sabato 4 agosto 2012

UDC: CVD


Come Volevasi Dimostrare.

Nell'ultima intervista al Corriere della Sera, Pierferdinando Casini annuncia che andrà da solo alle elezioni.
Niente alleanze col centrosinistra, nessuna grossa coalizione.
Casomai, dice, dopo le elezioni ci potrà essere "un'intesa" per qualche riforma condivisa in nome della ricostruzione in un clima di emergenza. (Tradotto: vediamo quanto peso per quanto riguarda il numero di seggi in Parlamento e poi trattiamo.)

Si è verificato ESATTAMENTE quel che dicevo nel mio precedente post.
Ossia, la Carta D'Intenti (legge anti-omofobia, unioni civili per gli omosessuali), unita alle dichiarazioni di Bersani ("Casini pensi ad organizzare il suo campo, io penso ad organizzare il mio, che è quello dei progressisti") e al dialogo privilegiato con Vendola (che nel frattempo si è candidato a sfidare Bersani alle primarie del centrosinistra) hanno reso indigeribile a Casini qualsivoglia tipo di alleanza o di coalizione.
Allo stesso tempo il paziente lavoro fatto da Bersani per staccare Casini alla destra berlusconian-leghista ha senz'altro contribuito a far sì che il genero di Caltagirone si convincesse ad andare da solo, forte del suo vestito nuovo da "responsabile" (per quanto poco credibile possa essere).

Come dicevo io: nessun patto col diavolo, nessuna ammucchiata.
Ora, sorge spontanea una domanda: come è possibile che io, che non sono nessuno, non ho incarichi politici veri e propri, non ho un blog di successo, non sono un editorialista di un giornale blasonato, non sono una star del web, sia riuscito a capire come stavano le cose...mentre invece tutte queste figure politico-giornalistiche e tutti questi opinion leader non ci sono riusciti?
Delle due l'una: o sono un genio io, o sono stati dei cialtroni loro. Una terza opzione prevederebbe che costoro fossero in malafede, ma non voglio essere così cattivo da insinuarlo...

Il resto si vedrà. Se Casini non avrà sufficienti voti (e quindi sufficienti seggi) per essere l'ago della bilancia nel prossimo governo dipenderà banalmente da quante persone decideranno di mettere una croce sul simbolo del suo partito al momento delle elezioni. Quindi, cari elettori, vedete un po' voi che volete fà.

PS: oggi (5 agosto) è uscita sull'Unità un'intervista a Bersani. Confermato: avevo ragione io. Heh.

mercoledì 1 agosto 2012

Uccidi l'Uddiccì, once more with feeling


Stavolta cercherò di essere breve e di non scrivere i soliti megapipponi, giuro.

Sono da sempre un feroce critico della prospettiva di un'alleanza del centrosinistra con l'UDC di Casini: chi mi conosce lo sa, chi non lo sapesse lo può leggere ora.

Qual è il punto? Che il solito Civati, nell'ultimo periodo, sta spacciando l'alleanza tra PD e UdC come cosa fatta, nonostante tutte le prove dicano il contrario. Climax è stato l'odierno incontro di Vendola e Bersani: i giornali hanno titolato "Vendola: ok all'alleanza con l'UdC" (ma basta leggersi i contenuti degli articoli ignorando i titoli per rendersi conto che in realtà dice ben altro), così come Civati sul suo blog.
Questo ha costretto Vendola a fare un'ulteriore conferenza stampa per ribadire ciò che era già palese, ma che i titolisti avevano stravolto, tanto per fare il titolone a effetto.
Ora, che i titolisti siano approssimativi, superficiali e mistificatori si sa: che lo sia Civati mi pare meno accettabile. Delle due l'una: o non capisce, o è in malafede. Non so neanche cosa augurarmi, tra le due opzioni.

Ricapitoliamo gli eventi:
1)Bersani si è candidato alle primarie, dicendo che saranno aperte (anche quindi ad altri candidati del PD, fors'anche a doppio turno, si vedrà). Punto ribadito all'Assemblea Nazionale dopo il casino fatto dalla Bindi.

2)Bersani ha dichiarato che farà le unioni gay come in Germania (Anna Paola Concia si è sposata lì, ad esempio), risolvendo il pasticcio causato dalla Bindi, sempre all'Assemblea Nazionale. Dopo aver parlato con Aurelio Mancuso e gli altri che alla suddetta Assemblea avevano restituito schifati la tessera, questi hanno ripreso la tessera. Evidentemente, li ha convinti, e direi che la loro opinione vale più di quella di un osservatore esterno che brandiva proprio il loro aver restituito la tessera come la prova che il PD fosse una merda.

3)Bersani ha scritto la carta d'intenti, ossia il programma minimo da condividere se si vuole entrare in coalizione. Tra i punti base ci sono la legge contro l'omofobia e le unioni civili fra omosessuali.
Ossia, temi che all'UdC notoriamente non piacciono. Nella carta d'intenti, quindi, c'è un deterrente ad ogni forma di alleanza elettorale con l'UdC.

4)Vendola ha detto né più né meno che quel che Bersani ha sempre detto: "SE l'UdC fosse d'accordo con il programma (politiche economiche anti-liberiste, difesa dell'articolo 18, unioni gay e legge anti-omofobia)" allora è il benvenuto. E grazie al cavolo: in quel "se" c'è tutto. Non è un'alleanza "senza se e senza ma": è un'alleanza "se e ma".

5)E' OVVIO che con un programma così, un partito come l'UdC non ci starebbe MAI: e infatti abbiamo avuto sia un voto in direzione nazionale dove i casiniani chiudono la porta a SeL, sia alcune dichiarazioni di Buttiglione che mette il suo veto all'inserimento del tema dei diritti civili e delle unioni omosessuali nel programma della coalizione.
Ottime notizie dunque, no? L'UdC si chiama fuori dalla coalizione, de facto.

6)Bersani ha detto molto chiaramente: "IO organizzo il mio campo: quello dei progressisti. Casini organizzi il suo, di campo". Si è detto anche (nella carta d'intenti) che con "i moderati di centro" si potrà fare casomai "un patto di legislatura".
Letto?
Non un'alleanza elettorale, non una grande coalizione.
Un patto di legislatura.
Che vuol dire?
Beh, a casa mia vuol dire che si andrà ad elezioni separatamente (PD + SEL ecc da una parte, Casini dall'altra, Berlusconi da un'altra ancora, Grillo pure, ecc). E che, dopo, in parlamento, almeno con una parte degli avversari (ovvero i terzopolisti) si potranno votare insieme alcuni provvedimenti di responsabilità per la ricostruzione (economica e non) dell'Italia e per l'Europa. Non avremo il loro voto sui diritti civili, certo: ma magari ce l'avremo su alcune questioni economiche, chissà. Io sono scettico anche su questo, personalmente, ma non mi sembra AFFATTO che sia un patto col diavolo.

A me sembra così chiaro, boh. Sbaglierò io, chissà.

PS: Ed è inutile, Ciwati, che per buttarla in caciara metti in mezzo Orfini e Fassina (che non mi risulta che sul tema abbiano cambiato idea). Anzi, magari prendessi una decisione chiara e netta come loro, mentre ancora sei indeciso se andare alla prossima manifestazione FIOM o allearti con Renzi in mera funzione anti-Bersani.
Quando scegli fai un fischio, eh. Ma anche no, grazie.

venerdì 6 aprile 2012

E Pippo Pippo non lo sa...

Sembrava una così brava persona...

Dopo la figuraccia del CossedduGate di cui parlavo nel post precedente, Pippo "l'ho detto prima io" Civati cerca di ricostruirsi un'immagine politica credibile. Legittimo, e anche giusto.
Lo fa con un post (due, se contiamo la versione per ilPost) dove, come suo solito, elenca le cose che -a suo dire- aveva detto per primo, come una Cassandra inascoltata.
Un post autoelogiativo e pieno di strizzatine d'occhio, pieno di "noi abbiamo detto questo" (noi chi? e a chi?) e "loro ci hanno risposto picche" (loro chi? quando gli è stato detto? quando hanno risposto?).

Caro Ciwati, chi avrebbe mai detto che la Lega era un interlocutore? Bersani ha anzi sempre fatto notare le ipocrisie e le ruberie della Lega di lotta e di governo, quella che tuona contro "Roma Ladrona" e poi magna insieme al resto della cricca (un esempio, ne ho preso uno a caso, basta saper usare google). Se si parla del fatto del parlare a chi vota Lega, quella è un'idea condivisa da tutte le anime del centrosinistra: da sempre si cerca di convincere chi ha votato qualcun altro (il progetto di Veltroni nel quale Civati credette non era proprio questo? Strappare gli imprenditori brianzoli a Bossi e Berlusconi?), altrimenti ci terremmo le nostre percentuali e bòn. Che poi io, da non politico, con gli elettori medi della Lega non ci prenderei manco un caffè, ma questo è un altro paio di maniche.
Chi è che non si è preparato al voto? Bersani, Vendola e Di Pietro lo erano già, i casini con lo spread che han reso il governo di emergenza una necessità sono arrivati dopo.
Il resto, per carità, sono tante belle parole e tanti buoni propositi, molti dei quali banalmente condivisibili.

