mercoledì 4 aprile 2012

Decarlisessuali nel pallone e principesse indie-rockmantiche: quel che gli altri non dicono



DISCLAIMER (a.k.a. Excusatio Non Petita): Sono parte in causa in questa storia? Sì. Sono emotivamente coinvolto? Sì. Qualcuno potrebbe rispondere a questo post menzionando (o mostrando le prove di) una mia condotta passata ben poco degna di un uomo civile e democratico? Sì. Mi interesserà? No. Ho fatto pervenire le mie scuse, e comunque non devo giustificarmi con chi giudica da frasi decontestualizzate. Solo con chi mi è caro. Quindi, voi-sapete-chi, potete anche tentare il killeraggio mediatico sui social o il passa parola orale, ma vi assicuro che è tempo perso. Infine: sono obiettivo? Giudicate voi. Ma d'altronde, ragazzi, questa storia interessa davvero poca, pochissima gente. Quindi, chiunque ne parli -grossomodo- lo fa perché è coinvolto.
Quel che scrivo è obiettivo e privo di bava alla bocca, quindi? Non meno di ogni cosa scritta dalla De Carli. Non meno di qualsiasi cosa scritta sulla De Carli, da ammiratori (suoi) o detrattori (dei GD o della stessa De Carli, post-trauma&delusione). Quindi...

PROLOGO: LE RAGIONI DI UN MEGAPIPPONE (o anche "UN MEGAPIPPONE PER PORRE FINE A TUTTI I MEGAPIPPONI")

Che ingrati, dalle stelle alle stalle. Vatte a fidà degli amici!
Il caso Martina Alice De Carli ormai è scoppiato. Gode di una pubblicità eccessiva, che non merita? Ma senz'altro! Sarebbe bello dimenticarsene e pensare ad altro?  Certamente.
Resta il fatto che ormai se ne parla, che cani e porci la menzionano, che Il Corriere di oggi  ieri fa una ricostruzione del caso (sbagliata e disinformante, tra l'altro) a pagina 19 (sì, sul cartaceo!!!), che ogni blogger sfigato del reame tenta di dire la sua a riguardo per ottenere i suoi 15 minuti di social-celebrità.
Chiudere gli occhi, tapparsi le orecchie, urlare e circondarsi solo di persone che non sanno di questa storia (persone che restano la maggioranza, ma che si chiederanno comunque perchè tu stia urlando con gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie) servirà a qualcosa? Cancellerà automaticamente tutti i fuffa-discorsi che si stanno facendo sul tema? No. Quindi prendiamo atto della realtà e scriviamo qualcosina pure noi.
Possibilmente qualcosa di definitivo, che metta il punto sulla vicenda.

LE ORIGINI DI MARTINA

Eh beh...








Tutto comincia con questa tizia: Martina Alice De Carli. Si autodefinisce una "principessa dal cuore indie-rockmantic" (woah! la regina dei calembour-che-neanche-sono-calembour!) oltre che "giornalista, editorial stylist", sfoggia foto di una bionda dagli occhi azzurri. Scrive prima per TrentaMag, poi per l'Avanti Online, come fashion blogger, specializzata in Dolce&Gabbana e Coco Chanel. E' attiva da anni, aveva anche un blog sul Cannocchiale (anzi, a dirla tutta ne aveva tre) e un profilo su MySpace.
Con un passato da (sedicente) simpatizzante dei Radicali, la persona nota come "Martina Alice De Carli" viene sedotta dal grande sogno veltroniano del primissimo PD. Martina, pare, crede fermamente nel Partito Democratico di Walter Veltroni, e forse ha sofferto profondamente quando il "si può fare" s'infrange sugli scogli della dura realtà: Vartere si dimette e alle primarie il Partito cambia radicalmente marcia, allorchè con circa tre milioni di voti Pierluigi Bersani viene eletto nuovo segretario.
Da allora qualcosa comincia a cambiare.
Martina si comporta in maniera sempre più bizzosa e isterica: cancella amici, li minaccia privatamente, sparla di loro con altre persone, li fa contattare da suoi presunti "cugini" e "amici" che scrivono col suo stesso stile (palesemente fake: qui al commento numero 2 c'è una testimonianza a riguardo)...

