giovedì 9 dicembre 2010

"Con questa società civile non vinceremo mai!"



Di Matteo Renzi questi giorni si parla così tanto che sarei banale a farlo anch'io.
Ma oggi mi sento banale.
Affrontiamo la questione da un altro punto di vista: soffermiamoci sulle reazioni al recente exploit della visita ad Arcore, non soffermiamoci su di lui (MESSAGGIO SUBLIMINALE: è quello che ha posizioni reazionarie su Beppe Englaro e sulle manifestazioni anti-omofobia, quello che è favorevole alle aperture dei negozi il primo maggio e che appoggia il diktat l'accordo marchionnesco di Pomigliano FINE MESSAGGIO SUBLIMINALE).

Passiamo alle reazioni: Cristiana Alicata (spietata con la Bindi, manco fosse la Binetti, e intransigente con chiunque non condivida al 100% la sua posizione sui temi etici) "va oltre" il clericalismo bigotto e le amnesie sui temi etici dell'alleato Renzi, perdonandolo (c'è chi può e chi non può: lui può) e chiedendosi che male c'è se un sindaco incontra il premier. Si attira una pioggia di critiche, anche e soprattutto da parte dei suoi ("a Veltroni, Bersani e Bassolino li abbiamo fustigati per molto meno!"), a parte qualche giapponese che invita al non essere tafazziani, perchè "Renzi è uno di noi! Mica è Bersani!": perciò "basta criticare Renzi per ogni singolo passo falso" (già, perchè con Bersani non han mai fatto lo stesso...).

Pippo Civati, vice-rottamatore, si para le chiappe: lui ad Arcore non ci sarebbe andato, ecco.
E poi l'ha fatto per motivi seri, uffi. E poi pure Bersani ci sarebbe andato anche a piedi, GNE GNE GNE.

Siamo salvi, siamo giustificati: la frase di Bersani viene spammata dal wikileaks personale dei Rottamateurs.
Civati, la Alicata, persino Francesco Costa, blogger che normalmente apprezzo.
Tutti a replicare con l'argomentazione infantile dell'"ha cominciato lui!" citando il frammento di frase incriminato di Pigi. Ed ecco che la Caporetto dei rottamatori si trasforma nell'ennesima occasione per sparare sul Nemico Segretario.

Il Post.it, trasformatosi nel Foglio o in Renzi.it, spamma a manetta le giustificazioni di Renzi, tra blogger compiacenti e millemila rassegne stampa. Ma è comprensibile: i sofriani hanno promosso e pubblicizzato i rottamatori, tra mille link. Basti pensare a cos'era diventato il sito del Post ai tempi della Leopolda. Pareva fosse morto Kennedy o che avessero trovato la cura per il cancro, a giudicare dal battage giornalistico-pubblicitario.

Peccato che tutti abbiano citato solo la frasetta incriminata di Bersani e non la frase intera.
A parte che già leggendola a me sembrava una semplice provocazione-metafora (io Bersani che si fa la processione ad Arcore a piedi manco fosse Santiago De Compostela non ce lo vedo), ma si sa, io non ho l'obiettività e l'intelligenza (politica e non) dei lorsignori da me citati poco fa.
Ma per avere la conferma non serve manco leggersi tutto l'articolo ('sta gente avrà semplicemente cliccato sul tasto "trova", avrà digitato "arcore" e premuto "invio").
BASTEREBBE LEGGERSI IL FOTTUTO INDIRIZZO URL (dell'articolo postato sul sito di Repubblica, mica quello del Corriere, come abilmente fatto da Francesco Costa).
Cosa dice?
"bersani_le_riforme_si_fanno_in_parlamento_e_sulla_crisi_inevitabile_senza_interventi-3227537/"

No, 3227537 non c'entra una ceppa. E neanche la crisi inevitabile senza interventi.
Oh? Ma dai? Bersani che dice chiaro e tondo "le riforme si fanno in parlamento". Ops!
"Il segretario del Pd Pierluigi Bersani, a Parma per il convegno degli industriali, è intervenuto sulle riforme istituzionali, sostenendo che il luogo adatto a discuterne è il Parlamento, non i giornali o le televisioni."