Pippo Civati & Paolo Cosseddu/Popolino/il fake del fake


Ma soprattutto, Pippo, è un mal comune, che ci vuoi fare?

C'è stato chi, inascoltato, diceva che Veltroni era un venditore di fumo, che avrebbe portato il PD a sbattere contro il guard-rail.

C'è stato chi diceva che Chiamparino era un rinunciatario, che Marino non aveva sufficientemente seguito, che l'alleanza in nome del nuovismo fine a se stesso ma senza punti fermi non avrebbe portato a risultati solidi.

C'è stato chi diceva che di Matteo Renzi non ci si poteva fidare, che era un immenso bluff, che un'alleanza basata solo sul tema della rottamazione ma con divisioni enormi su QUALSIASI altro tema non avrebbe avuto futuro.

C'è stato chi diceva che "l'archi-star della società civilissima" Stefano Boeri non era il candidato ideale per le primarie di Milano, che forse era meglio qualcun altro per affrontare Pisapia (se non sostenere da subito Pisapia). E' più o meno il periodo in cui con Boeri ci prendevi il Cynar insieme.


C'è stato chi diceva di voler semplicemente riformare le Primarie (non togliere: ri-for-ma-re) per evitare casini, come puntualmente sono avvenuti a Napoli, Genova e Palermo, si è subito gridato allo scandalo ("Primarie libere e aperte per tutti! Primarie sempre e comunque!"). E noi si voleva semplicemente renderle meno schizofreniche.


C'è stato chi diceva che gli alfieri del rinnovamento fine a se stesso non erano affidabili, come s'è visto con Davide Faraone, prima accusato di voto di scambio, poi (dicono i giuovani riformisti) sostenitore di Leoluca Orlando (di cui diceva peste e corna) quando il risultato delle primarie non gli è piaciuto (ok, almeno lì Civati non s'è esposto).

C'è stato chi diceva che accusare i GD Catania di fare spot (in realtà innocui video per cazzeggio personale) che utilizzavano linguaggi associabili al gergo mafioso era una critica ingiusta e immotivata, soprattutto se proveniva da uno che fa un'iniziativa sui giovani del sud chiamandola "Quei bravi ragazzi"., che è un riferimento alla mafia (americana, però, che a noi gggiovani 2.0 l'America piace tanto) molto più di quanto non possa esserlo la citazione di un video-meme di internet con un panda.

C'è chi diceva che Paolo Cosseddu non era un tipo affidabile, e lo dicevano anche altri civatiani (ad esempio qui, e il resto nei link citati nel mio post precedente), ben prima che facesse il cretino con la storia del fake del fake del fake e dei ricattini andreottiani. Uno che sta danneggiando te e tutto il tuo gruppetto di Prossima Italia, per giunta censurando chiunque timidamente glielo faccia notare.

C'è chi diceva che prima di mandare messaggi di solidarietà a Martina Fake De Carli, bisognava intanto verificare se questi insulti ci fossero stati. E magari verificare di non essere amico di un fake che trolleggiava e insultava a destra e a manca.

Però a che serve, ora, dire "io l'avevo detto"?
E soprattutto, noi potremmo anche pensare che tu sia credibile, a proporti come alternativa.
Basta che ci sia coerenza, però. Per mesi, mesi e mesi ci hai martellato con la storia del riunire la direzione nazionale. Cito solo gli ultimi post più recenti: bisogna "aprire un dibattito nell'assemblea nazionale", quindi "basta discutere sui giornali, bisogna farlo nelle sedi preposte, magari in direzione", (bravo), che non si riunisce da 5 mesi e all'ultima assemblea non s'è votato nulla. Tocca "fare un congresso o perlomeno una direzione, che non si riunisce da 6 mesi". Infine, la direzione nazionale viene convocata. E' il momento della verità. Ci ammonisci sull'unanimismo ipocrita che ne verrà fuori (citando il lungimirante Popolino -sì, quello che gioca a fingersi un fake- assurto a guida, faro e vate). Dai, Pippo! Siamo carichissimi, siamo tutti con te! Stupiscici!!!
Ed ecco che alla fine fai il tuo discorso: un innocuo e tranquillissimo intervento sulla Lombardia.
TUTTO QUI? Dopo tutto questo hype???
Sia chiaro: da consigliere regionale quale sei, fare un intervento legato al tuo territorio di influenza è giustissimo, ed è quello che i dirigenti locali dovrebbero fare. Ma per uno che si è ritagliato un ruolo da (presunta) guida politica e da (presunto) opinion-leader e king-maker, è piuttosto deboluccio.

 Non è che così facendo tu riesca a farti la nomea dell'affidabile, né a smentire chi ti accusa di "gonfiare l’hype, organizzare mille iniziative e poi non partecipare o sostenere poco convinto e molto scettico il primo che passa affermando di essere il suo running mate senza che se ne accorga".

E anche il tuo ex-sodale Matteo Renzi non contribuisce a toglierci quest'impressione, allorché dopo essersi spacciato come colui che avrebbe spaccato il mondo, sparigliato i giochi, sfidato mediante primarie la leadership del PD, dell'intero centrosinistra e dell'Italia stessa...ha annunciato che nel 2014 si ricandiderà sindaco a Firenze. La Mozione Gnegnè e la Politica dei Quaquaraqua non ci appassionano, siamo fatti così.

"In politica alle volte ci si prende e a volte no, l’importante è quello che si costruisce. I grilli parlanti non servono." (Marquinho)

mercoledì 4 aprile 2012

Decarlisessuali nel pallone e principesse indie-rockmantiche: quel che gli altri non dicono



DISCLAIMER (a.k.a. Excusatio Non Petita): Sono parte in causa in questa storia? Sì. Sono emotivamente coinvolto? Sì. Qualcuno potrebbe rispondere a questo post menzionando (o mostrando le prove di) una mia condotta passata ben poco degna di un uomo civile e democratico? Sì. Mi interesserà? No. Ho fatto pervenire le mie scuse, e comunque non devo giustificarmi con chi giudica da frasi decontestualizzate. Solo con chi mi è caro. Quindi, voi-sapete-chi, potete anche tentare il killeraggio mediatico sui social o il passa parola orale, ma vi assicuro che è tempo perso. Infine: sono obiettivo? Giudicate voi. Ma d'altronde, ragazzi, questa storia interessa davvero poca, pochissima gente. Quindi, chiunque ne parli -grossomodo- lo fa perché è coinvolto.
Quel che scrivo è obiettivo e privo di bava alla bocca, quindi? Non meno di ogni cosa scritta dalla De Carli. Non meno di qualsiasi cosa scritta sulla De Carli, da ammiratori (suoi) o detrattori (dei GD o della stessa De Carli, post-trauma&delusione). Quindi...

PROLOGO: LE RAGIONI DI UN MEGAPIPPONE (o anche "UN MEGAPIPPONE PER PORRE FINE A TUTTI I MEGAPIPPONI")

Che ingrati, dalle stelle alle stalle. Vatte a fidà degli amici!
Il caso Martina Alice De Carli ormai è scoppiato. Gode di una pubblicità eccessiva, che non merita? Ma senz'altro! Sarebbe bello dimenticarsene e pensare ad altro?  Certamente.
Resta il fatto che ormai se ne parla, che cani e porci la menzionano, che Il Corriere di oggi  ieri fa una ricostruzione del caso (sbagliata e disinformante, tra l'altro) a pagina 19 (sì, sul cartaceo!!!), che ogni blogger sfigato del reame tenta di dire la sua a riguardo per ottenere i suoi 15 minuti di social-celebrità.
Chiudere gli occhi, tapparsi le orecchie, urlare e circondarsi solo di persone che non sanno di questa storia (persone che restano la maggioranza, ma che si chiederanno comunque perchè tu stia urlando con gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie) servirà a qualcosa? Cancellerà automaticamente tutti i fuffa-discorsi che si stanno facendo sul tema? No. Quindi prendiamo atto della realtà e scriviamo qualcosina pure noi.
Possibilmente qualcosa di definitivo, che metta il punto sulla vicenda.

LE ORIGINI DI MARTINA

Eh beh...