IL CERCHIO MAGICO DEI RENZISESSUALI

Sò probbblemi, in effetti.









Infine, la metamorfosi è completa: Martina De Carli trova un nuovo sogno in cui credere: il Big Bang di Matteo Renzi. Più che per gli elogi a Renzi, tuttavia, De Carli si fa notare per i continui tweet, status di facebook e commenti rancorosi nei confronti del PD, di Bersani, della Geloni (citata continuamente e ossessivamente da lei e ribattezzata "Pierchiara Geloni") e dei cosiddetti "Giuovani Democratici". Una serie di attacchi continui che vanno sul personale, eccessivi, senza pretesti, con una bava alla bocca difficile da giustificare.
Tutto questo però, basta per attirare l'attenzione e l'ammirazione di un gruppo ben preciso di persone.
Si tratta di coloro che, pur avendo abbandonato Veltroni (troppo rinunciatario, incoerente e ormai privo di credibilità) non hanno mai smesso di credere nel Veltronismo. Quelli che ora ne vedono come massimo erede Matteo Renzi, sebbene non disdegnerebbero un Passera, un Profumo o una Fornero al suo posto. Quelli che non si perdono un numero di QdR Magazine ("qualcosa di riformista"), che leggono Europa di Menichini, che seguono "Citofonare Adinolfi". Quelli che dietro ogni cosa vedono la longa manu dei cosiddetti "Dalebani". Quelli che osannano Pietro Ichino e amano sfottere e delegittimare Stefano Fassina (e non mi riferisco alla riuscita imitazione di Fassina: quella, almeno, è innocua e divertente).
Tra direttori e giornalisti di Europa, parenti di direttori di celebri TG nazionali, sondaggisti di Termometro Politico e autori della famigerata lettera dei ventenni a Mario Monti (quella che bolla come "egoismo dei protetti, ingordigia dei privilegiati" qualsiasi timida critica alla riduzione dei diritti in nome della flessibilità), Martina De Carli si crea un bel gruppetto di amici: tutti quelli che contano, per avere visibilità. Su twitter si raduna la piccola cerchia di amichetti: tra un "retweet", una citazione-promozione nel #FF (il Follow Friday), una serie di botta e risposta, un reciproco darsi pacche sulle spalle e declamare le lodi dell'altro, si crea la sua fortuna.

I GIUOVANI DALEMASESSUALI: COME E' ANDATA DAVVERO

Convergenze parallele (e baci della morte. Reciproci.)












