazione e radicamento. Ma non crea leaders.
E non c'è niente di male: così si hanno tante ottime personalità che si mettono al servizio della gente e si avvicinano a essi.
Il PD è una macchina elettorale formidabile, capace di galvanizzare gli animi e di essere convincente, specie quando si usano le primarie.
Ecco, parliamo delle primarie. E' chiaro che non bisogna più avere paura delle primarie.
E' chiaro anche che, pur auspicando la fine dei leaderismi, nella società attuale servono delle persone capaci di interpretare la voglia di cambiare del Paese. E' chiaro che il centrosinistra si è di fatto già formato e ha dimostrato di saper essere unito. Manca solo il leader, e Bersani dovrebbe scendere definitivamente in campo, facendosi legittimare dallo strumento più adatto: le primarie.
Non dovrebbe temere il risultato delle votazioni: Romano Prodi in persona l'ha incoronato ("Bersani leader del centrosinistra? Lo è già, e dopo oggi lo sarà anche di più").
Si può giustamente osteggiare la visione leaderistica dei partiti, ma ci sarà tempo per cambiare le cose: facciamo i conti con l'Italia di ora. E ora i leader servono.

Ce la possiamo fare.

sabato 28 maggio 2011

V-incitori e V-inti





Oggi tutti insieme cercheremo di imparare
come fanno ad insultarsi i politici fra loro!
Come fa Bossi?
"Prrrrr!!!"
E Berlusconi?
"Comunisti!!!"
La Russa?
"Lei fa schifo!"
Sgarbi?
"Fascista!!!"
Vendola?
"Vaffanculo!"
D'Alema?
"Vada a farsi fottere!"


E Beppe Grillo?
E Beppe Grillo...?


La sua non è volgarità,
nel caso suo è comicità!
E infatti, dall'inizio,
ad ogni suo comizio,
a fare in culo manda,
la gente che comanda,
e tutti ad applaudirlo, perchè tanto è Beppe Grillo!

Ma Beppe Grillo sai che fa?
Si fa una gran pubblicità!
E il populismo instilla
ai giovani Balilla
che gli van dietro di città in città!

Parli coi grillini:
"NON CAPISCI NIENTE!",

dicono che Grillo, nel PARTITO,
non conti niente!
Ma "uno vale uno" e Beppe Grillo è solo là
per dare loro visibilità!



Ma Beppe Grillo come fa?
Questa è la mia perplessità:
se "uno vale uno"
e lui non è nessuno
ma fa i comunicati,
e dà i certificati,
davvero non comanda?!? Oppure è solo propaganda?!?

Ma Beppe Grillo lo dirà!
Prima o poi, dircelo dovrà:
se sono sue anche quelle,
sia il loro, sia le stelle,
i nostri voti, chi li gestirà?!?
[Segue immagine di Gianroberto Casaleggio, della Casaleggio Associati]



(copyright Antonio Caprari)



Approfondisco un po' il discorso fatto nell'ultimo post, relativo alla storia di Tony Troja.

Andiamo con ordine: vi avevo già raccontato in passato delle divisioni fra le "vere opposizioni", con De Magistris & Sonia Alfano contro Di Pietro & Donadi.
Vi avevo anche parlato della rottura tra Grillo e De Magistris.

E proprio a De Magistris si riferisce Grillo, quando spiega i motivi per cui il M5S non ha sfondato a Napoli: "non ce l'abbiamo fatta, ma lì lo capiamo, sappiamo il perchè: ex amici, rete che non c'è, voto di scambio...".

Il duo Merighi-Troja a questa semplificazione (anche piuttosto offensiva nei confronti dei meridionali) non ci stanno, e rispondono per le rime.
Il video è pieno di "non mi piace", su youtube, perchè come al solito i talebani grillini non perdonano.

Il testo è molto burlesco, ma si pone delle domande legittime e smonta numerose argomentazioni dei grillini: a cominciare dal fatto che loro stessi, probabilmente come lapsus, definiscano "PARTITO" il MoVimento 5 Stelle.
Seconda argomentazione grillina: Grillo non conta nulla, serve solo a dare visibilità ai membri del M5S.
Allora, si chiede giustamente Troja, come mai è Grillo che dà i "certificati" ai candidati del M5S? Perchè deve dare il suo benestare? Perchè è Grillo a fare i comunicati? Con che faccia tosta dicono che non è Grillo a comandare?
Fa riflettere anche il legame di Grillo con la Casaleggio Associati, su cui ci sarebbe da scrivere un libro. [Riassuntino, citando Daniele Luttazzi: "La 'democrazia dal basso' di Grillo non è che marketing partitico in cui sono esperti quelli della Casaleggio Associati, la società che ne segue le mosse. Il modello è la guerrilla advertising del Bivings Group."]