Tutto comincia con questa tizia: Martina Alice De Carli. Si autodefinisce una "principessa dal cuore indie-rockmantic" (woah! la regina dei calembour-che-neanche-sono-calembour!) oltre che "giornalista, editorial stylist", sfoggia foto di una bionda dagli occhi azzurri. Scrive prima per TrentaMag, poi per l'Avanti Online, come fashion blogger, specializzata in Dolce&Gabbana e Coco Chanel. E' attiva da anni, aveva anche un blog sul Cannocchiale (anzi, a dirla tutta ne aveva tre) e un profilo su MySpace.
Con un passato da (sedicente) simpatizzante dei Radicali, la persona nota come "Martina Alice De Carli" viene sedotta dal grande sogno veltroniano del primissimo PD. Martina, pare, crede fermamente nel Partito Democratico di Walter Veltroni, e forse ha sofferto profondamente quando il "si può fare" s'infrange sugli scogli della dura realtà: Vartere si dimette e alle primarie il Partito cambia radicalmente marcia, allorchè con circa tre milioni di voti Pierluigi Bersani viene eletto nuovo segretario.
Da allora qualcosa comincia a cambiare.
Martina si comporta in maniera sempre più bizzosa e isterica: cancella amici, li minaccia privatamente, sparla di loro con altre persone, li fa contattare da suoi presunti "cugini" e "amici" che scrivono col suo stesso stile (palesemente fake: qui al commento numero 2 c'è una testimonianza a riguardo)...

IL CERCHIO MAGICO DEI RENZISESSUALI

Sò probbblemi, in effetti.









Infine, la metamorfosi è completa: Martina De Carli trova un nuovo sogno in cui credere: il Big Bang di Matteo Renzi. Più che per gli elogi a Renzi, tuttavia, De Carli si fa notare per i continui tweet, status di facebook e commenti rancorosi nei confronti del PD, di Bersani, della Geloni (citata continuamente e ossessivamente da lei e ribattezzata "Pierchiara Geloni") e dei cosiddetti "Giuovani Democratici". Una serie di attacchi continui che vanno sul personale, eccessivi, senza pretesti, con una bava alla bocca difficile da giustificare.
Tutto questo però, basta per attirare l'attenzione e l'ammirazione di un gruppo ben preciso di persone.
Si tratta di coloro che, pur avendo abbandonato Veltroni (troppo rinunciatario, incoerente e ormai privo di credibilità) non hanno mai smesso di credere nel Veltronismo. Quelli che ora ne vedono come massimo erede Matteo Renzi, sebbene non disdegnerebbero un Passera, un Profumo o una Fornero al suo posto. Quelli che non si perdono un numero di QdR Magazine ("qualcosa di riformista"), che leggono Europa di Menichini, che seguono "Citofonare Adinolfi". Quelli che dietro ogni cosa vedono la longa manu dei cosiddetti "Dalebani". Quelli che osannano Pietro Ichino e amano sfottere e delegittimare Stefano Fassina (e non mi riferisco alla riuscita imitazione di Fassina: quella, almeno, è innocua e divertente).
Tra direttori e giornalisti di Europa, parenti di direttori di celebri TG nazionali, sondaggisti di Termometro Politico e autori della famigerata lettera dei ventenni a Mario Monti (quella che bolla come "egoismo dei protetti, ingordigia dei privilegiati" qualsiasi timida critica alla riduzione dei diritti in nome della flessibilità), Martina De Carli si crea un bel gruppetto di amici: tutti quelli che contano, per avere visibilità. Su twitter si raduna la piccola cerchia di amichetti: tra un "retweet", una citazione-promozione nel #FF (il Follow Friday), una serie di botta e risposta, un reciproco darsi pacche sulle spalle e declamare le lodi dell'altro, si crea la sua fortuna.

I GIUOVANI DALEMASESSUALI: COME E' ANDATA DAVVERO

Convergenze parallele (e baci della morte. Reciproci.)












Infine, il Congresso dei GD: i giuovani renziani, non riuscendo a trovare un candidato segretario unitario e credibile, decidono di puntare su uno dei due candidati che già sono in lizza: il prescelto è anch'egli, come il segretario uscente, più vicino a Fassina che a Ichino, e decisamente poco renziano e molto bersaniano. Ma i piccoli lib-dem decidono di entrare in massa nel suo gruppo, e di cambiarlo dall'interno, a colpi di emendamenti e ordini del giorno. Falliscono anche in questo. E il loro candidato, ad ogni modo, perde. In un'organizzazione di oltre 40mila persone che costituisce il vero futuro del Partito Democratico, la stragrande maggioranza è su posizioni diametralmente opposte a quelle di codesta minoranza libbberal-blairiana. Monta la frustrazione. Qualcosa va fatto, e subito.
Martina può così sfogare la sua acida verve in un articolo satirico: "Noi Giuovani Democratici e Dalemasessuali".
I GD, denuncia la De Carli, osano difendere Bersani dalle critiche, osano preferire "Bella Ciao" a "Mi fido di te", osano non fidarsi di Renzi e preferirgli Fassina, sono brutti, con le occhiaione e le giacche stropicciate, si riproducono solo fra loro "per non imbastardire la mozione", le giovani democratiche pensano più all’articolo 18 che al tacco 12 (un peccato mortale, me ne rendo conto) e non si depilano le ascelle, preferiscono la nuova gestione dell'Unità rispetto a quando c'era Concita De Gregorio (oh, altro peccato mortale, immagino).
Capisco che per la De Carli sia un insulto difendere l'Articolo 18 e non preferirgli il tacco 12, cantare "bella ciao" ed essere di sinistra, ma in gran parte delle cose che scrive, sinceramente, non vedo cosa ci sia di male.
L'articolo per certi versi è anche molto acuto nel citare con arguzia molti tic e cliché sulla giovanile (l'adorazione per Reichlin, la lettura quotidiana dell'articolo di Cundari, l'ossessione fideistica nei confronti di Massimo D'Alema). Il tono rancoroso che traspare dall'articolo, però, unito ad altre offese più o meno velate, lo squalificano. Poteva venir fuori una cosa divertente, e invece...
A sbellicarsi e a darsi di gomito, ovviamente, sono invece i giovani ronzini renzini: finalmente hanno la loro rivincita. Loro perderanno pure, staranno pure sugli zebedei al loro stesso elettorato di riferimento (quello a cui stanno antipatici i "vecchi novecenteschi" e i "dalebani", ma a cui stanno ancor più antipatici loro), ma almeno possono prendere per il culo chi vince.
Insomma, a naso si tratta semplicemente di una corrente di pensiero (coi suoi miti, i suoi tormentoni) che prende in giro miti e tormentoni della corrente di pensiero sua diretta concorrente. Legittimo, eh.
A spammare in ogni dove l'articolo (principalmente su Facebook), sono gli stessi "Giuovani Dalemasessuali" presi di mira dalla De Carli: da un centinaio scarso (la cerchia dei lib-dem) si arriva così a quasi duemila condivisioni. Ironicamente sono i GD stessi a diffondere così tanto l'articolo che li insulta: la maggior parte per rispondere provocatoriamente e orgogliosamente "tutto vero, siamo così, e quindi?", altri per riderci sopra con autoironia, altri ancora per esprimere il loro sdegno o il loro dissenso nei confronti della generalizzazione. Pare che alcuni -peraltro neanche dei GD- eccedano nelle critiche. Martina De Carli, prontamente, denuncia le presunte offese misogine al suo gruppo di cavalier serventi, che non se lo fanno ripetere due volte: su twitter e sui blog fervono i messaggi di solidarietà alla principessina bionda, e pensosi articoli che col ditino alzato esprimono severe parole di monito verso questi "giovani vecchi, poco democratici e poco autoironici" che non tollerano la satira e che la De Carli avrebbe fatto infuriare. Il tutto senza neanche verificare, chiaramente. Sul Fatto Quotidiano (ancora una volta...cartaceo!) gongolano, dimenticandosi del fatto che i loro lettori, nei commenti, rispondono in maniera ben più feroce e abominevole (con tanto di minacce di morte) nei confronti di chiunque osi anche solo sfiorare uno dei loro leader (Grillo e Travaglio su tutti). Sull'Avanti Online di Nencini (non quello di Lavitola, attenzione!), il direttore Giampiero Marrazzo (fratello del Piero Marrazzo presidente della regione Lazio) criticava "la censura dei finti intellettuali di sinistra radical chic" ed altre fregnacce.

"Ardite forme di spin: scrivere un pezzo del tutto irrilevante, passare la giornata a scrivere quanto sia stato criticato e insultato. Per ognuno che chiede «ma chi t'avrebbe insultato? dove?», ce ne son 5 che ci cascano, ti tuittano solidarietà, magari persino ti leggono." (Guia Soncini)

Ironia della sorte, le cose stanno nella maniera totalmente opposta: i GD c'hanno perlopiù riso su, rispondendo alla pernacchia con una contro-pernacchia, creando una pagina facebook sui Dalemasessuali che in poche ore supera i 200 fan. Un altro post su un blog GD, risponde con garbo, autoironia e sarcasmo, e spiega alla perfezione le ragioni dei cosiddetti "dalemasessuali". Allo stesso tempo, invece, sono i GD (anzi, principalmente "le" GD) ad essere offesi e pesantemente insultati: c'è chi riceve offese personali nelle mail su facebook da parte di "amiche" (al 99,9% fake: uno di essi, "Camilla Novelli", è accertato; l'altra, "Carolina Ferraris", è sparita dal web insieme a tutti gli altri account fasulli) della De Carli, c'è chi subisce atti di troll-stalking sulle bacheche pubbliche, volano anche insulti ai parenti...tutte cose per cui i simpatici bloggher d'area e i giornalisti non spenderanno nemmeno mezzo rigo di post: ormai la verità ufficiale è che la De Carli ha fatto satira e che i GD le hanno dato della troia. Fine.
Oltre al danno, insomma, la beffa.