Infine, il Congresso dei GD: i giuovani renziani, non riuscendo a trovare un candidato segretario unitario e credibile, decidono di puntare su uno dei due candidati che già sono in lizza: il prescelto è anch'egli, come il segretario uscente, più vicino a Fassina che a Ichino, e decisamente poco renziano e molto bersaniano. Ma i piccoli lib-dem decidono di entrare in massa nel suo gruppo, e di cambiarlo dall'interno, a colpi di emendamenti e ordini del giorno. Falliscono anche in questo. E il loro candidato, ad ogni modo, perde. In un'organizzazione di oltre 40mila persone che costituisce il vero futuro del Partito Democratico, la stragrande maggioranza è su posizioni diametralmente opposte a quelle di codesta minoranza libbberal-blairiana. Monta la frustrazione. Qualcosa va fatto, e subito.
Martina può così sfogare la sua acida verve in un articolo satirico: "Noi Giuovani Democratici e Dalemasessuali".
I GD, denuncia la De Carli, osano difendere Bersani dalle critiche, osano preferire "Bella Ciao" a "Mi fido di te", osano non fidarsi di Renzi e preferirgli Fassina, sono brutti, con le occhiaione e le giacche stropicciate, si riproducono solo fra loro "per non imbastardire la mozione", le giovani democratiche pensano più all’articolo 18 che al tacco 12 (un peccato mortale, me ne rendo conto) e non si depilano le ascelle, preferiscono la nuova gestione dell'Unità rispetto a quando c'era Concita De Gregorio (oh, altro peccato mortale, immagino).
Capisco che per la De Carli sia un insulto difendere l'Articolo 18 e non preferirgli il tacco 12, cantare "bella ciao" ed essere di sinistra, ma in gran parte delle cose che scrive, sinceramente, non vedo cosa ci sia di male.
L'articolo per certi versi è anche molto acuto nel citare con arguzia molti tic e cliché sulla giovanile (l'adorazione per Reichlin, la lettura quotidiana dell'articolo di Cundari, l'ossessione fideistica nei confronti di Massimo D'Alema). Il tono rancoroso che traspare dall'articolo, però, unito ad altre offese più o meno velate, lo squalificano. Poteva venir fuori una cosa divertente, e invece...
A sbellicarsi e a darsi di gomito, ovviamente, sono invece i giovani ronzini renzini: finalmente hanno la loro rivincita. Loro perderanno pure, staranno pure sugli zebedei al loro stesso elettorato di riferimento (quello a cui stanno antipatici i "vecchi novecenteschi" e i "dalebani", ma a cui stanno ancor più antipatici loro), ma almeno possono prendere per il culo chi vince.
Insomma, a naso si tratta semplicemente di una corrente di pensiero (coi suoi miti, i suoi tormentoni) che prende in giro miti e tormentoni della corrente di pensiero sua diretta concorrente. Legittimo, eh.
A spammare in ogni dove l'articolo (principalmente su Facebook), sono gli stessi "Giuovani Dalemasessuali" presi di mira dalla De Carli: da un centinaio scarso (la cerchia dei lib-dem) si arriva così a quasi duemila condivisioni. Ironicamente sono i GD stessi a diffondere così tanto l'articolo che li insulta: la maggior parte per rispondere provocatoriamente e orgogliosamente "tutto vero, siamo così, e quindi?", altri per riderci sopra con autoironia, altri ancora per esprimere il loro sdegno o il loro dissenso nei confronti della generalizzazione. Pare che alcuni -peraltro neanche dei GD- eccedano nelle critiche. Martina De Carli, prontamente, denuncia le presunte offese misogine al suo gruppo di cavalier serventi, che non se lo fanno ripetere due volte: su twitter e sui blog fervono i messaggi di solidarietà alla principessina bionda, e pensosi articoli che col ditino alzato esprimono severe parole di monito verso questi "giovani vecchi, poco democratici e poco autoironici" che non tollerano la satira e che la De Carli avrebbe fatto infuriare. Il tutto senza neanche verificare, chiaramente. Sul Fatto Quotidiano (ancora una volta...cartaceo!) gongolano, dimenticandosi del fatto che i loro lettori, nei commenti, rispondono in maniera ben più feroce e abominevole (con tanto di minacce di morte) nei confronti di chiunque osi anche solo sfiorare uno dei loro leader (Grillo e Travaglio su tutti). Sull'Avanti Online di Nencini (non quello di Lavitola, attenzione!), il direttore Giampiero Marrazzo (fratello del Piero Marrazzo presidente della regione Lazio) criticava "la censura dei finti intellettuali di sinistra radical chic" ed altre fregnacce.

"Ardite forme di spin: scrivere un pezzo del tutto irrilevante, passare la giornata a scrivere quanto sia stato criticato e insultato. Per ognuno che chiede «ma chi t'avrebbe insultato? dove?», ce ne son 5 che ci cascano, ti tuittano solidarietà, magari persino ti leggono." (Guia Soncini)

Ironia della sorte, le cose stanno nella maniera totalmente opposta: i GD c'hanno perlopiù riso su, rispondendo alla pernacchia con una contro-pernacchia, creando una pagina facebook sui Dalemasessuali che in poche ore supera i 200 fan. Un altro post su un blog GD, risponde con garbo, autoironia e sarcasmo, e spiega alla perfezione le ragioni dei cosiddetti "dalemasessuali". Allo stesso tempo, invece, sono i GD (anzi, principalmente "le" GD) ad essere offesi e pesantemente insultati: c'è chi riceve offese personali nelle mail su facebook da parte di "amiche" (al 99,9% fake: uno di essi, "Camilla Novelli", è accertato; l'altra, "Carolina Ferraris", è sparita dal web insieme a tutti gli altri account fasulli) della De Carli, c'è chi subisce atti di troll-stalking sulle bacheche pubbliche, volano anche insulti ai parenti...tutte cose per cui i simpatici bloggher d'area e i giornalisti non spenderanno nemmeno mezzo rigo di post: ormai la verità ufficiale è che la De Carli ha fatto satira e che i GD le hanno dato della troia. Fine.
Oltre al danno, insomma, la beffa.