Tony Troja, giustamente, distingue i militanti in buona fede del M5S (ce ne sono, d'altronde persone in buona fede si trovano in tutti i partiti, forse persino l'Udeur...ok, non esageriamo) dai "balilla" esagitati.

"Parlate voi di demolizione quando Grillo dice che tutti i partiti sono uguali e morti? Voi siete i migliori? Da quello che scrivete, come commenti al video, mi sembrate la brutta copia dei berluscones."

A chi gli chiede cosa ne pensi del fatto che De Magistris in Europa non abbia combinato un cazzo, che abbia sfruttato l'immunità e che ora lasci l'Europa per candidarsi a Napoli tradendo l'elettorato, Troja risponde con gran franchezza: anche lui è deluso da Luigi, ma a Napoli preferisce vedere uno come De Magistris piuttosto che uno come Lettieri.

Massimo Merighi, il co-autore delle canzoni di Tony Troja, ci vede lungo: paradossalmente, dice lui, sono più democratici gli attuali partiti. E' un dato di fatto che lui, come chiunque altro, non abbia modo di impedire a Grillo di parlare a nome del MoVimento senza che prima lui lo abbia consultato...e non ha neanche modo di decidere le linee generali. Chi possiede le chiavi di tutto è il padrone di casa.
La cosa, conclude Merighi, si potrebbe risolvere solo se si decidesse di dare una struttura riconosciuta ed una leaership al movimento. Si elegge, che so, Grillo e si fanno i congressi ogni tot, con regole chiare e condivise. Senza queste ipocrisie del portale web...("chi gestisce il portale? e chi dice che la democrazia debba essere aperta solo a chi si registra presso una società di marketing e orientamento del consenso, senza potere negare il consenso neanche al trattamento dei dati personali.?").


 Meglio tardi che mai, insomma.
Alla luce di tutto ciò, c'è solo una cosa che emerge con chiarezza da queste elezioni amministrative.
Già ora, a prescindere dall'esito dei ballottaggi, ci sono dei vincitori e degli sconfitti.
E no, lo sconfitto non è Berlusconi, che già ora sta cercando di riscrivere la storia (fingendo che non gliene freghi niente del risultato delle amministrative, fingendo di non averle mai caricate di valenza nazionale e annunciando che, a prescindere, non si dimetterà).



Ad aver vinto è la politica. E ad aver perso è l'antipolitica.

Il progetto ambizioso di Giuseppe Piero Grillo, in arte Beppe, è sfumato. E' fallito nel momento in cui, anche tra i suoi seguaci, c'è chi inizia a pensare al bene comune e non alla protesta fine a se stessa. E' fallito non appena si è iniziato a ragionare sul fatto che no, in effetti non sono tutti uguali. E' fallito quando la gente ha preferito dare fiducia alla buona politica e ai buoni candidati, anche qualora non li convincessero al 100%.
E' fallito non appena la gente ha smesso di farsi dire cosa pensare ed ha iniziato a ragionare con la propria testa.

E, a prescindere dai risultati di lunedì, è qualcosa che può darci speranza.



PS: uno zibillione di link dove persone molto più in gamba di me spiegano con dovizia di particolari cosa non va in Beppe Grillo e nel M5S. Enjoy.


http://borislimpopo.wordpress.com/materiali/il-cosa-e-il-come-%E2%80%93-daniele-luttazzi/
http://www.7yearwinter.com/2007/10/sputare-in-faccia-agli-stupidi-come-forma-di-nutrimento/
http://www.7yearwinter.com/2008/12/la-chiesa-di-grillology/
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/01/09/lintervista-mai-fatta-a-beppe-grillo/
http://sololastrada.wordpress.com/2011/02/07/grillo-e-la-centrale-nucleare-di-bologna/