LO SCOOP DI BETMAN, LA FINE DI MARTINA 

Mi raccomando, eh, ci conto.







 Poi, l'inaspettato. Come Caligola fu ucciso dai suoi stessi Pretoriani, così la De Carli viene "eliminata" da uno dei componenti del suo "cerchio magico": Stefano "Betman" Esposito, giornalista freelance, libbberal-adinolfiano. Anch'egli vittima del fascino di Martina, dopo aver scoperto la verità su di lei un delusissimo Betman ("sembrava così bella, così intelligente...") pubblica un articolo destinato a fare scalpore, che rivela come stanno realmente le cose: Martina Alice De Carli non esiste!
In realtà l'articolo in questione dice ben altro. Per cominciare, l'unica cosa certa è che la vera persona dietro "Martina Alice De Carli" nessuno l'ha vista effettivamente dal vivo. Forse è effettivamente donna, forse ha effettivamente quel nome, ma di sicuro non ha la faccia che ha mostrato pubblicamente: tutte le foto che pubblicava su Twitter e Facebook le aveva fregate a una ragazza (modella?) islandese.
Insomma: uomo o donna che sia, che si chiami Martina o meno, di certo non è la sventola bionda e con gli occhi azzurri che attirò tanti cavalieri bianchi salva donzelle di internet.
Dall'articolo di Esposito traspare evidente il suo disappunto: la De Carli, a quanto pare, nel privato delle chat ha fatto invaghire di sé molti maschietti (quasi tutti quelli dell'area gggiovane 2.0 ichinian-renziana ex weltroniana), abusando della buona fede di molti. Gli stessi che sfottevano Fassina per come parla strano (e per come assomiglia a un personaggio di Kiss Me Licia) e che poi speravano che la De Carli finalmente accettasse il loro invito a ballare al Borghetta Style.

Betman rivela anche lo stuolo di fake (i profili facebook fasulli, sempre controllati dalla stessa persona) che s'era creata: fake che tra l'altro comunicavano fra loro. In pratica si parlava e rispondeva da sola, si faceva i complimenti da sola e si ringraziava arrossendo. Roba da far paura. Molti di questi account, tra l'altro, servivano appositamente a mettere i "mi piace" ai suoi articoli (falsificando anche il livello di gradimento di quel che scriveva, ovvio: di fake accertati ce ne sono ALMENO 10!!!).

La frase meno offensiva che ha scritto Martina Carolina Ferraris, ci crediate o no.

Da testimone oculare (e dotato di prove) posso anche confermare una cosa: Martina ha utilizzato i suoi fake per insultare in maniera continuata, isterica e orribile alcune Giovani Democratiche (con insulti che spaziavano dal loro aspetto fisico alla loro condotta morale e sessuale, ai loro parenti), e ipocritamente poi interveniva col suo account ufficiale ("Martina Alice De Carli") per redarguire le sue amiche e invitarle a fare come lei, ossia non insultare le GD e limitarsi a compatirle. Faccia tosta, già.
La stessa faccia tosta che l'ha spinta (tramite account finto) ad insultare una ragazza su facebook accusandola di non mettere mai le foto della sua vera faccia: in pratica, accusava altri di quel che lei stessa faceva (e, cosa ancor più grave, fregando foto altrui all'insaputa della persona la cui faccia è stata rubata).
Altro COLOSSALE esempio di faccia tosta è il fatto che lei era già salita agli onori delle cronache quando un articolo del Fatto Quotidiano l'aveva menzionata per essersi lamentata di chi le fregava le foto su facebok postandole a nome loro.

E quindi anche tu mi hai rubato la foto per poi pubblicarla con il nome tuo? Complimenti! Buona vita, furbetto del quartierino. (cit.: Martina Alice De Carli, furbetta del quartierino)

L'OTTO SETTEMBRE DEI DECARLISESSUALI: CRONACHE DAL POST-DECARLISMO

Guarda, a memoria era quella a cui mandavi struggenti messaggi di solidarietà, quindi sì, conosco.
Oh, magari mi confondo, eh.



















Comincia tuttavia la gara a smarcarsi: così come dopo il '43 in Italia tutti si dichiararono "antifascisti da sempre", ora tutti i "decarlisessuali" si affannano a negare, minimizzare, dissociarsi, quando non sparire nell'anonimato.
"Sono sotto shock", singhiozzano donne che in nome del girl power da suffragette c'avevano fatto amicizia. "Sono stato un cretino a iscrivermi alla P2", risponde Maurizio Costanzo.
"Beh, in effetti è chiaro: era troppo bella per essere così esperta della sinistra dalebana", scrive un sedicente RenzianVeltronianMiglioristaMoroteoDuePuntoZero. Un tweet della Volpe replica che, tanto, l'uva era acerba.
Stefano Menichini di Europa si congratula con Betman per lo scoop. Glissando sul fatto che lui stesso, direttore di un giornale, non s'è mai minimamente insospettito (tant'è che Esposito, che è freelance e mica direttore, c'è arrivato prima) e ha sempre ricoperto Martina Alice di complimenti e botta e risposta "complici" (oltre che a suggerirla come #FF, ovvio). Menichini con la De Carli, Rutelli con Lusi...insomma, tutti ottimi giudici di carattere, in casa Margherita.

ASCESA E CADUTA DI POPOLINO: CONFESSIONE E SMENTITA

Mentre ci si affanna a ribadire estraneità ai fatti con frasi tipo "non conosco nessun Mills" "è un mariuolo" "sono sempre stato antifascista, anche quando scrivevo il Manifesto della Razza" "non sono mai stato comunista, neanche quand'ero nel PCI" "non ho mai avuto rapporti sessuali con Monica Lewinski" "non c'ho mai provato con Martina De Carli e non le ho mai espresso solidarietà", ecco che arriva l'inaspettato.

Esiste come termine, eh. Controllate su gùgol, ché qui non si dà della meretrice a nessuno/a.
Ma voi siete ggggiovani 2.0, lo saprete già. Sennò vi ritiro la patente giovanile.
Interviene a un certo punto Paolo "Popolino" Cosseddu, noto per essere l'analista e l'ingrossa-autostima di Ciwati (nell'articolo linkato un interessante aneddoto che ben spiega l'autoreferenzialità del consigliere di Monza e del suo "avvocato difensore" sardo). E' noto anche per gestire il sito civatiano "Prossima Italia" in maniera dispotica, tanto da aver scatenato una guerra tra ciwatiani (qui la parte due, qui la quentintarantiniana parte tre, anch'esse perfette per capire il tipo).
Insomma, Paolino Popolino sostiene di essere lui la vera Martina De Carli. Il tutto in un articolo zeppo d'autostima, dove l'autore si da mille pacche sulle spalle da solo: era al tempo della campagna dei post-it di Repubblica nel 2003 che non vedevo qualcuno così orgoglioso di gridare al mondo "io sono un coglione".
Cosseddu confessa candidamente di aver fregato l'identità altrui rubando le foto dell'islandese (sai, si chiama furto d'identità, è reato), e per evitare grane legali ammette ancor più candidamente un altro reato: nessuno oserà denunciarlo, dice, perché possiede "l’archivio di tutti i tentativi di tacchinaggio più o meno molesto che un’enorme quantità di uomini, molti dei quali impegnati, mi ha fatto nel corso dell’esistenza virtuale di Martina". Insomma, un ricatto bello e buono, con tanto di citazione di Andreotti e minaccetta mafiosa.
Ad esso si aggiunge un racconto fumoso e contraddittorio su come avrebbe fatto tutto lui, utilizzando la sua ragazza per "un paio di telefonate alle quali non poteva non rispondere". Tutto un palese tentativo di gonfiare l'hype in cerca di visibilità: si sa, ha visto che due testate notoriamente sfigate come L'AvantiOnline e TheWeek hanno fatto un sacco di visualizzazioni con questa storia, e anche un blog parimenti sfigato ha il diritto al suo quarto d'ora di celebrità. "Mi si nota di più se ignoro il dibattito del momento o se fingo di esserne l'artefice?" fa un po' il paio con il "Mi si nota di più se non parlo del tema del lavoro a differenza di tutte le altre anime del PD o se annuncio di andare alla manifestazione della FIOM proprio ora che Orfini e Fassina non ci vanno?" del suo sodale e leader Pippo. Il tentativo di attentionwhoring del Cosseddu, tuttavia, è stato sostanzialmente ignorato dai più: ritenta, sarai più fortunato.

Ce l'hai con me? Eh? Ce l'hai con me?