LO SCOOP DI BETMAN, LA FINE DI MARTINA 

Mi raccomando, eh, ci conto.







 Poi, l'inaspettato. Come Caligola fu ucciso dai suoi stessi Pretoriani, così la De Carli viene "eliminata" da uno dei componenti del suo "cerchio magico": Stefano "Betman" Esposito, giornalista freelance, libbberal-adinolfiano. Anch'egli vittima del fascino di Martina, dopo aver scoperto la verità su di lei un delusissimo Betman ("sembrava così bella, così intelligente...") pubblica un articolo destinato a fare scalpore, che rivela come stanno realmente le cose: Martina Alice De Carli non esiste!
In realtà l'articolo in questione dice ben altro. Per cominciare, l'unica cosa certa è che la vera persona dietro "Martina Alice De Carli" nessuno l'ha vista effettivamente dal vivo. Forse è effettivamente donna, forse ha effettivamente quel nome, ma di sicuro non ha la faccia che ha mostrato pubblicamente: tutte le foto che pubblicava su Twitter e Facebook le aveva fregate a una ragazza (modella?) islandese.
Insomma: uomo o donna che sia, che si chiami Martina o meno, di certo non è la sventola bionda e con gli occhi azzurri che attirò tanti cavalieri bianchi salva donzelle di internet.
Dall'articolo di Esposito traspare evidente il suo disappunto: la De Carli, a quanto pare, nel privato delle chat ha fatto invaghire di sé molti maschietti (quasi tutti quelli dell'area gggiovane 2.0 ichinian-renziana ex weltroniana), abusando della buona fede di molti. Gli stessi che sfottevano Fassina per come parla strano (e per come assomiglia a un personaggio di Kiss Me Licia) e che poi speravano che la De Carli finalmente accettasse il loro invito a ballare al Borghetta Style.

Betman rivela anche lo stuolo di fake (i profili facebook fasulli, sempre controllati dalla stessa persona) che s'era creata: fake che tra l'altro comunicavano fra loro. In pratica si parlava e rispondeva da sola, si faceva i complimenti da sola e si ringraziava arrossendo. Roba da far paura. Molti di questi account, tra l'altro, servivano appositamente a mettere i "mi piace" ai suoi articoli (falsificando anche il livello di gradimento di quel che scriveva, ovvio: di fake accertati ce ne sono ALMENO 10!!!).

La frase meno offensiva che ha scritto Martina Carolina Ferraris, ci crediate o no.

Da testimone oculare (e dotato di prove) posso anche confermare una cosa: Martina ha utilizzato i suoi fake per insultare in maniera continuata, isterica e orribile alcune Giovani Democratiche (con insulti che spaziavano dal loro aspetto fisico alla loro condotta morale e sessuale, ai loro parenti), e ipocritamente poi interveniva col suo account ufficiale ("Martina Alice De Carli") per redarguire le sue amiche e invitarle a fare come lei, ossia non insultare le GD e limitarsi a compatirle. Faccia tosta, già.
La stessa faccia tosta che l'ha spinta (tramite account finto) ad insultare una ragazza su facebook accusandola di non mettere mai le foto della sua vera faccia: in pratica, accusava altri di quel che lei stessa faceva (e, cosa ancor più grave, fregando foto altrui all'insaputa della persona la cui faccia è stata rubata).
Altro COLOSSALE esempio di faccia tosta è il fatto che lei era già salita agli onori delle cronache quando un articolo del Fatto Quotidiano l'aveva menzionata per essersi lamentata di chi le fregava le foto su facebok postandole a nome loro.

E quindi anche tu mi hai rubato la foto per poi pubblicarla con il nome tuo? Complimenti! Buona vita, furbetto del quartierino. (cit.: Martina Alice De Carli, furbetta del quartierino)

L'OTTO SETTEMBRE DEI DECARLISESSUALI: CRONACHE DAL POST-DECARLISMO

Guarda, a memoria era quella a cui mandavi struggenti messaggi di solidarietà, quindi sì, conosco.
Oh, magari mi confondo, eh.



















