Era troppo pensare di poter finalmente gioire per un periodo di tempo superiore alla mezza giornata, me ne rendo conto.
Il giorno stesso della miracolosa vittoria dei Referendum, la sera, arriva il solito demente che mi fa quasi pentire di aver votato due "Sì" ai referendum sull'acqua.
Tal Luca Faenzi, dei comitati referendari. Un simil grillino che mal tollerava Bersani già dai tempi in cui scalava i tetti per raggiungere i precari, tanto per dirvi quale sia la caratura dell'individuo.Al Tg3 gli viene posta una domanda sensata: ora che molte regioni del sud pagheranno di più l'acqua e l'energia, quali soluzioni alternative si possono trovare? Il tipetto (visibilmente ubriaco e strafatto), invece di rispondere e argomentare, ha dato sfoggio della sua totale INCOMPETENZA in materia, eludendo la domanda e stampandosi un sorriso forzatissimo, s'è messo a straparlare urlando.
"Noi siamo quelli che abbiamo vintooo!" (sic!) "non ci rappresenta nessunooooo! ABBIAMO VINTO NOOOIIIII! E ce lo state negando vooiiii avendo in studio Bersaaaniiii e gli altri amici vostraaaaa e gli amici degli amiciiiii!".
Viene da chiedersi se è giusto che su temi delicatissimi come la gestione dell'acqua e delle fonti di energia debbano essere prese decisioni da questi incapaci semplicisti.
E poi via al luogo comune di Bersani che "sale sul carro del vincitore prendendosi tutto il merito" (quando lui ha più volte ribadito che si è solo messo al servizio). Luogo comune megafonato anche da berlusconiani infiltrati (vedi Bechis, vicedirettore di Libero) con la scusa del "giù le mani dal referendum".
In risposta a tutti loro riporto le parole di un giornalista dell'Espresso, un antidalemiano di ferro, Alessandro Gilioli:
"Se io faccio una battaglia per un obiettivo importante e qualcuno che prima era freddo o contrario poi invece aderisce, io ne dovrei essere contento, anziché indignarmi. Anzi, il nostro compito etico e civile è proprio sbatterci ogni giorno per portare dalla nostra parte chi non lo è, per convincere chi convinto non è: con la battaglia delle idee, della ragione, delle parole.
Si chiama politica, è quella cosa che bisogna usare per provare a migliorare la realtà che ci circonda. Se un domani l’Udc diventasse favorevole al testamento biologico e al diritto dei gay a sposarsi, io non sputerei certo nell’occhio dell’Udc: sarei molto contento del fatto che sono venuti sulle mie posizioni (okay, era un esempio assurdo, ma per capirci).
A me fanno un po’ pena quelli che invece, rivendicando la presunta primogenitura di una battaglia, fanno poi gli schizzinosi quando altri passano dalla loro parte. Sembra quasi che siano più interessati alla loro ragione sociale che non alle battaglie che conducono, o dicono di condurre."
Quanto all'impegno del PD nel referendum, è riconosciuto persino in un articolo del Fatto Quotidiano, dove si rende giustizia all'impegno dei Giovani Democratici nei due sì al referendum, con iniziative e raccolte firme partite più di un anno fa, quando non ci credeva ancora nessuno, neanche molti "senior" del PD.
Ma qualcuno, a quanto pare, vuol sempre rovinare i momenti di gioia per tirare acqua al proprio mulino.
Diciamo le cose come stanno: la differenza tra quelli come me e quelli come loro è che per quelli-come-me han vinto TUTTI. Ha vinto chiunque abbia partecipato, anche nel suo piccolo, anche quelli che prima non erano per 4 Sì e poi han cambiato idea (e ringraziamo il cielo che ci è concesso di cambiare idea), in generale tutti quelli che han votato e fatto votare. Questa vittoria è di tutti. "Altri", invece, si lamentano perchè speravano che la vittoria fosse SOLO loro (a costo di mantenerla come battaglia di minoranza e perdente). Dimostrando così che, probabilmente, delle battaglie che facevano non gliene fregava niente: forse gli importava solo di farsi notare.
Questa è la differenza tra chi pensa a tutti e al bene comune...e chi spera invece di usare battaglie comuni solo per il proprio orticello. Quelli che rosicano quando devono dividere il merito, quelli che vogliono giocare da soli portandosi via il pallone. PA-TE-TI-CI.
Notizia flash: in quel 96% del 57% dei votanti al referendum ci sono ANCHE i partiti. E anche io, e con me innumerevoli altri. Forse siete VOI che volete mettere il cappello su questi referendum ignorando tutti gli altri.
Beh, sappiate una cosa: godetevi la sbornia, perchè non durerà. Quegli elettori di certo non li rappresentate NEANCHE VOI.
Passiamo al resto. Pippo Civati, come va? Bersani è stato saggio e ha sposato la causa civatiana per tempo, mentre gli idoli di Ciwati (Renzi e Chiamparino) han votato per i due no e han preso ricche sberle dal popolo del referendum. Chi è da biasimare quindi? Chi è da criticare? Bersani, ovviamente. A cui si dice chiaramente "non fare lo stronzo". Dura la vita dell'orfano di padrini politici, eh?
