martedì 28 dicembre 2010

La Linea Cundari, la Guerra dei Valori, Marchionniani Mannari e altre menate



Il blog di Francesco Cundari (giornalista de Il Foglio, scrittore ed ex-direttore di Red TV molto amato dai GD-Giovani Dalemiani, intendo) lo leggo sempre con piacere. Come con Francesco Costa e con gli altri blogger che seguo, spesso e volentieri mi capita di trovarmi in feroce disaccordo con lui, ma i suoi pareri e le sue analisi sono comunque interessanti e rispettabili.

In risposta alle reazioni suscitate dalla famigerata intervista di Bersani del 17 dicembre, Cundari sostanzialmente se la prende con Veltroni e smonta il giochino ai weltronian-bipolaristi (dice, in pratica: "se siete tali allora dovreste essere i primi a cercare di creare una coalizione che annienti Berlusconi, a costo di sacrificare le primarie"). Non essendo io nè veltroniano nè affamato di bipolarismo, posso quindi esprimere le mie perplessità in pace, per fortuna.
Ma non è per questo che vi ho linkato quell'articolo lassù.

L'ho fatto perchè in tale post, il Cundari ci offre anche la sua personale definizione di centrosinistra: <<dicesi “centrosinistra” quella larga coalizione di partiti la quale, in un sistema elettorale maggioritario, impedisce che vinca sempre e matematicamente il centrodestra senza nemmeno bisogno di fare la campagna elettorale, come accaduto nel 2008>>.

Sono molto soddisfatto. Di più, sono sollevato. Questa frase è ILLUMINANTE. Mi ha rivelato varie cose e mi ha finalmente tolto molti dubbi.

Partiamo da una constatazione facilmente verificabile:  Berlusconi e Lega sono Berlusconi e Lega. Dare loro la patente di "centrodestra" è quasi un complimento. FLI e UDC sono invece, palesemente, due partiti di centrodestra. Ok, qualcuno obietterà che l'UDC è "centro centro", ma trovatemi voi la differenza tra un Totò Cuffaro, un Buttiglione (no, dico, Buttiglione!!!) e un qualunque pidiellino di cdx.

In base a questa constatazione e alla definizione di centrosinistra di Cundari, le ipotesi sono tre:
A) il PD è un partito di centrosinistra che, pertanto, deve impedire la vittoria del centrodestra. E quindi non si alleerà con FLI e UDC, in quanto partiti di centrodestra.
B) il PD non è un partito di centrosinistra, quindi può allearsi con UDC e FLI.
C) il PD è un partito di centrosinistra e si allea con UDC e FLI per portargli sfiga e far loro perdere le elezioni, compiendo quindi la sua missione storica.

Questo se prendiamo per buone le parole di Cundari, s'intende. Ma forse c'è un'altra strada.

D) Opzione da realpolitik: siccome un governo tecnico non si è riusciti ad ottenerlo il 14 Dicembre, facciamo la grosse koalition alle elezioni (sinistra, centrosinistra, centrocentro, centrodestra), battiamo Berlusconi e Bossi e de facto abbiamo insediato in Parlamento il favoleggiato Governo Tecnico. Solo che lo abbiamo ottenuto tramite elezioni (ah ah ah! v'abbiamo fregati, pidielleghisti!) e non lo chiamiamo ufficialmente "Governo Tecnico": facciamo le riforme necessarie per salvare capra e cavoli nel nostro sventurato paese, modifichiamo finalmente 'sta benedetta legge elettorale e poi facciamo una crisi pilotata per andare nuovamente ad elezioni, stavolta ognun per sè (ossia, centrosinistra da una parte, centrodestra dall'altra e centro per conto suo, o magari unito al centrodestra, se si riesce ad eliminare definitivamente il sodalizio Berlusconiani-Leghisti). E in questo caso vinca il migliore.

Ecco, vista così si potrebbe anche ingoiare il rospo. A patto che sia davvero un governo a tempo.
L'opzione "A" resta la mia preferita, certo. Vedremo come andrà.