Comincia tuttavia la gara a smarcarsi: così come dopo il '43 in Italia tutti si dichiararono "antifascisti da sempre", ora tutti i "decarlisessuali" si affannano a negare, minimizzare, dissociarsi, quando non sparire nell'anonimato.
"Sono sotto shock", singhiozzano donne che in nome del girl power da suffragette c'avevano fatto amicizia. "Sono stato un cretino a iscrivermi alla P2", risponde Maurizio Costanzo.
"Beh, in effetti è chiaro: era troppo bella per essere così esperta della sinistra dalebana", scrive un sedicente RenzianVeltronianMiglioristaMoroteoDuePuntoZero. Un tweet della Volpe replica che, tanto, l'uva era acerba.
Stefano Menichini di Europa si congratula con Betman per lo scoop. Glissando sul fatto che lui stesso, direttore di un giornale, non s'è mai minimamente insospettito (tant'è che Esposito, che è freelance e mica direttore, c'è arrivato prima) e ha sempre ricoperto Martina Alice di complimenti e botta e risposta "complici" (oltre che a suggerirla come #FF, ovvio). Menichini con la De Carli, Rutelli con Lusi...insomma, tutti ottimi giudici di carattere, in casa Margherita.

ASCESA E CADUTA DI POPOLINO: CONFESSIONE E SMENTITA

Mentre ci si affanna a ribadire estraneità ai fatti con frasi tipo "non conosco nessun Mills" "è un mariuolo" "sono sempre stato antifascista, anche quando scrivevo il Manifesto della Razza" "non sono mai stato comunista, neanche quand'ero nel PCI" "non ho mai avuto rapporti sessuali con Monica Lewinski" "non c'ho mai provato con Martina De Carli e non le ho mai espresso solidarietà", ecco che arriva l'inaspettato.

Esiste come termine, eh. Controllate su gùgol, ché qui non si dà della meretrice a nessuno/a.
Ma voi siete ggggiovani 2.0, lo saprete già. Sennò vi ritiro la patente giovanile.
Interviene a un certo punto Paolo "Popolino" Cosseddu, noto per essere l'analista e l'ingrossa-autostima di Ciwati (nell'articolo linkato un interessante aneddoto che ben spiega l'autoreferenzialità del consigliere di Monza e del suo "avvocato difensore" sardo). E' noto anche per gestire il sito civatiano "Prossima Italia" in maniera dispotica, tanto da aver scatenato una guerra tra ciwatiani (qui la parte due, qui la quentintarantiniana parte tre, anch'esse perfette per capire il tipo).
Insomma, Paolino Popolino sostiene di essere lui la vera Martina De Carli. Il tutto in un articolo zeppo d'autostima, dove l'autore si da mille pacche sulle spalle da solo: era al tempo della campagna dei post-it di Repubblica nel 2003 che non vedevo qualcuno così orgoglioso di gridare al mondo "io sono un coglione".
Cosseddu confessa candidamente di aver fregato l'identità altrui rubando le foto dell'islandese (sai, si chiama furto d'identità, è reato), e per evitare grane legali ammette ancor più candidamente un altro reato: nessuno oserà denunciarlo, dice, perché possiede "l’archivio di tutti i tentativi di tacchinaggio più o meno molesto che un’enorme quantità di uomini, molti dei quali impegnati, mi ha fatto nel corso dell’esistenza virtuale di Martina". Insomma, un ricatto bello e buono, con tanto di citazione di Andreotti e minaccetta mafiosa.
Ad esso si aggiunge un racconto fumoso e contraddittorio su come avrebbe fatto tutto lui, utilizzando la sua ragazza per "un paio di telefonate alle quali non poteva non rispondere". Tutto un palese tentativo di gonfiare l'hype in cerca di visibilità: si sa, ha visto che due testate notoriamente sfigate come L'AvantiOnline e TheWeek hanno fatto un sacco di visualizzazioni con questa storia, e anche un blog parimenti sfigato ha il diritto al suo quarto d'ora di celebrità. "Mi si nota di più se ignoro il dibattito del momento o se fingo di esserne l'artefice?" fa un po' il paio con il "Mi si nota di più se non parlo del tema del lavoro a differenza di tutte le altre anime del PD o se annuncio di andare alla manifestazione della FIOM proprio ora che Orfini e Fassina non ci vanno?" del suo sodale e leader Pippo. Il tentativo di attentionwhoring del Cosseddu, tuttavia, è stato sostanzialmente ignorato dai più: ritenta, sarai più fortunato.