 Subito Giuseppe "Pippo" Civati viene tirato in ballo, ed è in grande imbarazzo: Popolino/DeCarli rischia di essere il suo Lusi personale. Già l'endorsement di Luca Sofri è stato un po' il suo bacio della morte per la sua futura candidatura a segretario del PD (sempre che non si tiri indietro come tutte le altre volte: io ho modelli più gggiovani e più credibili di lui -e più simpatici, e meno permalosi, ecc ecc- ma fosse la volta buona che dalle belle parole passa ai fatti?). Ora ci mancava solo questo: che credibilità può avere come futuro possibile Segretario del PD uno che come principale collaboratore ha un tizio che si spaccia per una modella islandese, raccoglie informazioni private sotto falso nome e ricatta e minaccia a destra e a manca pur di non esser denunciato? E il tutto sotto il suo naso, peraltro?
Insomma, Ciwati si sbizzarrisce nel classico "non sapevo, non potevo immaginare, è stato fatto #amiainsaputa" e cose così. Dispiaciuto per il gesto del suo amico (anzi, ex-amico, dato che usa il tempo passato: "era"), Giuseppe dice che da lui una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata (salvo perdonarlo, nell'update, una volta saputa la verità).

Arriva poi, dopo pochissime ore, la smentita: in quelle poche ore in cui ha indossato la maschera della De Carli, s'è beccato gli insulti di tutti i #DeCarliSessuali, i/le groupies adoranti che la vedevano o come la collega suffraggetta per l'emancipazione femminile a colpi di borsette griffate e repliche di Sex And The City, o come l'amica del cuore che stavano salvando dai problemi di anoressia, o come l'affascinante anima gemella che erano riusciti a conquistare. Troppo per poter reggere: e forse, chissà, è entrato in contatto con qualcuno che si sarebbe pulito le terga con le sue ridicole minaccette sul "grande archivio". O il cui desiderio di vederlo mangiare la polvere superava la paura di essere sputtanato dalle presunte conversazioni salvate.
In breve, Popolino Bue se la fa sotto, ritratta e confessa di essersi inventato tutto: no, non è lui Martina De Carli. Il tutto sarebbe frutto di un suo esperimento sociologico nonché un modo per "dare una lezione" a Marco Esposito di TheWeek, reo di aver detto che MADC non esiste, quando l'unica cosa certa è che ha usato foto altrui (cosa che non implica che "Martina" non sia effettivamente "Martina").




Insomma: sono Martina? No, sono una modella islandese! No, sono Popolino! No, sono una marionetta!

La scena più bella però è quando, su Twitter, arriva Luca Sofri che tira per le orecchiette Popolino e Ciwati e gli fa grossomodo: "Basta cazzate, tornate a cambiare il mondo". E Civati -che mi immagino con sguardo basso e aria mogia- che risponde "hai ragione...". C'è tutto un mondo, dietro questo scambio di tweet. Aspetto con ansia anche io che "tornino" a cambiare il mondo (quindi lo stanno già cambiando, vè? con calembour e post stizziti? fico!), e non invidio Sofri nel suo aver preso atto che un altro dei suoi cavalli vincenti si sta gettando a braccia aperte nel mondo dell'irrilevanza politica.

Guarda che papà ti sculaccia, eh.














COSA ABBIAMO IMPARATO OGGI?

Ora, tre conclusioni se ne possono trarre, da tutta questa noiosa pantomima.

La prima è che il Direttore dell'Avanti Online, Giampiero Marrazzo, deve dare delle spiegazioni. Aveva promesso di farlo ("Domani avrai le tue risposte", scriveva l'altro ieri). Ancora non l'ha fatto.
Il direttore è responsabile di aver scelto i suoi collaboratori senza prima verificare (o verificando e tacendo): non è la prima volta che alcuni articolisti utilizzano pseudonimi o celano il proprio volto, ma mai fregando il volto di un'ignara vittima, mai andando oltre il loro ruolo di giornalisti (con minacce, offese personali e inganni). Dopo una notizia del genere, in molti paesi, il direttore responsabile si dimetterebbe.
Il fatto che stia glissando e che non stia dando risposte è preoccupante, e confido di postare presto un update di smentita.

La seconda è collegata alla prima: trovo osceno e orrendo che, in tutta questa storia, tutti quanti -ma proprio TUTTI- si siano dimenticati di una delle sue principali vittime, ossia la ragazza islandese che s'è vista rubare la faccia. Tra offese, diffamazioni, insulti e furti d'identità, questa storia non è per niente da ridere, dato che ci sono di mezzo reati civili e penali.
E il fatto che molti amici di Paolo Cosseddu gli dicessero "sei un mito" mentre -quando si spacciava per Martina- non solo confermava tali reati, ma ne aggiungeva altri alla lista (ricatto, minacce), è un altro esempio della brutta aria che tira: il potere d'azione dato dai social network sta dando alla testa. E, soprattutto, si sta sdoganando un atteggiamento totalmente privo di qualsiasi morale o etica professionale. Consola solo sapere che, dopo questo fatto, "Popolino" è praticamente un uomo finito, almeno politicamente parlando: se anche il "Prossima Italia" suo e di Civati affonderà, questo dipende solo da come agirà Pippo, se riuscirà a fare qualcosa di concreto che faccia dimenticare il modo in cui il suo collaboratore principale (e animatore della piattaforma Prossima Italia) passa il suo tempo libero.

Ma no, infatti! E' che ti disegnano così!

Siamo già a due persone potenzialmente rovinate da questa storia, insomma. E ora arriviamo al punto conclusivo della vicenda: ce ne frega qualcosa di chi è davvero Martina De Carli? No.
Non deve fregare a nessuno? Beh, a qualche Giudice del Civile e del Penale fregherà eccome. Alla Polizia Postale, pure. A chi ha subito offese anonime, idem.
Io, personalmente, non ho bisogno di sapere chi sia Martina Alice De Carli, perché lo so già: è una persona capace di fregare foto altrui e accusare altri di far quello che lei fa regolarmente. E' una persona che si nasconde dietro fattezze gradevoli e attraenti. E' una persona che ha bisogno di crearsi degli ulteriori account finti per farsi i complimenti da sola, darsi ragione e mettere i "mi piace" ai suoi stessi articoli. E' una persona piena di odio, livore e rancore, al punto da scadere spesso nell'isteria scomposta. E' una persona che impiega questa isteria utilizzando gli account finti per dire quel che lei ufficialmente non può dire. E' una persona capace di usare con grande maestria paraculaggine e vittimismo, esperta nell'affermare di essere vittima del veleno che in realtà propina agli altri. E', in definitiva, una persona disprezzabile. Una persona che forse ha dei problemi, e forse ha bisogno di aiuto. Un aiuto vero, quello che groupie, yes-men, suffragette, spasimanti e cavalieri non possono darle.

I Gi(u)ovani Democratici (Dalemasessuali e non) dovrebbero sentirsi "gabbati" dal fatto che era un troll-fake? E perché mai? La sua faccia (e forse la sua identità) erano false, ma i suoi pensieri e le sue idee...oh, quelle erano verissime. Il fatto che a dire quelle cose era una persona sostanzialmente fasulla è una nota di demerito per quella persona, non certo per i GD.
I detrattori della De Carli han fatto una crociata contro i mulini a vento? Direi di no: si è risposto a delle opinioni fin troppo concrete. Casomai bisognerebbe dire qualcosina in più sui sostenitori della De Carli, che han fatto una crociata con l'aiuto dei mulini a vento.
Già, perché coloro che davvero sono usciti sconfitti da questa storia sono proprio i "decarlisessuali". Quelli che facevano gli amiconi con lei, quelli che ci provavano con lei perché finalmente avevano trovato la donna dei loro sogni: bella, antidalemiana e liberista. Quelli che, come dice Stefano Cappellini, "le hanno offerto al buio e ad minchiam vibrante solidarietà". Loro credevano in lei, loro si fidavano di lei, e quindi loro sono quelli più sconvolti da tale rivelazione, quelli che si sono sentiti più presi in giro, e in definitiva quelli più danneggiati..

La De Carli era Renziana, liberal-ichiniana, odiava Bersani e odiava i Giovani Democratici. Stesso profilo psicologico del suo stuolo di fan adoranti. Ora sappiamo che UNA renziana anti-GD era una persona che rubava identità altrui e usava profili falsi per ingannare la gente, darsi ragione da sola ed offendere sul personale (e pesantemente) il prossimo, sicura dell'anonimato, convinta di farla franca. E sappiamo che gli ALTRI renziani anti-GD erano persone che si son fidate ciecamente di una tizia del genere, applaudendola e avallando tutti i suoi comportamenti, salvo trincerarsi ora dietro il "non potevamo sapere, non potevamo immaginare". La contraddizione -e la vergogna- è tutta interna alla causa stessa dei renziani anti-GD. Perché si sa, idee e persone camminano insieme (o almeno, questo dicono sempre i renziani quando si difendono dalle accuse di leaderismo e personalismo della politica): ed ora quelle persone, i giovani pensatori, sono in grande imbarazzo, in piena crisi di credibilità. E, di conseguenza, sono in crisi le idee di cui si fanno portatori. E starà a loro, nei mesi a seguire, cercare di smontare il cliché che vedrà associato a quel tipo di pensieri una ben precisa idea di persona. Un lavoro per nulla facile.