Sempre sui risultati del referendum. Chiamparino era per 2 no 2 (no, dico, DUE!!!) sull'acqua. Il 96% del 57% degli Italiani gli ha risposto picche (o anche "suca"). Per tutta risposta, quindi, la lungimirante Cristiana Alicata, all'interno di un post-civetta che ufficialmente parlava di Europride, lo promuove subito come leader vincente del centrosinistra.
Questo perchè -assicura lei- un paio di imprenditori brianzoli non-più-berlusconiani (hanno smesso pochi giorni fa, quando la barca affondava) le giurano che lo voterebbero pure loro.
Senz'altro questi imprenditori ex-berlusconiani son più rappresentativi del 57% degli Italiani col diritto di voto. Certo.
Ma non fateglielo notare: chiunque critichi Renzi, Chiamparino o Marchionne è un potenziale terrorista, per lei. Giuro, non me lo sono inventato io, l'ha proprio detto. Chi è contro i suoi beniamini è schiavo di "una brutta e pericolosa ideologia, stantia e preconcetta senza studio e critica, che l'ultima volta sfociò nelle brigate rosse".
Parla lei, quella che prendeva le birre coi democraticissimi picchiatori-sprangatori-cinghiatori-accoltellatori di Casa Pound. Allora c'è da giurarci, mi fido.
La Alicata e i suoi, però, al momento son troppo occupati per potersi inventare nuove e fantasiose giustificazioni per incoronare MarChiampaRenzi leader.
Son troppo occupati perchè c'è un nuovo scandalo che devono assolutamente denunziare con veemenza.
Corre voce, si dice, che Concita De Gregorio, direttrice dell'Unità (alias "la maestrina con la penna rossa") venga presto defenestrata dall'Unità e sostituita da Claudio Sardo, giornalista del Messaggero e co-autore del libro-intervista a Bersani ("Per una Buona Ragione").
La sostituzione della De Gregorio era una voce che girava da un po', a dire il vero (complice anche il fatto che L'Unità, checchè se ne dica, non naviga affatto in buone acque, specie per la concorrenza spietata di Repubblica e del Fatto Quotidiano, la cui nascita ha causato un travaso inarrestabile di lettori).
Questo non ha però impedito di far nascere le più astruse teorie del complotto: ad esempio si pensa che Massimo D'Alema abbia lanciato un editto bulgaro perchè l'ottimo (a mio parere) Francesco Piccolo ha scritto un articolo critico nei confronti del baffuto lìder.
Ora, quindi, io dovrei credere che D'Alema sia il tipo che lascia tranquillamente sull'Unità gente come Travaglio, Colombo e Padellaro, che per anni han scritto cose BEN PIU' PESANTI sul suo conto, mentre caccia addirittura la direttora per un articolino piccino picciò?
Francamente (ops!) mi sembra eccessivo anche per lui.
Ma si sa, le sane argomentazioni razionali nulla possono contro il furore emotivo-complottistico: ecco così millemila post con su scritto "CON TE", manco fosse morta, o che sospettano che sia stata cacciata perchè "troppo libera", "troppo scomoda" e "troppo a favore delle primarie, sarebbe sgradita al Terzo Polo".
Si dice anche che Concita non può essere cacciata perchè "è il simbolo delle ultime vittorie del PD" (quello si chiama culo: se è per questo, in base a questo ragionamento è stata anche e soprattutto il simbolo delle prime sconfitte clamorose del PD, da Veltroni in poi).
A parte che al momento Soru e De Gregorio smentiscono (peraltro dando dei "rimestatori nel fango" a tutti quelli che han strombazzato la storia, aliciwatiani compresi), ma mi sorge un dubbio.
A tutte queste verginelle che si stracciano le vesti, chiedo: ma voi dove eravate quando Veltroni (mediante Soru) cacciò Colombo e Padellaro (e di lì a poco Travaglio) dall'Unità, imponendo al loro posto Concita De Gregorio (solo "in quanto donna", per giunta, alla faccia della meritocrazia)?
No, perchè non ricordo particolari alzate di scudi, allora.
Quando glielo faccio notare, mi si risponde "eh vabbè, ma Padellaro faceva un giornale ottuso".
Capisco: è uno scandalo solo se cacciano un direttore che ci piace. Possibilmente un direttore "amico".
Se il segretario caccia un direttore che non ci piace, invece, ecco che scatta il clima di omertà.
Fate come volete, ma evitate di fare le verginelle doppiopesiste, ipocrite e incoerenti: o una cosa è sbagliata sempre o non è sbagliata mai. Decidetevi. E, in caso, fateci sapere.
L'Unità è sempre stato un giornale ambiguo: bisognava DA TEMPO sciogliere l'equivoco del giornale "di partito MA ANCHE no". Invece, a quanto pare, c'è chi se ne ricorda solo ora, solo perchè gli levano l'amichetto.
Bah.