Ce l'hai con me? Eh? Ce l'hai con me?







 Subito Giuseppe "Pippo" Civati viene tirato in ballo, ed è in grande imbarazzo: Popolino/DeCarli rischia di essere il suo Lusi personale. Già l'endorsement di Luca Sofri è stato un po' il suo bacio della morte per la sua futura candidatura a segretario del PD (sempre che non si tiri indietro come tutte le altre volte: io ho modelli più gggiovani e più credibili di lui -e più simpatici, e meno permalosi, ecc ecc- ma fosse la volta buona che dalle belle parole passa ai fatti?). Ora ci mancava solo questo: che credibilità può avere come futuro possibile Segretario del PD uno che come principale collaboratore ha un tizio che si spaccia per una modella islandese, raccoglie informazioni private sotto falso nome e ricatta e minaccia a destra e a manca pur di non esser denunciato? E il tutto sotto il suo naso, peraltro?
Insomma, Ciwati si sbizzarrisce nel classico "non sapevo, non potevo immaginare, è stato fatto #amiainsaputa" e cose così. Dispiaciuto per il gesto del suo amico (anzi, ex-amico, dato che usa il tempo passato: "era"), Giuseppe dice che da lui una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata (salvo perdonarlo, nell'update, una volta saputa la verità).

Arriva poi, dopo pochissime ore, la smentita: in quelle poche ore in cui ha indossato la maschera della De Carli, s'è beccato gli insulti di tutti i #DeCarliSessuali, i/le groupies adoranti che la vedevano o come la collega suffraggetta per l'emancipazione femminile a colpi di borsette griffate e repliche di Sex And The City, o come l'amica del cuore che stavano salvando dai problemi di anoressia, o come l'affascinante anima gemella che erano riusciti a conquistare. Troppo per poter reggere: e forse, chissà, è entrato in contatto con qualcuno che si sarebbe pulito le terga con le sue ridicole minaccette sul "grande archivio". O il cui desiderio di vederlo mangiare la polvere superava la paura di essere sputtanato dalle presunte conversazioni salvate.
In breve, Popolino Bue se la fa sotto, ritratta e confessa di essersi inventato tutto: no, non è lui Martina De Carli. Il tutto sarebbe frutto di un suo esperimento sociologico nonché un modo per "dare una lezione" a Marco Esposito di TheWeek, reo di aver detto che MADC non esiste, quando l'unica cosa certa è che ha usato foto altrui (cosa che non implica che "Martina" non sia effettivamente "Martina").




Insomma: sono Martina? No, sono una modella islandese! No, sono Popolino! No, sono una marionetta!

La scena più bella però è quando, su Twitter, arriva Luca Sofri che tira per le orecchiette Popolino e Ciwati e gli fa grossomodo: "Basta cazzate, tornate a cambiare il mondo". E Civati -che mi immagino con sguardo basso e aria mogia- che risponde "hai ragione...". C'è tutto un mondo, dietro questo scambio di tweet. Aspetto con ansia anche io che "tornino" a cambiare il mondo (quindi lo stanno già cambiando, vè? con calembour e post stizziti? fico!), e non invidio Sofri nel suo aver preso atto che un altro dei suoi cavalli vincenti si sta gettando a braccia aperte nel mondo dell'irrilevanza politica.

Guarda che papà ti sculaccia, eh.














COSA ABBIAMO IMPARATO OGGI?

Ora, tre conclusioni se ne possono trarre, da tutta questa noiosa pantomima.

La prima è che il Direttore dell'Avanti Online, Giampiero Marrazzo, deve dare delle spiegazioni. Aveva promesso di farlo ("Domani avrai le tue risposte", scriveva l'altro ieri). Ancora non l'ha fatto.
Il direttore è responsabile di aver scelto i suoi collaboratori senza prima verificare (o verificando e tacendo): non è la prima volta che alcuni articolisti utilizzano pseudonimi o celano il proprio volto, ma mai fregando il volto di un'ignara vittima, mai andando oltre il loro ruolo di giornalisti (con minacce, offese personali e inganni). Dopo una notizia del genere, in molti paesi, il direttore responsabile si dimetterebbe.
Il fatto che stia glissando e che non stia dando risposte è preoccupante, e confido di postare presto un update di smentita.