Perché parliamoci chiaro: parlando anche solo per me, io Martinalice non la apprezzavo già prima. Avevo una pessima opinione di lei in tempi decisamente non sospetti. Questa scoperta non mi fa cambiare questa opinione più di tanto: semmai mi fa aumentare di poco il disprezzo (perché tale persona si rivela ancor più vigliacca). E allo stesso tempo lenisce quello stesso disprezzo, perché ad esso si aggiunge un briciolo di compassione (se tutto è come penso si tratta comunque di una persona che ha dei problemi).
Sono quelli che l'hanno apprezzata e idolatrata, quelli che la vedevano davvero come un punto di vista, magari anche un modello irraggiungibile a cui aspirare, una assieme alla quale fare lotta politica, una con cui avere una storia...sono queste persone qui, a doversi fare qualche domanda.
E qui, finalmente, chiudo.

PS: la faccia del manifesto "Ti presento i miei" a inizio post è quella di Ása Steinarsdóttir (©). L'immagine -comunque geniale- non l'ho creata io (bensì -così pare, salvo smentite- alcuni ex-amici della De Carli) e son disposto a toglierla qualora mi venisse fatto presente. Certo, non è il massimo che gli stessi ex-sostenitori-ora-detrattori della rubafacce commettano lo stesso errore della rockmantica, prendendo a prestito foto altrui senza chiedere il permesso.

domenica 25 marzo 2012

Quando Scalfari difendeva l'Articolo 18.


"Non era una folla, non era un'indistinta marea, erano persone che pur nella loro diversità anagrafica e sociale avevano alcuni tratti comuni: la compostezza, la maturità degli atteggiamenti, la tranquilla ma ferma decisione di difendere una causa giusta, in nome proprio e in nome di tutto un paese: la causa della democrazia contro la violenza, della certezza dei diritti contro l'arbitrio, della libera eguaglianza contro il privilegio. Per questo non era una folla quella accorsa da tutta Italia alla chiamata del sindacato, ma un soggetto sociale e politico. 

 

Conta poco la gaffe del segretario della Cisl quando ha sentenziato: "È una manifestazione di parte". Poteva risparmiarsela Pezzotta questa invidiosa battuta poiché è stata la manifestazione di una parte del sindacato, di una parte dei lavoratori e della sinistra italiana, ma una parte rappresentativa anche di chi fisicamente non c'era ma era lì con la mente e con il cuore, anche i lavoratori della Cisl erano lì senza bisogno che ce li portasse per mano il loro segretario

 

 Di solito ci si commuove quando tante persone si riuniscono per sostenere tutte insieme una visione del bene comune. L'etica tocca le corde del cuore e il bene comune è un fatto etico molto prima che politico. E c'era, la si vedeva su quei volti di giovani e di anziani, una commozione diffusa."

 

Martedì intanto il presidente del Consiglio incontrerà di nuovo le parti sociali "per parlare di tutto" ribadendo però che sull'articolo 18 il governo non cederà di un millimetro. Come mai tanta rigidità? Dicono gli esperti: perché è diventata una questione simbolo, perché si deve pagare la cambiale alla Confindustria e questa è la prima rata, perché nel governo adesso volano i falchi.

Sarà certamente così, ma di ragione ce n'è anche un'altra assai più corposa: tutte le altre misure proposte dal professor Biagi e dagli altri consulenti del governo costano soldi, molti soldi. La sola decontribuzione costa 6 mila miliardi di euro; il salario sociale varrebbe a dir poco 40 mila miliardi di vecchie lire e così via. E chi glieli dà questi soldi al povero Tremonti che è anche in ritardo con la diminuzione delle tasse che stanno anzi addirittura aumentando? C'è una sola riforma (è vero governatore Fazio?) che non costa assolutamente niente ed è quella dell'articolo 18. Quella brucerà soltanto sulla pelle dei lavoratori colpiti. E in fondo in fondo di loro chi se ne frega?"


Eh, sì, gente: questo è proprio Eugenio Scalfari, dieci anni fa. Sì, lo stesso che ora dice "I simboli sono pericolosi, provocano guerre mondiali e genocidi."
Chissà cosa ne pensano, quelli che ora twittano e condividono entusiasti i suoi articoli, ove si usano gli stessi trucchi e artifici retorici dai quali lui metteva in guardia nel 2002: farla passare come la lotta minoritaria di un solo sindacato per la difesa dei suoi privilegi, farla passare come una battaglia di parte della sola CGIL, una guerra di retroguardia, di conservazione. Chissà cosa direbbero della critica verso la posizione irremovibile del governo di allora desideroso di bypassare le parti sociali, sull'allusione del favore a Confindustria, sul fatto che il riuscire a scardinare l'articolo 18 sia un trofeo da esibire e l'unico, vero simbolo.
Chissà che ne pensa lui stesso, ora.

lunedì 5 marzo 2012

Chi ha perso le primarie di Palermo



Ah, l'analisi del voto! Ah, il dibattito del giorno dopo! Nel Paese dove tutti si sentono allenatori della Nazionale o segretari del PD, vuoi che non parliamo delle primarie di Palermo? Sì, vuoi. Ma parliamone lo stesso.

Nel corso dell'impietoso spoglio, man mano che diventava sempre più dolorosamente chiaro che 67 palermitani di troppo avevano ritenuto una buona idea votare per Cetto La Qualunque piuttosto che per la moglie di Borsellino, su twitter tutti si spacciavano per geniali battutisti scrivendo tutti grossomodo la stessa identica battuta su Putin che vince le primarie di Palermo, sui voti degli italiani all'estero, il seggio della Florida (nota ar Popolo de Twitter: prima di lamentarvi di Crozza che vi frega le battute, riflettete se non sia più probabile che tali battute, semplicemente, erano così banali e scontate che potevano venire in mente a chiunque, senza bisogno di doverle cercare su Twitter o Spinoza).
Tra i soliti clichè, ovviamente, c'era anche il tiro al Bersani, inutile dirlo. Uuh, ma Bersani perde sempre le primarie! Uuh, ma Bersani porta sfiga pure ai gatti neri! Uuh, ma persino Putin perderebbe se lo sostenesse Bersani! E così via. Avete ragione, cari amici del "Ma quando mai Bersani ha vinto un'elezione?". Bersani è solo stato eletto a stragrande maggioranza dalla società civile alle Primarie Nazionali. E' solo il segretario di quello che al momento è il primo partito in Italia, che veleggia verso il 30% e oltre. Mi avete convinto, deve dimettersi.

Bersani sosteneva la Borsellino. Vendola sosteneva la Borsellino. Di Pietro sosteneva la Borsellino. Ne decuco, quindi, che anche Vendola e Di Pietro debbano dimettersi per il risultato?
Si cita sempre questa storia, che Vendola vincerà perchè batte sempre Bersani alle primarie. Cosa peraltro non vera: la maggior parte dei candidati ritenuti "vendoliani" con Vendola non han mai preso neanche un caffè, e tra l'altro sempre ieri Cialente è stato riconfermato alle primarie per il sindaco de L'Aquila. Eh, già, Cialente, il sindaco uscente (fa pure rima) sostenuto dal PD. Il Vecchio, il Palazzo, l'Apparato, la candidatura piombata da Roma, il tizio attaccato alla poltrona che non vuole lasciare spazio ad altri, il candidato di Bersani. Ecco, lui ha battuto "senza fatica" (cito i giornali) il candidato di SEL (di Vendola, quindi).
Buffo poi che gli haters del PD (quelli che bramano le primarie per danneggiarlo) non si rendano conto che il PD alle varie elezioni, amministrative e non, abbiano preso percentuali di quasi dieci volte superiori a quelle di SEL. Ma già, questo avviene solo nelle elezioni vere. Quelle che contano.

Ora, poniamo che abbia perso Bersani. Ma hanno perso pure Vendola e DiPietro, se è per questo. Quindi, chi ha vinto? Andiamo con ordine.
Se tutto il centrosinistra che conta ha perso, i casi sono tre: o ha vinto "un altro centrosinistra", o ha vinto "il nuovo anti-establishment", o ha vinto "il centrodestra". Quartum non datur.

I fautori dell'"altro centrosinistra" (e quale altro centrosinistra ci può essere? I veltronian-liberali di Renzi!) dicono che a perdere le primarie non è Bersani, ma "la foto di Vasto", ossia l'alleanza PD-SEL-IDV. Certo che questa società civile non sa proprio quel che vuole, se a ogni amministrativa cambia idea su quel che vuole. Insomma, solo ieri ha cambiato idea due volte, premiando e bocciando contemporaneamente i candidati di Bersani. A Genova e Milano la societàcccivile era ancora più a sinistra di Vasto (e decisamente lontana dalle idee politiche renziane), per dire. Non è che forse ogni amministrativa va valutata singolarmente per il messaggio locale e non nazionale? Ma no, figuriamoci!

