Come scrivevo nel post precedente,
Ha invece deciso di "scendere in campo" Luca Sofri in persona, stavolta, commentando il fatto sul suo blog personale.
Gli ultimi avvenimenti, oltre ad aver scombinato i piani del Sofri, l'hanno evidentemente scosso.
Ma andiamo con ordine.
Sofri Junior, in versione "Litfiba tornate insieme", dice sostanzialmente che non gliene frega niente delle motivazioni per cui i due "si sono lasciati". Questo perchè "la casa brucia" e non ci sono motivi validi per "buttare un idrante" - buffo, Renzi mi è sempre sembrato più piromane che pompiere...
Sofrino è anche convinto che "se si votasse tra un mese Renzi prenderebbe più voti di qualunque candidato, di destra o di sinistra". Su quali basi ne sia convinto non si sa: devono averglielo giurato gli stessi imprenditori brianzoli ex-forzisti dei quali si fida tanto la Alicata.
Senonaltro, il direttore de IlPost si dimostra (inizialmente) critico verso le convergenze tra Renzi e Montezemolo. A meno che -dice- Montezemolo non "si limiti" a sostenere Renzi economicamente nella campagna elettorale -dove gli aiuti, dice, son sempre ben accetti-.
Ma certo, facciamoci finanziare da Montezemolo, da Profumo, magari pure da Satana.
Un politico che si fa pagare la campagna elettorale da un potente imprenditore rappresentante di un'ancor più potente lobby. Fantastico. Di certo la suddetta lobby non gli chiederà nulla in cambio. Di sicuro il politico in questione non cederà ad alcun ricatto della lobby, eviterà di avvantaggiarla ed anzi, se necessario, scalfirà anche qualche sua rendita di posizione. Come no. E poi parliamo di conflitti di interessi altrui.
Ma torniamo al post di Sofri...
Tra i meriti (attuali o potenziali futuri) di Civati, per Sofri, c'è invece il suo rappresentare "la voglia di cambiamento", che alle amministrative di maggio ha prevalso "sull’establishment bersaniano".
Ok, capisco che Luca non sia nuovo a riscritture della storia -politica e non- così come sia solito montare su "cavalli fortunati" solo per poi perdere e cercare di convincere tutti che ad essere sconfitti siano stati gli altri. Ma a tutto c'è un limite.
Cioè, Ciwati era quello che prendeva i Cynar con Boeri per sostenerne la candidatura!!!
Vi ricordate Boeri? E' quello che è stato sconfitto da mister "voglia di cambiamento" Pisapia. E ora invece Sofri vuole presentarlo come "l'establishment bersaniano" che Civati potrebbe sconfiggere.
Un po' come a Milano, dove il "renzian-rottamatore" Gariglio viene battuto da Fassino (= l'establishment bersaniano) e Luca Sofri si limita a dire che non avrebbe mai vinto senza l'appoggio del "frondista vecchio-ma-rottamatore" Chiamparino.
Insomma, per Sofri l'alleanza Renzi-Civati deve risorgere, altrimenti i due saranno "imperdonabili". Next step? Farsi aiutare da Profumo. E infine candidarsi alle primarie, smettendo di divergere sui contenuti.
Insomma, stanno chiedendo a mio nonno di
Fine.
L'intero ragionamento di Sofri, in realtà, contiene un errore grosso come una casa già dall'inizio del suo post, a prescindere dalle considerazioni di merito.
Uno dei più grandi difetti della sinistra, infatti, è proprio l'unanimismo di facciata e la conseguente accozzaglia di numerose idee diversissime fra di loro. Accozzaglia che porta poi a mal di pancia e litigi nel momento meno opportuno. E che si sarebbero potuti evitare se lo scontro di idee ci fosse stato prima, e fosse stato sincero.
Maggioranza e minoranza del PD hanno entrambe colpe, in tal senso: la prima, quando teme il dissenso della minoranza al punto da cercare un finto unanimismo che, alla prova del tempo, mostra la corda. La seconda quando non riesce ad accettare che ci sia una maggioranza eletta democraticamente che ha tutto il diritto di dettare la linea. Ma qui si torna al problema base: se ci fossero scontri veri e aperti PRIMA, il risultato di tali scontri sarebbe accettato in maniera meno traumatica.
E' giusto che se Renzi e Civati hanno idee politiche diverse, due diversissime idee di società, si debbano separare. Ed è sciocco sperare che si uniscano insieme "a prescindere" dai contenuti, che sono la cosa che più dovrebbe interessare a un PD serio.