http://nonunacosaseria.blogspot.com/2010/11/se-grillo-scopre-il-made-in-italy.html
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2010/11/se-grillo-scopre-il-cuneo-fiscale.html
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/03/se-grillo-scopre-limmigrazione.html
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/03/se-grillo-scopre-larticolo-71-della.html
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2010/06/grillo-demagogia-pure-sulle-pensioni.html
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2010/04/due-o-tre-cose-su-g-su-dp-e-sulla-ditta.html
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/03/fanno-cose-ve...dono-gente.html
http://sergiofrigo.myblog.it/archive/2011/04/22/michele-serra-e-il-grillino-di-milano.html
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/31/e-grillo-rivaluto-il-madia-style-viva-l%e2%80%99inesperienza/89386/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/12/grillo-piange-il-morto-sbagliato/103888/
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2011/05/caro-militante-grillino.html
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/grillo-razzismo-e-bufale/2150945//0

venerdì 27 maggio 2011

Il nome e la cosa: quel rifiuto di farsi chiamare "grillini"



Non lo sopportano proprio.

I militanti del MoVimento 5 Stelle non ci stanno, a farsi chiamare "grillini".
Quando i tg li definiscono così, lo ritengono addirittura un atto di censura, un modo per non fare pubblicità al nome del loro partito. Persino La Russa denuncia ciò, solidarizzando con loro in un patetico tentativo di ingraziarseli.

Ma non è solo questo il punto: a loro proprio non va giù che qualcuno evidenzi il loro cordone ombelicale con Grillo: quante volte avrete discusso con un militante del M5S, dal vivo o su facebook?
Quante volte vi avranno ripetuto fino allo sfinimento che "Noi non abbiamo nessun leader!!!!!1!!!11!!UNO!!!" "Noi non siamo grillini, siamo il movimento 5 stelle!!!!"?
Il fatto che dicano questo senza la benchè minima ironia, pur avendo magari come immagine del profilo su facebook la faccia di Beppe Grillo, la dice lunga.
Loro che si facevano chiamare "Amici di Beppe Grillo" o "Grilli Romani, Milanesi, ecc ecc", loro che come simbolo utilizzavano disegnini e fotomontaggi di Grillo, ora vogliono spacciarsi per indipendenti.

Beppe Grillo, dicono loro, non è il loro leader. Serve solo a "dar loro visibilità". Certo, come no.
Il fatto che ogni candidato del M5S debba essere "approvato" ufficialmente da Grillo è un caso.
E' sempre un caso che per dirimere la vergognosa questione dei candidati grillini in Emilia Romagna (dove i ras grillini tolgono il posto a una grillina che aveva preso un fracco di voti alle primarie, sostituendola con uno che aveva preso molti meno voti) si chieda l'intervento ufficiale di Beppe Grillo.

Ma facciamo finta di niente.
La replica dei Movimentini (Movimentati? cinquestellini? i 5 stelle? gli emmecinqueesse? em faiv es? quellidelmovimentocinquestelle?) generalmente, è questa: "Se voi ci chiamate grillini, allora vi dovremmo chiamare vendoliani o bersaniani, no? Non vi darebbe fastidio?".

Per quanto riguarda quelli di Sinistra Ecologia e Libertà, a onor del vero, sono già in molti a chiamali "vendoliani", e non c'è niente di male: S&L è a tutti gli effetti il comitato elettorale di Nichi Vendola, è come se fosse una grande corrente vendoliana. S&L nasce e finisce con Vendola, almeno per il momento. E' il grande vantaggio e il grande svantaggio di quel partito. Che io provi spesso molta simpatia per i vendoliani non mi impedisce di giudicare S&L per quel che è.

Per quanto riguarda i militanti PD, invece, definirli "bersaniani" è errato. Per due motivi.

-Il primo, inutile dirlo, sono le grandi divisioni del PD. Nel PD ci puoi trovare bersaniani, franceschiniani, mariniani, ex mariniani scissionisti, chiampariniani, civatiani, renziani, dalemiani, veltroniani, persino d'ubaldiani.

-Il secondo, invece, va aldilà di queste divisioni fra fazioni. Anche quando tutti i piddini parlano come un sol uomo, anche quando il Partito Democratico ritrova l'unità, anche in quel caso definire "bersaniani" i suoi membri è improprio.
Perchè il PD ha una cosa che ai grillini manca: la capacità di fare autocritica.
Se i grillini (e, in misura minore, i vendoliani) venerano il loro leader come una divinità incarnata, a prescindere da quel che dice, i piddini sanno essere molto obiettivi nei confronti dei loro capoccia, spesso opponendosi a loro, o criticandoli, anche in maniera aspra.
Anche i rappresentanti di una mozione (dalemiani, veltroniani, bersaniani ecc)  son capacissimi di dire al loro leader di riferimento "ti sbagli", o di essere delusi da lui, o addirittura di cambiare fazione, cambiare idea, e così via.