Allora, chi ha vinto? Renzi? Direi di no: Faraone è arrivato terzo. Ha ottenuto un ottimo risultato, dite? Beh, sì: non era sostenuto da nessuno. Se non dai renziani. I renziani giocavano per vincere, poche palle: hanno pure mandato il renziano avanzo di Mediaset, Giorgio Gori, a fare da spin doctor per l'occhialuto rottamatore palermitano. E' inutile che ora facciano gli umili con la storia del "bravi lo stesso", "l'importante è partecipare", "siamo i vincitori morali": Renzi e i suoi si candidano ad essere la nuova classe dirigente del partito e del Paese. Il sindaco di Firenze è spacciato da alcuni come vincitore sicuro di ogni primaria, da quella per il Segretario del PD a quella per il candidato Presidente del Consiglio. Viene visto come il Nuovo che dovrebbe spazzar via la vecchia dirigenza e gli apparati, dovrebbe rottamarli tutti...e non solo non sa fiutare il nuovo, fissandosi sulla Borsellino senza minimamente immaginare l'affermazione del giovane Ferrandelli, ma arriva persino terzo, risultando ancor meno convincente e credibile della segreteria che tanto critica: Atene piange, ma Sparta non solo non ride, ma è pure più antipatica. Performance fiacca e loffia, che neanche le accuse di "finanziamenti scorretti alla campagna della Borsellino" son riuscite a far decollare. Un ennesimo bluff dei renziani, che d'altronde han ricevuto già troppi endorsement dannosi (da Adinolfi a Sofri all'Alicata).
Aggiungiamo che i rottamatori perdono doppiamente: vince infatti il candidato che sostiene l'alleanza con Raffaele Lombardo e il suo MPA. La stessa alleanza che Mila Spicola (agguerrita sostenitrice di Faraone e detrattrice della Borsellino fino ai limiti della diffamazione) ha sempre vantato di criticare in tempi non sospetti, prima di tutti. Ad essere bocciato non è solo il candidato Rottamatore, ma anche il suo programma.

Ha perso, infine, la candidata outsider di cui neanche mi ricordo il nome. A quanto pare usare come argomentazione politica il fatto di essere donna e il bullarsi di essere outsider non son cose che appassionano particolarmente il popolo delle primarie, nè risultano valide motivazioni per essere votati. Aggiungiamo l'endorsement a sorpresa della renziana (ma stavolta non faraoniana) Cristiana Alicata (il bacio della morte, insomma) e la sconfitta è totale.

Chi ha vinto le primarie, insomma? Dicono dalla regia che il vincitore si chiama Ferrandelli, tizio che nessuno conosce ma che tutti dicono essere "vicino alla gente" (per atto di fede, evidentemente). Sostenuto da una fronda dell'IdV e da alcune associazioni. Candidato, tra l'altro, di quella pessima fascio-demagoga di Sonia Alfano, e di alcuni membri del Movimento dei Forconi.
I gggiovani, la società civile (chissà perchè, tutti i candidati ritengono di essere i più rappresentativi della società civile, qualunque cosa questo termine significhi), il nuovonuovopiùnuovodirenzi, l'Antipolitica, chiamiamoli come ci pare. Mi divertono molto i giovani "più puri dei puri" che sostengono Ferrandelli, specie quando difendono le sue scelte politiche arrampicandosi sugli specchi. Quella che si vanta di essere l'antipolitica, quelli "contro la vecchia politica e contro i partiti", alla fine hanno scelto proprio il candidato più partitocratico di tutti, il più politicista, il più abile stratega maneggione, il più esperto delle manovrine di palazzo. Non disdegna di avere sostenitori che pagano sconosciuti per votare per lui (stando alle voci), pare non disdegnare neanche i voti falsi (numero di schede segnate superiore al numero di elettori che si son presentati al seggio, schede di colore diverso) e, dulcis in fundo, è a favore del sostegno al Governo Lombardo, sommo fautore delle Grandi Alleanze.

Come dite? Ma non era D'Alema, quello fissato con le grandi alleanze? Quindi ha vinto la linea di D'Alema (con la quale peraltro sono in disaccordo), giusto? Ma D'Alema non è l'eminenza grigia dietro Bersani? Quindi in realtà ha vinto Bersani, no? Ah, aspettate, state dicendo che D'Alema non è più favorevole alle grandi alleanze col centro perchè ha corretto la rotta, ascoltando la base e la società civile? Allora queste primarie dicono che la scelta vincente era proprio la sua idea iniziale, al contrario, e non quella suggerita da "base" e "fautori della società civile": col senno di poi forse le dovrebbe seguire di meno, le sirene della società civile? Ma tutti questi sono discorsi oziosi: servivano solo per farvi capire quali fesserie uscirebbero fuori dal dare una valenza nazionale alle primarie di Palermo.

Non mi soffermo neanche su quelli che dicono "non solo perde la foto di Vasto, ma con Ferrandelli vince il governo Monti", perchè non possiedo lauree in psichiatria e non posso far nulla coi casi disperati.

A quanto pare ha vinto Raffaele Lombardo. Di nuovo.
Chi ha perso davvero, insomma? Beh, per cominciare hanno perso -per l'ennesima volta- i fini politologi, i sondaggisti e gli editorialisti. Quelli che hanno sbagliato ogni previsione e analisi pre-voto e che ora, con somma arroganza e faccia tosta, sono pronti a spiegarci (e a spiegare al PD) perchè Bersani ha sbagliato. Il tutto, ripeto, quando non avevano minimamente previsto Ferrandelli e l'avevano totalmente sottovalutato quando non ignorato.

I prossimi giorni ci diranno chi o cosa è davvero Ferrandelli (che, pure, s'è rivelato più signore di molti capiscioni del PD, da Tonini a Gentiloni a Parisi a Letta). Oggi prevale la delusione e lo sconforto. Se fosse vera la metà delle cose che si dicono a riguardo, in qualche modo ha vinto comunque il centro-centrodestra. Sì, il centrodestra vince le primarie del centrosinistra. A perdere, quindi, sono anche i palermitani, perlomeno quelli del centrosinistra. E la colpa è anche di uno strumento che ha permesso che il LORO candidato fosse scelto anche e soprattutto coi voti degli ALTRI. Quando elettori del centrodestra e dell'MPA votano i candidati del centrosinistra, capisci che la sfida è un po' troppo aperta e le regole decisamente poco strette.

Avete capito, insomma, chi è lo sconfitto più importante di queste primarie?
Sì, le primarie stesse. E con loro, i sostenitori delle "primarie sempre e comunque".
Questa volta la corda s'è spezzata e lo strumento delle schizofreniche primarie del centrosinistra aperte a tutti ha mostrato la corda. Motivo in più per ribadire che il PD merita "miti fondativi" migliori delle primarie, e che, se proprio primarie devono esserci, il candidato del PD sia unico. Non tanto perchè rischia di vincere il candidato extra-PD (dato che il PD spesso vince), ma perchè con più PD in lotta fra loro, sembriamo dei tafazzisti bipolari.

mercoledì 22 febbraio 2012

Le Alicatilinarie (sulle Primarie PD Lazio e il "voto di opinione")



E insomma alla fine si son fatte, le primarie per scegliere il Segretario del PD Lazio. 
Primarie che hanno seguito un copione ormai collaudato: gli addetti ai livori si sono subito attivati, spacciandole come la lotta tra Bene e Male. Proprio il modo migliore per trovare l'unità e la concordia, insomma: se perdi, con che faccia puoi sostenere lealmente le forze dell'oscurità? Se vinci, come speri che l'Oscuro Sire ti segua senza rancore? Dettagli.
Al grido di "salviamo il Lazio", i presunti rappresentanti della società civile hanno imbracciato le armi contro i presunti rappresentanti dell'apparato.
Chiunque viva nel Lazio sa benissimo a cosa mi sto riferendo: alla lista di Bachelet.

Ora, io non ho niente contro Giovanni Bachelet. Seriamente, prima che si ufficializzassero le candidature al Congresso c'è stato anche un momento in cui flirtai con l'idea di votarlo. Questo, certo, prima che scendessero in campo le Forze del Bene a dirmi quanto sarei stato stronzo qualora non l'avessi scelto (a prescindere se avessi votato Gasbarra, Leonori o Pacciotti), rendendomelo così invotabile.
Conosco però diverse amiche e amici che stimo e apprezzo, che l'hanno votato e che erano anche in lista con lui. E poi diciamolo, lui ha anche preso la sconfitta con un briciolo di dignità e signorilità.
Ok, forse un difetto ce l'ha: non è riuscito o non ha voluto mettere un freno ad alcuni suoi luogotenenti "più realisti del re", che hanno totalmente plasmato candidato e campagna a loro immagine e somiglianza.