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I guai dell'Italia dei Valori, intanto, non sono affatto finiti.
A quanto pare è finito il provolone i soliti Luigi DeMagistris e Sonia Alfano si lamentano della questione morale dell'IdV dipietrista, approfittando del recente scandalo Scilipoti-Razzi.
Massimo Donadi difende il partito e Tonino, dando sostanzialmente delle "serpi in seno" al duetto LdM-Alfano e dicendo un'altra frasetta (qui linkata) che mai avrei immaginato potesse dire uno dei "duri e puri dell'unica opposizione": evidentemente, alla scoperta della solita massima del "c'è sempre uno più puro che ti epura", Donadi e Antonio son tornati lucidi.

De Magistris ha ragionissima nelle sue accuse. Peccato che anche lui dovrebbe farsi un bell'esame di coscienza. Ha un bel coraggio a fare il puro quando lui stesso, ricordiamolo, si fa beffe del codice etico del suo partito, evitando di dimettersi quando viene rinviato a giudizio. Che ingrato: Di Pietro l'aveva pure difeso (insieme alla Alfano).
Non sono un fan di Di Pietro, Barbato e Donadi, ma se al loro posto abbiamo gente come Luigi De Magistris e soprattutto quella pericolosa invasata di Sonia Alfano non stiamo messi meglio.
Poi per carità, la colpa è comunque di Tonino che ha creato un mostro.
Un po’ come fece Grillo coi vari Barnard e Signoraggisti. Creature che ti sfuggono di mano e che si rivelano peggiori del loro creatore.

E poi sì, è vero, Scilipoti e Razzi stavano nell’Idv da oltre un lustro, come il duetto di neo-puri denuncia.
Ma non mi pare che in questo lustro la coppietta ipocrita si sia stracciata le vesti, lamentandosene.
E dire che di spazio, tempo e modo per farlo ce n'era in quantità industriale. Troppo comodo farlo ora, col senno di poi, auto-attribuendosi una patente di faro morale del tutto ingiustificata.

Sempre per lo stesso motivo, c'è maretta anche fra Di Pietro e Paolo Flores D'Arcais. Il primo elenca i peccati di Flores D'Arcais (accidia, superbia, invidia). Il secondo sputtana Di Pietro e il suo vizietto di manipolare i sondaggi online.
Ennesimo caso di ipocrisia: Flores d’Arcais si accorge SOLO ORA che se propone un sondaggio su Di Pietro, questo viene bombardato dai fans di Tonino? Cioè, fino ad ora della Casaleggio Associati e dei suoi metodi di marketing (fin dai tempi delle primarie del PD) non ne sapevano niente da quelle parti?

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Passiamo ora a un altro tema caldo: l'affaire Marchionne. Sì, proprio quello che, insieme agli altri manager Fiat, sta mettendo in atto una vera e propria disgregrazione volontaria e autoritaria dei diritti di ogni lavoratore senza che il governo dica una parola.

Sull'accordo Fiat-Mirafiori, le varie anime del PD sono divise. Ed è giusto così, è una bella cosa. E questo blogger spiega divinamente il perchè.

Piero Fassino dice che se fosse un operaio voterebbe "sì": aggiungo io, graziarcazzo che un operaio voterebbe sì...non è che gli si lasci alternative. Oltretutto l'accordo dice chiaro e tondo che chi non firma impegnandosi a non scioperare non entra. E' come dire "se mi puntassero una pistola mi farei rapinare".

Chiamparino, quello che molti vedrebbero come il nuovo guru del PD, quello che molti gggiovanirottamatori vorrebbero candidare contro Bersani alla guida della coalizione (peccato che la sua candidatura andrebbe contro lo stesso Statuto che i gggiovanirottamatori in altre occasioni difendono a spada tratta...ma si sa, le leggi si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici e blablabla...), è ancora più drastico nel suo sostenere Marchionne, il "grande innovatore". Lo è sempre stato, da mesi, e poche ore fa ha confermato il suo invito agli operai a votare "sì". C'è da dire che non solo i vari Chiamparino, Ichino e Renzi, ma molti dei loro sostenitori (i "post-ideologici nati dopo il 1970") hanno una posizione subalterna a Marchionne.