Tra l'altro, cari miei, non solo Renzi è andato da Berlusconi, (contro il quale noialtri scenderemo in piazza l'11 Dicembre), legittimandolo (un po' come fece Veltroni poco prima della caduta del Governo Prodi II).
C'è andato per chiedere un trattamento speciale per Firenze tramite il decreto mille-proroghe (come minimo è ingenuo: la finanziaria/legge-di-stabilità l'hanno approvata il 7 dicembre, e...sorpresa sorpresa, non c'è nessun milleproroghe), approvato da una maggioranza dimissionaria.
INOLTRE un presunto incontro Bersani-Berlusconi annunciato pubblicamente è ben diverso da un incontro PRIVATO Berlusconi-Renzi tenuto SEGRETO.
Perchè il caro Matteo ben si è guardato dal parlare dell'incontro, salvo quando è stato pizzicato e sputtanato pubblicamente.

Ma come al solito divago: il momento clou (annunciato dal titolo di questo post) arriva ORA:

Francesco Costa (again) fa un'analisi piuttosto interessante, inceppandosi però nel finale.
Anch'io, come lui, trovo divertente vedere alcuni antidalemiani della prima ora riscoprirsi pragmatici sostenitori della realpolitik. Così come alcuni pragmatici "in nome della responsabilità, a costo dell'impopolarità" che si lamentano del gesto pragmatico-ma-irresponsabile-e-inopportuno del Renzi.

Però nel finale fa una riflessione curiosa: "Questo è il Partito Democratico. I suoi dirigenti sono quello che sono. Ma non potrebbero permettersi un sacco di cose, se il suo elettorato avesse qualche maturità e autonomia di pensiero in più."

Ed ecco che Costa cade nello stesso paradosso da lui citato, prendendo una posizione che mai nella vita avrebbe preso, in altre situazioni. Ci arrivo tra poco.
Prima però menziono un altro curioso articolo citato dal Costa, partorito da Fabio Chiusi (IlNichilista).
Costui cita le reazioni scomposte dei fan (o meglio, ex fan) di Renzi alla scoperta dell'"inciucione di Arcore".

Subito IlNichilista si gioca la carta-d'alema. L'argomentazione-d'alema (reductio-ad-alemum) è tipo il jolly, lo tiri in ballo quando sei alle strette, è come lanciare la bombetta fumogena ninja, è come gridare al nemico ("girati! guarda dietro di te! una scimmia con tre teste!"), è come rispondere a una critica argomentata con una cazzata benaltrista.
"Ohi, gli inciuci si fanno in Parlamento, mica dentro la villa di Berlusconi!" oppure "Oh, Renzi non è D'Alema! Non mi pare soffra ancora di dalemite acuta!".
E tutto riacquista un senso. Ci siamo fatti le strizzatine d'occhio, le pacche sulla schiena, i colpetti affettuosi al fianco mediante il gomito: non siamo D'Alema, il bene trionfa ancora una volta.

Renzi viene quindi elogiato: ha rottamato l'ideologismo! Ah, dannato ideologismo, che tanti danni hai fatto a questo pianeta! Sia benvenuta et esaltata la mancanza di qualsivoglia ideologia!

Non solo: Egli non ha sbagliato, Egli è nel giusto, sbaglia chi lo critica. Semmai non ha fatto abbastanza.
Ed ecco che dice Fabio Nichilista Chiusi: certi strati della popolazione hanno perso la capacità critica, con le loro condanne, i loro moralismi, i loro ditini alzati.
Quindi, caro Renzi, devi (cito testualmente) "dire ai tuoi elettori che, in parte, vanno rottamati pure loro".

I più grandi critici di D'Alema diventano dalemiani. E usano l'argomentazione più dalemiana possibile: "La gente non ci ha capito, sono loro che sbagliano. Noi siamo i migliori, sono loro che devono cambiare. Gli elettori sono stupidi, sono IMMATURI e vanno guidati dal demiurgo."
Insomma, "con questi elettori non vinceremo mai", stravolgendo Moretti.
Ora sono gli elettori che vanno rottamati.

La cosa bella è che io potrei anche essere d'accordo con Costa e Chiusi, in questo caso: è il mio lato dalemiano che parla (sì, ho anche un lato dalemiano, io...e voi no, tiè), ma in effetti il modo chiuso di ragionare di certi elettori e una loro sostanziale immaturità (quando non diventano proprio beceri talebani urlatori di slogan) a volte mi fa cascare le palle e mi fa pensare che non sia un caso se vince sempre il Berlusca.

Peccato che questi fantomatici elettori (ora tanto demonizzati dai rottamatori) sono GLI STESSI che si cerca di inseguire con le primarie, con il populismo spicciolo renziano (e non), con le varie iniziative leopoldiane che gridano “LORO sono collusi/vecchi/inciucisti, NOI SIAMO DIVERSI!”.

Renzi s’è semplicemente impiccato col filo della ragnatela che lui stesso ha sapientemente tessuto questi mesi.
Dixi.

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