Mi riferisco ovviamente a Cristiana Alicata, che decisamente non ha preso bene la sconfitta: la lista di Bachelet da lei sponsorizzata è infatti arrivata terza, confermando i risultati del congresso.

-Uno dei suoi primi commenti a caldo: "Vince chi perde le elezioni dal 2008. Bene cosi'. Clap clap".
Ora, se pure le cose stessero così, io fossi nell'Alicata mi farei qualche domanda: non riuscite a sconfiggere gente che -si dice- perde costantemente da quattro anni. Quindi questo cosa dice di voi? Che non riuscite a vincere neanche contro degli eterni perdenti? Rifletterei anche sull'eventualità che la presenza dell'Alicata abbia fatto perdere più voti a Bachelet di quanti gliene abbia portati, ma non voglio essere troppo cattivo.

-Altra argomentazione: hanno votato in pochi, hanno votato di meno! Perbacco, ha votato "un terzo dei votanti del 2009"! Insomma, se avessero votato di più, allora sì che la società civile avrebbe abbattutto i Dinosauri dell'Apparato. Ovviamente all'Alicata non passa per l'anticamera del cervello il sospetto che forse, FORSE eh, la gente semplicemente...non fosse interessata?
Diciamocelo, fare paragoni col 2009 è ridicolo: lì si sceglieva il Segretario Nazionale del PD, quello che dava (o dovrebbe dare, si spera) la linea al più grande partito progressista italiano, all'unico sfidante serio e credibile al centrodestra dei fascioleghisti berlusconiani. Era una cosa un tantinello più importante.
Voglio dire, all'uomo della strada che non fa parte del PD e magari neanche è sicuro di votarlo, cosa gliene importa di votare il segretario che si occuperà di gestire il partito democratico regionale, dovendo spenderci pure due euro per farlo?
Ma, ad ogni modo,hanno votato più di centomila persone. Per una cosa come la scelta del segretario del PD Lazio, non mi sembra affatto male, anzi. Io direi che si tratta di un successone.
Lei ribatte "200mila votanti in meno che non avete avvisato". O magari, 200mila votanti a cui stavolta non gliene fregava nulla, a differenza di quando s'è votato per Bersani.

Ah, tra l'altro, cara Alicata, se volevate più votanti potevate fare votare gli iscritti al PD Laziale non residenti nel Lazio, invece di impedirgli di votare alle primarie (col caso curioso che svariati iscritti al PD Lazio -se non residenti nella regione- non han potuto votare per quello che sarebbe dovuto diventare il loro segretario regionale, a differenza degli iscritti di Casa Pound, magari).

-Altra risposta: "Non hanno informato che c'erano le primarie". A me pare che manifesti ce ne fossero in giro, che articoli sul giornale ne abbiano scritti a riguardo. Sai com'è, forse (ma solo FORSE, eh) erano tutti un po' occupati a spalare la neve, problemino di sicuro più immediato della scelta del segretario regionale.
Ma soprattutto c'eravate VOI, il popolo della rete! Non siete sempre fra quelli che dicono che internet è il futuro? Non siete per l'Italia 2.0, la banda larga per tutti, addirittura per il voto solo su internet? Prendetevela con la Rete, allora: evidentemente non funziona per spostare voti. O forse, ciò che è un successo nel Web non lo è altrettanto nel mondo reale (pensate al film di Boris, e qui rosico perchè m'è piaciuto pure un sacco). O magari prendetevela con voi stessi, che non sapete sfruttare le potenzialità di Internet, se è vero quel che dite da tempo.

-Altra risposta: "Eeeeh, ma Gasbarra era sostenuto da tutte le correnti, dalemiani e veltroniani!".
Certo, Bachelet (peraltro celebre deputato della Camera) non era sostenuto da nessuna corrente. Se escludiamo i Bindiani. I Ciwatiani. I Renziani leopoldini. I Veltroniani-senza-Veltroni. I Lucasofriani de IlPost. Pure Gad Lerner e Concita De Gregorio si sono prodigati in appelli pubblici a suo favore. Poi, che questo sia stato controproducente è un altro paio di maniche. (Personalmente so per certo anche di Dalemiani e Bersaniani che han votato Leonori e Bachelet, tra l'altro).

-Altra grossa denuncia: "Ad Anzio ha votato anche gente di cento destra". Ma và? Ma dai? Chi l'avrebbe mai detto? Alle Primarie del PD, così come sono fatte (cioè male), può votare anche gente di centrodestra. Che sorpresa, eh? E invece non possono votare manco gli iscritti PD/GD del Lazio (se non residenti). Bravi, eh.
Ma soprattutto, cosa vorrebbe dire questa frase? Che sicuramente i primaristi di destra hanno votato per Gasbarra, vè? O per la Leonori, o chessò, per i Pacciottiani. Di certo non per Bachelet, immagino sia il tuo suggerimento. A voler seguire il tuo ragionamento, farei notare come Latina e Rieti (storiche e fascistissime roccaforti del centrodestra) siano i luoghi dove la tua lista è andata meglio. Ma fortunatamente c'è chi non ragiona in questo modo.

-E ancora: "In alcuni seggi/zone siamo prima lista". Questo mi ha fatto sorridere: m'ha un po' ricordato le primarie nazionali, con Scalfarotto che si bullava, ammettendo che sì, avevano preso delle sveglie un po' ovunque, ma che non era da sottovalutare il risultato di Cambridge e Riace, dove la Mozione Marino era arrivata prima.

-Infine la Alicata separa il grano dal loglio: la sua lista ha vinto in "zone dove il voto clientelare non attecchisce" . Lei prende il "voto d'opinione", gli altri (tutti gli altri) prendono il voto clientelare. E ovviamente per lei il voto vero è quello al centro (dove il peraltro parlamentare Bachelet è radicato). Nelle zone popolari, nelle periferie o nelle zone ad alta disoccupazione invece, il voto non può che essere dopato, corrotto, gonfiato dalle truppe cammellate. Facciamo così: impediamo il voto ai disoccupati o a chi viene dalla periferia, così risolviamo il problema, che ne pensi?

Per Cristiana Alicata, a quanto pare, la democrazia è tale solo se vince chi piace a lei. Solo lei può conoscere la società civile e quel che essa pensa. Anche la società civile è tale solo se premia chi vuole lei. Sennò qualcuno ha per forza barato e il risultato non è da rispettare.

Ma soprattutto, cara Alicata, non dici (non dite) sempre che i Dinosauri dell'Apparato sono ormai finiti, degli eterni sconfitti che nessuno vuole più votare, delle reliquie da rottamare? Come mai voi GggiovaniRottamatori2.0 non riuscite a batterli, allora? Non siete forse i migliori?

Forse anche per l'Alicata, insomma, vale la frase di Brecht: "se il popolo ha dato torto al Comitato Centrale, sciogliamo il popolo".
Non posso non citare questo splendido post, perchè pur riferendosi a un'altra persona (Ivan Scalfarotto) e a un'altra situazione (il Congresso per eleggere il segretario), la forma mentis è tristemente la stessa:

"Il risultato dei congressi di circolo, scrive Scalfarotto, “scava un fossato tra iscritti e «società civile»”. Chiaro? Tu casalinga, tu operaio, tu insegnante elementare, tu pensionata, che vi siete presentati al congresso del vostro circolo a votare Pd. Voi non siete “società civile”. Voi siete “iscritti”. Siete apparato. Non dovete votare chi preferite. Dovete votare Marino. Altrimenti vuol dire che scavate un fossato nei confronti della società civile (e a questo punto, se neanche un semplice iscritto di base è società civile, vorrei capire che cazzo è questa società civile).
Il capolavoro è il paragrafo finale:
Non si spiegherebbe sennò come un candidato innovativo come Ignazio Marino possa arrivare facilmente al 34% dei voti nel centro di Milano, mentre a Torremaggiore, in provincia di Foggia, su 312 votanti 305 abbiano scelto Bersani, conuna percentuale che avrebbe fatto invidia all’Honecker dei tempi migliori.
Ma come?! Casalinga, operaio, insegnante, pensionata?! Non solo siete “iscritti” e non “società civile”. Siete pure terroni. Siete dei terroni di merda, lì a Torremaggiore, incapaci di capire, come avviene invece “nel centro di Milano” (nel centro, eh, perché da San Siro in poi si inizia già a puzzare), qual è il candidato più “innovativo”. Ma come, non avete ancora capito, iscritti terroni apparato che non siete altro? Non dovete votare chi preferite. Dovete votare chi interpreta meglio i bisogni della società civile, cioè di Scalfarotto. Non dovete votare il candidato migliore, quello che vi rappresenta di più. Dovete votare il più innovativo. Altrimenti non siete democratici. Siete il politburo della DDR."


Alla fine, la risposta migliore è sempre la stessa: questo video di Diego "Zoro" Bianchi, soprattutto dal minuto 2:54 (o anche 4:02) fino a 4:19. Frase emblematica: "Oh, ma quanto je state sur cazzo ar Popolo delle Primarie? E tutti i simpatizzanti...simpatizzavano per noi!".