Basti pensare a come i 5 samurai grillini hanno trattato Tony Troja e Massimo Merighi (fino ad allora osannati perchè critici nei confronti del PD) per aver "osato" fare un video musicale satirico su Grillo.
"Cari Merighi e Troja, quanto vi paga l'IdV per fare questi video?" (sì, l'IdV, un tempo foraggiata da Grillo&Casaleggio Associati, ora non gli serve più: hanno un loro partito autonomo, ormai, e frondisti iddivvini come Sonia Alfano)o anche "Cari Merighi e Troja, non è che vi rode il culo perchè non vi hanno fatto cantare al Woodstock 5 Stelle?" e altre carinerie simili.


Come dice Nonunacosaseria in questo splendido post, "Caro militante grillino, hai mai fatto mente locale sul fatto che un militante piddino – con tutti i suoi limiti e le sue arretratezze culturali – se il segretario del suo partito spara una cazzata non si arrampica sugli specchi per giustificare la gaffe, ma gli fa un culo così e, secondo come, potrebbe anche incazzarsi al punto di chiedere la convocazione di un congresso di partito?"

 Come dice Giovanni Fontana in un altro bel post, "quando arrivano i grillini il livello di qualunque discussione crolla, e soprattutto c’è una difesa assoluta e dogmatica di qualunque cosa faccia Grillo, contro qualunque evidenza." e "gli elettori del PD sono fra gli unici che riconoscono gli errori dei proprî leader. È un po’ il concetto che c’è all’inizio di questa vignetta. Ci si arrabbiano, ci si scornano, e se qualcuno critica Bersani – o al tempo Veltroni, o chiunque altro – la risposta è quasi sempre «hai ragione, ma bisogna considerare anche quest’altro fatto», e quasi mai una difesa a oltranza di posizioni insostenibili".

Spero che il concetto sia chiaro.
Per cui, cari militanti del M5S, non lamentatevi troppo se vi definiscono "grillini": lo siete, sic et simpliciter.
Se volete che non vi definiscano così, dimostrate che non lo siete. Con le parole e coi fatti.
Grazie.


PS: Luca Sofri colpisce ancora.
Stavolta decide di dire la sua sulle elezioni amministrative.
Ovviamente boccia senza appello il PD.
Fassino non viene neanche menzionato: il vincitore delle elezioni torinesi, per Sofri, è Chiamparino. Che è un "frondista", un ribelle, un oppositore della maggioranza. Il fatto che Fassino provenga da questa maggioranza è dimenticato. Così come non si parla più dei toni apocalittici con cui era stata salutata la vittoria di Fassino alle primarie ("votano solo i vecchi"...gli stessi che votano Chiamparino, che evidentemente vanno bene solo quando votano un "vecchio gggiovane": da notare che il torinese renziano rivale di Fassino alle primarie è stato battuto, con buona pace di Sofri e Luca Telese).
Milano, addirittura, è il segno della "sconfitta dell'attuale leadership del partito", con le sue "scelte sciocche, “centriste” e pavide" che "hanno accumulato insoddisfazione e risentimento tra gli elettori di sinistra. Bastava invece trovare un uomo di sinistra e in gamba".
Sono d'accordissimo sull'errore nel fossilizzarsi su candidati centristi. Peccato che Luca Sofri e Pippo Civati fossero i più grandi sostenitori di Boeri, il "candidato centrista" del PD.
Peccato che molti esponenti dell'attuale maggioranza (Cundari, per dire) hanno o avrebbero votato per Pisapia, alle primarie (e l'han detto in tempi non sospetti).
Ma si sa, Luca Sofri non ammetterebbe mai di essersi sbagliato, ed ecco che salta giù dal carro dello sconfitto, sale sul carro del vincitore e attribuisce le colpe della sconfitta del SUO candidato alla "miope dirigenza del partito". Un po' come quando fece ponti d'oro a FLI e a Fini per poi diventare il più feroce dei loro critici, quando non sfondarono.
Fortuna che non sono l'unico ad essere perplesso.