Contenuti e idee che non si limitino alla retorica del "nuovo vs vecchio": tema che evidentemente non basta come collante per unire nè per costruire, se il sodalizio Renzi-Ciwati è durato così poco.
Non basta la forma nè i buoni propositi, se poi la sostanza -la "ciccia"- non c'è.
C'è da chiedersi poi quanto sia "di sinistra" sperare nell'arrivo di Profumo (che poi, perchè lui sì e Montezemolo no? A 'sto punto...).
In un post successivo, Luca Sofri si lamenta che, secondo il perfido statuto del PD, il candidato del PD alle primarie di coalizione sia il segretario (cioè Bersani).
Caro Sofri, ti rivelerò una cosa: io alle primarie votai Bersani, ma come segretario, non necessariamente come candidato premier. Ero d'accordissimo sul fatto che candidato premier e segretario potessero/dovessero essere due cose diverse (ora ho cambiato idea e Bersani, non foss'altro che per esclusione, mi sembra il candidato migliore al momento, ma poco importa).
E difatti ritenevo e ritengo che lo statuto del PD sia da riformare, da modificare. Anche perchè al momento è leggermente schizofrenico (basti pensare alla doppia elezione del segretario, tramite congresso e primarie...cosa sono le primarie, la RIVINCITA? Allora facciamo pure la bella? Al meglio di tre?). Questo, ovviamente, perchè la norma del "segretario = candidato premier" era stata cucita addosso a Walter Veltroni, con la sua idea di "Sindaco d'Italia".
Ma questo lo sai già: lo sappiamo tutti che lo statuto è così. Potevi lamentartene, allora. Tu e tanti altri avete avuto tante occasioni per chiedere a gran voce la modifica -parziale o totale- dello statuto.
Non l'avete fatto. Avete scelto di non farlo. E ora vi lamentate?
Così come le primarie per il candidato del PD ci sono già state. Ha vinto Bersani.
Profumo, Renzi, Chiamparino o chi per loro hanno avuto le loro chances di battere Bersani in un confronto onesto. Hanno deciso di non farlo. Peggio per loro.
Ma poi, gli stessi "sofrini" sono gli stessi che in altre occasioni hanno difeso strenuamente lo Statuto (lamentandone le violazioni) in quanto "unica 'Costituzione' del PD": basti pensare a Cristiana Alicata, che ora invece vuole la modifica dello statuto perchè Bersani non le piace.
Come al solito, il rispetto delle regole vale solo per le regole che ci piacciono.
Sempre la Alicata è convinta che si potrebbe evitare di far volare molti voti PD verso Vendola candidando un Renzi...qui la blogger è leggermente confusa (che novità!): i programmi, le idee e i contenuti di Vendola e Renzi sono radicalmente diversi. Tant'è che le attuali critiche a Bersani sono proprio per il suo spostarsi su posizioni troppo "veterocomuniste" e "vendoliane"...
Quindi chi sarebbe mai il democratico che non potendo votare Renzi, vota Vendola? Uno che non conosce Renzi (o non conosce Vendola)? O forse uno che voterebbe chiunque, a prescindere dal programma, pur di non votare Bersani? Quindi si tratta di democratici assai confusi, o uniti solo dall'essere "Anti-Bersani".
O, come mi piace chiamarli, "quelli che hanno perso le primarie contro Bersani".
So che non è mai bello ricominciare da capo, Sofri. Ma dovrai farlo. Accettalo.
PS: a tutti quelli che dicono "Ah, ma stanno già violando lo statuto, nel Art. 22 par. 3 ("Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati."), faccio notare che si iniziano a contare i mandati a partire dalla nascita di PD e statuto (2007). Anche perchè sennò non sarebbe stato candidabile NESSUNO dei big del partito, ma proprio nessuno, neanche i popolar-centristi e i veltroniani.
Fino a prova contraria, la legge vale dal momento in cui è approvata, e non è retroattiva.
Inoltre, esistono anche i paragrafi/commi 8 e 9 ("Eventuali deroghe alle disposizioni di cui ai commi precedenti, ad esclusione dei comma 2 e 4, devono essere deliberate dalla Direzione nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, su proposta motivata dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente all’organo istituzionale per il quale la deroga viene richiesta. Per le cariche istituzionali europee, la proposta viene formulata dalla medesima Direzione nazionale."/"La deroga può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dall’esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta la deroga potrà dare nel successivo mandato all’attività del Partito Democratico attraverso l’esercizio della specifica carica in questione. La deroga può essere concessa, su richiesta esclusiva degli interessati, per un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10% degli eletti del Partito Democratico nella corrispondente tornata elettorale precedente.").