La seconda è collegata alla prima: trovo osceno e orrendo che, in tutta questa storia, tutti quanti -ma proprio TUTTI- si siano dimenticati di una delle sue principali vittime, ossia la ragazza islandese che s'è vista rubare la faccia. Tra offese, diffamazioni, insulti e furti d'identità, questa storia non è per niente da ridere, dato che ci sono di mezzo reati civili e penali.
E il fatto che molti amici di Paolo Cosseddu gli dicessero "sei un mito" mentre -quando si spacciava per Martina- non solo confermava tali reati, ma ne aggiungeva altri alla lista (ricatto, minacce), è un altro esempio della brutta aria che tira: il potere d'azione dato dai social network sta dando alla testa. E, soprattutto, si sta sdoganando un atteggiamento totalmente privo di qualsiasi morale o etica professionale. Consola solo sapere che, dopo questo fatto, "Popolino" è praticamente un uomo finito, almeno politicamente parlando: se anche il "Prossima Italia" suo e di Civati affonderà, questo dipende solo da come agirà Pippo, se riuscirà a fare qualcosa di concreto che faccia dimenticare il modo in cui il suo collaboratore principale (e animatore della piattaforma Prossima Italia) passa il suo tempo libero.

Ma no, infatti! E' che ti disegnano così!

Siamo già a due persone potenzialmente rovinate da questa storia, insomma. E ora arriviamo al punto conclusivo della vicenda: ce ne frega qualcosa di chi è davvero Martina De Carli? No.
Non deve fregare a nessuno? Beh, a qualche Giudice del Civile e del Penale fregherà eccome. Alla Polizia Postale, pure. A chi ha subito offese anonime, idem.
Io, personalmente, non ho bisogno di sapere chi sia Martina Alice De Carli, perché lo so già: è una persona capace di fregare foto altrui e accusare altri di far quello che lei fa regolarmente. E' una persona che si nasconde dietro fattezze gradevoli e attraenti. E' una persona che ha bisogno di crearsi degli ulteriori account finti per farsi i complimenti da sola, darsi ragione e mettere i "mi piace" ai suoi stessi articoli. E' una persona piena di odio, livore e rancore, al punto da scadere spesso nell'isteria scomposta. E' una persona che impiega questa isteria utilizzando gli account finti per dire quel che lei ufficialmente non può dire. E' una persona capace di usare con grande maestria paraculaggine e vittimismo, esperta nell'affermare di essere vittima del veleno che in realtà propina agli altri. E', in definitiva, una persona disprezzabile. Una persona che forse ha dei problemi, e forse ha bisogno di aiuto. Un aiuto vero, quello che groupie, yes-men, suffragette, spasimanti e cavalieri non possono darle.

I Gi(u)ovani Democratici (Dalemasessuali e non) dovrebbero sentirsi "gabbati" dal fatto che era un troll-fake? E perché mai? La sua faccia (e forse la sua identità) erano false, ma i suoi pensieri e le sue idee...oh, quelle erano verissime. Il fatto che a dire quelle cose era una persona sostanzialmente fasulla è una nota di demerito per quella persona, non certo per i GD.
I detrattori della De Carli han fatto una crociata contro i mulini a vento? Direi di no: si è risposto a delle opinioni fin troppo concrete. Casomai bisognerebbe dire qualcosina in più sui sostenitori della De Carli, che han fatto una crociata con l'aiuto dei mulini a vento.
Già, perché coloro che davvero sono usciti sconfitti da questa storia sono proprio i "decarlisessuali". Quelli che facevano gli amiconi con lei, quelli che ci provavano con lei perché finalmente avevano trovato la donna dei loro sogni: bella, antidalemiana e liberista. Quelli che, come dice Stefano Cappellini, "le hanno offerto al buio e ad minchiam vibrante solidarietà". Loro credevano in lei, loro si fidavano di lei, e quindi loro sono quelli più sconvolti da tale rivelazione, quelli che si sono sentiti più presi in giro, e in definitiva quelli più danneggiati..