Cristiana Alicata, per esempio, fa un discorso sulla meritocrazia degno del peggior Brunetta, ficcando insieme tante cose giuste, tante obiezioni sacrosante, tanti luoghi comuni, in un turbine indistinto: "la colpa non è di Marchionne, è dei sindacati", dice la pasionaria dal contratto metalmeccanico (proprio con Mamma Fiat), "e la colpa è anche della sinistra che difende i privilegi di chi ha un contratto a tempo inderminato, che difende l'operaio che non lavora, i malati immaginari, che va contro gli imprenditori solo perchè li considera padroni".
La paladina dei diritti civili omosessuali (e solo di quelli?) approfondisce la questione analizzando il testo completo degli accordi pomiglianmirafioriani, dando in pratica ragione a Piero Fassino.

Poi, per carità, come mi dicono dalla regia, Marchionne fa il suo mestiere: fa aumentare il valore azionario dei titoli Fiat e si impegna nei confronti del consiglio di amministrazione a ripartire più utili nell'attuale esercizio. Poco conta, per lui, che questo sia realizzato a discapito delle "maestranze".  E non penso voglia dare uno "scossone" ad alcunchè: semplicemente non vuole pagare la crisi.
Gli attuali dirigenti sindacali (a parte la Camusso, sulla quale non mi esprimo perchè finora ha fatto troppo poco per poterla inquadrare) non sono in grado di avvertire la sfida del mondo del lavoro posta da questo secolo...e in alcuni casi non hanno neanche la cultura personale del proprio ruolo. Altra grande colpa è dell'attuale burattino ministro del lavoro.
D'altro canto, però, uccidere il sindacato e la contrattazione sindacale (perchè è QUESTO che succederà, e chi è a favore dell'accordo con Marchionne lo sa benissimo) non è una soluzione adeguata, anzi.
Ce li dovremmo ricordare, eventi passati analoghi: anch'essi erano stati salutati come cambiamenti difficili da digerire, ma che avrebbero portato a un'Italia futura migliore. E poi abbiamo visto come sono peggiorate le condizioni di lavoro in Italia, con la Legge Biagi e l'abolizione dell'Articolo 18.
La Alicata non ha del tutto torto, ma vede solo parte del problema, che è ben più grande di come lo vede lei: il proposito (non dichiarato) di Marchionne è quello di aumentare la produttività a discapito dei lavoratori e concentrare gli investimenti altrove. Il problema riguarda innanzitutto la politica e il modo con cui si interpretano le relazioni industriali nel 2010/2011.


In tutto ciò Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del PD, dice le cose giuste al momento giusto.
E mette anche a tacere le polemiche sulla posizione del PD, dettando la linea.

Fassina dice inoltre l'unica cosa sensata da dire: bisogna salvaguardare il contratto nazionale. "La questione Fiat pone un problema vero: l’esigenza da parte delle aziende di veder rispettate le regole che vengono sottoscritte nei contratti. Ma questo però non può avvenire a discapito dei diritti. Il nostro è un punto politico: l’esigenza di competizione che hanno le aziende non si gioca sul piano delle garanzie costituzionali."...che è quello che sosterrebbe chiunque abbia un minimo di cultura giuridica e memoria storica. 
Chi non si pone su questa linea è in malafede.

PS: parole di speranza dalla Toscana. No, non è Renzi, è il mio amato Enrico Rossi.

PPS: quoto un mio amico, che torna sulla lontana querelle "PD vs resto-della-sinistra":

<<Beh se la sinistra avesse avuto un pò più di sostanza politica, se si fosse modernizzata, se non avesse passato gli ultimi quindici anni a recitare la parte della spina nel culo del centro sinistra, se avesse avuto un programma e un progetto, se avesse avuto una classe dirigente presentabile e un elettorato un pò più coraggioso (che magari avrebbe votato Vendola come segretario e non Ferrero), forse sarebbe sopravvissuta. E magari, proprio con questo PD, si sarebbe anche rafforzata in un moderno, laico partito di sinistra di ispirazione socialista europea.>>

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