La De Carli era Renziana, liberal-ichiniana, odiava Bersani e odiava i Giovani Democratici. Stesso profilo psicologico del suo stuolo di fan adoranti. Ora sappiamo che UNA renziana anti-GD era una persona che rubava identità altrui e usava profili falsi per ingannare la gente, darsi ragione da sola ed offendere sul personale (e pesantemente) il prossimo, sicura dell'anonimato, convinta di farla franca. E sappiamo che gli ALTRI renziani anti-GD erano persone che si son fidate ciecamente di una tizia del genere, applaudendola e avallando tutti i suoi comportamenti, salvo trincerarsi ora dietro il "non potevamo sapere, non potevamo immaginare". La contraddizione -e la vergogna- è tutta interna alla causa stessa dei renziani anti-GD. Perché si sa, idee e persone camminano insieme (o almeno, questo dicono sempre i renziani quando si difendono dalle accuse di leaderismo e personalismo della politica): ed ora quelle persone, i giovani pensatori, sono in grande imbarazzo, in piena crisi di credibilità. E, di conseguenza, sono in crisi le idee di cui si fanno portatori. E starà a loro, nei mesi a seguire, cercare di smontare il cliché che vedrà associato a quel tipo di pensieri una ben precisa idea di persona. Un lavoro per nulla facile.

Perché parliamoci chiaro: parlando anche solo per me, io Martinalice non la apprezzavo già prima. Avevo una pessima opinione di lei in tempi decisamente non sospetti. Questa scoperta non mi fa cambiare questa opinione più di tanto: semmai mi fa aumentare di poco il disprezzo (perché tale persona si rivela ancor più vigliacca). E allo stesso tempo lenisce quello stesso disprezzo, perché ad esso si aggiunge un briciolo di compassione (se tutto è come penso si tratta comunque di una persona che ha dei problemi).
Sono quelli che l'hanno apprezzata e idolatrata, quelli che la vedevano davvero come un punto di vista, magari anche un modello irraggiungibile a cui aspirare, una assieme alla quale fare lotta politica, una con cui avere una storia...sono queste persone qui, a doversi fare qualche domanda.
E qui, finalmente, chiudo.

PS: la faccia del manifesto "Ti presento i miei" a inizio post è quella di Ása Steinarsdóttir (©). L'immagine -comunque geniale- non l'ho creata io (bensì -così pare, salvo smentite- alcuni ex-amici della De Carli) e son disposto a toglierla qualora mi venisse fatto presente. Certo, non è il massimo che gli stessi ex-sostenitori-ora-detrattori della rubafacce commettano lo stesso errore della rockmantica, prendendo a prestito foto altrui senza chiedere il permesso.

7 commenti:

  1. era al tempo della campagna dei post-it di Repubblica nel 2003 che non vedevo qualcuno così orgoglioso di gridare al mondo "io sono un coglione".

    Ahahhah!

    Per me in questa storia Cosseddu è il più minchia di tutti.

    Grande stima per lo sbattimento e l'assemblaggio di info. Condividiamo le stesse conclusioni e mi faccio le stesse domande tue.

    Silvia

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  2. Lieto che ti sia piaciuto! ;)
    Sì, quella frase ha ricevuto notevoli consensi, pare! :P

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    1. Ehehhe, peccato non stia in un tweet. Sennò tutta intera con menzione a popolino era perfetta.

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  3. Dovremmo informare l'islandese per darle la possibilità di sporgere denuncia...

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    1. È stata informata, spero faccia qualcosa adesso..

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  4. Dovremmo anche farle notare che gli ex decarlisessuali, per buttarla in caciara, stanno cercando di fare gli autoironici (o gli gnorri) con la campagna "Ti presento i miei: Martina, non esiste come la Padania". Che è geniale e divertente, ma fatta dai tizi che alla sua esistenza hanno creduto eccome è come vedere un ex-Leghista brandire uno striscione con su scritto "La Padania non esiste".
    Il tutto non è grave, eh, però anche facendo quel fotomontaggio hanno usato le foto di Asa. Non so se chiedendole il permesso, peraltro.
    Io non dico altro che sennò qualcuno si inventa miei insulti inesistenti: son nervosetti, c'hanno la querela facile.

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  5. Se tu potessi pecettare la twittata che mi riguarda, che non c'entra nulla nel contesto descritto, grazie!

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